Lettere al Direttore
16 Febbraio 2017

Coraggio da vendere

di Redazione | 3 min

Il sindaco di Ferrara ha coraggio da vendere. Il suo ardimento non è quello, eroico, di chi entra d’impeto in una casa in fiamme per salvare le persone intrappolate, né quello spregevole di chi non teme di scaraventare a terra una vecchietta strappandole la borsa, rientra nell’intorno della media delle sfumature di determinazione possibili.

Alcuni intrepidi giornalisti hanno palesato questo tipo di coraggio al festival di Sanremo, annunciando al popolo bue che, in base ai dati d’ascolto, la serata finale è stata seguita da 12.022.120 di spettatori (58,4% di share). Quei coraggiosi (e puntigliosi: strabiliante la precisione di quel 22.120 dopo i 12 milioni), confidando che gli italiani non conoscano la grossolanità del meccanismo, hanno “dimenticato” che lo share nasce da un esilissimo campione: solo 5.600 televisori in tutta Italia, monitorati automaticamente per rilevare quali canali sono sintonizzati e in quali orari, ideato dall’Auditel non per scopi demoscopici ma banalmente pubblicitari. Perciò quel numero di 12.022.120 teleutenti è affidabile come le dichiarazioni dei numeri di votanti nella rete di Grillo.

È proprio questa tipologia di coraggio, coadiuvata dall’amnesia pubblica, che caratterizza il nostro sindaco, perché a Ferrara generalmente non ci si ricorda che a lui si deve il depauperamento delle migliori doti municipali (la rete comunale di distribuzione gas e relativo monopolio ceduta ad Hera per un piatto di lenticchie; la demolizione del laboratorio analisi dell’acqua potabile sostituito da un corriere che ogni tanto manda a far analizzare campioni dell’acqua più pura del mondo; la distruzione di essenziali servizi tecnici comunali, prima trasferiti in aziende municipalizzate, poi vilmente trasformati in merce venduta ad Hera la quale trova più conveniente lucrare sui servizi che servire al meglio l’utenza, e tante altre belle nefandezze simili).

Perfino la destinazione della vasta area comunale di Ca’ Leona (discarica rifiuti) all’uso fotovoltaico ha portato benefici a tutti fuorché al Comune e ai ferraresi! E come dimenticare la sua attivissima collaborazione al repentino immiserimento della sanità locale e il contestuale affossamento della facoltà di medicina costretta a chiudere una quarantina di scuole di specializzazione (per agevolare le opportunità di studio dei giovani, ovviamente). Per non parlare del suo avallo alla fantastica realizzazione dell’asta fluviale, progetto finalizzato a far navigare nel Po di Volano grandi navi porta container per stimolare finalmente il commercio mondiale delle brustoline.

Risultato: nonostante abbia opinioni surreali sull’economia (lascia intendere che la capacità imprenditoriale nella Via Emilia sia una qualità insita nell’arteria stessa, per cui se questa passasse per Ferrara si porterebbe con sé capannoni a non finire) ha il coraggio di palesarsi come persona sagace. Eccolo quindi, da grande intenditore, rivolgersi coraggiosamente ai giovani con una lettera piena di consigli. Non vale assolutamente la pena leggerla. Ma di apprezzarne la mossa, sì. Perché ci vuole un coraggio da leoni, alla don Abbondio per intenderci, da parte di chi, senza pudore, ha lasciato offrire a tre generazioni di adolescenti la normalità del vandalismo permanente nel degrado urbano e sociale del Palazzo degli Specchi.

Come occorre un coraggio belluino a vantarsi dell’accoglienza illimitata ai migranti finché è sovvenzionata dallo Stato, per poi offrire ai giovani africani, finite le sovvenzioni statali, nient’altro che la benevola condiscendenza al loro mendicare davanti ad ogni bar, fornaio, parcheggio. Che poi qualche intraprendente si stanchi di annoiarsi stazionando dodici ore in un parcheggio e faccia il salto di qualità mettendosi a spacciare droga, beh, certo è cosa riprovevole. Ma come fatto ipotetico in sé, non quando risulta solo da percezioni soggettive. E i ferraresi, lo sanno tutti, sono affetti da percezioni soggettive.

Paolo Giardini

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