Attualità
16 Febbraio 2017
Giancarlo Perego negli anni si è speso tanto a favore dei profughi, per la loro piena accoglienza, contro muri e barricate

Il vescovo vicino ai migranti che non vuole i muri

di Redazione | 4 min

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(Foto su gentile concessione di Creamoggi.it)

Per dare la notizia del suo arrivo a Ferrara, al posto dell’arcivescovo Luigi Negri, lo abbiamo definito “vescovo dei migranti”. Non a caso, perché Giancarlo Perego – dal 2009 direttore generale della Fondazione Migrantes – ai profughi e alla loro accoglienza ha riservato gran parte della sua attività pubblica negli ultimi anni.

Una posizione di apertura che contrasta non solo con le posizioni di ‘timore’ spesso professate da Negri ma anche con la gestione dei migranti attuata in Italia, dai centri di identificazione al sistema di emergenza perenne.

Nessuna emergenza, nessun assedio. Già nel gennaio 2015, intervista dal magazine Vita, Perego non esitò a dire che, malgrado il boom di arrivi, “non siamo sotto assedio”, puntando il dito piuttosto sul sistema di accoglienza e avanzando proposte forti come quella di “inserire almeno nei comuni con più di 5mila abitanti, almeno un’unità di accoglienza dei richiedenti asilo, attraverso progetti che estendano il progetto Sprar almeno a 50mila rifugiati, con una partecipazione adeguata dei comuni del Nord Italia”.

Per lo ius soli. Non è mai mancata neppure una critica ai Centri di identificazione ed espulsione – i Cie -, il cui ruolo oggi viene rafforzato con le nuove proposte del ministro dell’Interno Marco Minniti, ma che lui vorrebbe aboliti:  “Chiediamo che al più presto si arrivi alla chiusura di strumenti come i Cie – affermo sempre a Vita – figli di una stagione ideologica e costosissima di trattamento dei migranti”. Di più, il futuro arcivescovo di Ferrara-Comacchio è tra chi propone di adottare la legge dello ius soli per concedere la cittadinanza, sostenendo “il riconoscimento della cittadinanza, quale punto di partenza per un percorso di responsabilità e partecipazione, che riconosca e valorizzi un nuovo ‘capitale umano’ giunto in Italia da 200 Paesi del mondo”, e criticando la proposta di legge come “una riforma a metà”. Dopo i fatti del centro di Cona (Venezia), chiese di nuovo la loro abolizione per passare a un sistema di accoglienza diffusa e ridotta nei vari Comuni d’Italia.

Ancora prima, nel 2012, la Fondazione Migrantes da lui diretta aveva proposto un percorso di regolarizzazione aggiunto a una sorta di reddito minimo per i rifugiati.

Contro le barricate di Gorino. Perego intervenne duramente anche per l’episodio della ‘barricate’ a Gorino: “È un episodio preoccupante – disse secondo quanto riporta l’agenzia Sir – che avviene in una terra dove la solidarietà era sempre stata un elemento fondamentale anche perché dimostra una cattiva informazione sulle storie e le tragedie di chi sbarca; preoccupante infine perché dimostra l’incapacità delle istituzioni di preparare una comunità all’accoglienza, continuando ad improvvisare gli arrivi”. L’episodio – aggiunse – è un segnale che dimostra come l’aria di chiusura e di ‘muri’ che si respira in altri Paesi europei sta arrivando anche nelle nostre città e nei nostri paesi, al punto tale che una Valle, con una delle oasi naturali del Po a protezione di flora e fauna, oggi arriva a non essere in grado di fare un gesto di ospitalità per proteggere donne e bambini in fuga da guerre, disastri ambientali e violenze. La nostra democrazia come la nostra sicurezza non si può difendere rifiutando il diritto all’ospitalità. In quelle famiglie in cammino ritroviamo in modi diversi la storia di fuga della famiglia di Nazareth”.

No ai muri. Perego è molto critico anche rispetto alla gestione europea dell’accoglienza, puntando il dito soprattutto contro l’idea di costruire muri o sollevare reti: “I drammatici fatti terroristici che sono avvenuti, un’informazione che esaspera alcuni casi d’incapacità di governare le situazioni in vari contesti europei, hanno di fatto creato una fobia – disse nel settembre 2016, intervistato da La Stampa, quando parlò anche di diritto d’asilo negato -. Alcuni Paesi hanno poi risposto con uno strumento inutile e assolutamente ingenuo qual è la costruzione di un muro, sapendo benissimo che nessun muro ha mai fermato i migranti. Né saranno questi nuovi muri a fermarli. Quindi mi sembrano risposte sbagliate a un problema serio che dovrebbe richiedere una maggiore possibilità di libera circolazione in un contesto europeo non solo per ragioni economiche come abbiamo fatto in questi anni favorendo la libera circolazione dei lavoratori in tutti questi Paesi, ma liberando la circolazione anche per persone che sono in fuga da Paesi in guerra e che hanno grosse comunità di riferimento in alcuni Paesi europei”.

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