Attualità
11 Febbraio 2017

I risparmiatori associati Carife: “Basta chiedere, vogliamo ottenere”

di Redazione | 3 min

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di Silvia Franzoni

È una vera e propria dichiarazione di intenti quella del Gruppo risparmiatori associati Carife, riuniti in conferenza stampa in Municipio. Sono circa in 20, e usano parole pacate, ma definitive. Sul tavolo fa bella mostra di sé un foglio stampato che recita l’articolo 47 della Costituzione: ‘la Repubblica disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito’. “E allora, quel 22 novembre, la risoluzione, tutto era già incostituzionale” spiega il prof. Ubaldo Ferretti, tra gli applausi. “Non vogliamo più chiedere, vogliamo proporre e ottenere”, tuona Alberto Dolcetti.

“Gli errori di Carife sono stati diversi”, è lo j’accuse dei relatori, “dagli investimenti esterni alla provincia, e in aziende poco buone, all’introiettamento di banche minori, ma la crisi ha colpito anche le banche di altri Paesi”. In Francia e Germania il finanziamento pubblico ha salvato le banche, “in Italia i governi, soprattutto l’ultimo, ha avviato un’inventata ingegneria finanziaria che ci ha portato fino al bail-in, ma noi eravamo impreparati”. Quanto si denuncia è una “responsabilità che è troppo presto dire tutta bancaria”, continua Dolcetti, “perché Banca Italia sapeva tutto dal 2009 e poi Mps, CariCesena e le Banche venete hanno trovato altre vie d’uscita. Perché a noi hanno riservato il trattamento peggiore? Con quale coraggio ci chiamano speculatori?”.

Trentamila famiglie ferraresi. È su queste che pesa l’azzeramento Carife, ed è questo interesse collettivo che il Gruppo prende sulle spalle. Le richieste sono due: per gli obbligazionisti, “l’elevamento della soglia di reddito per il ristoro e l’emanazione del decreto attuativo per l’avvio della procedura di arbitrato”; per gli azionisti “il ripristino dello stato di socio da valere nei futuri rapporti con la banca acquirente, per favorire il ritorno dei soci estromessi”.

“Ci hanno buttato fuori, emarginato, e per quale colpa? Aver avuto fiducia nei 160 anni positivi di Carife”, continua. E il discorso si fa politico: “Vogliamo essere partitici, gli uomini quando agiscono lo fanno politicamente e noi vogliamo alleanze giuste”. Per questo le prossime iniziative saranno in Provincia, per “parlare coi sindaci”, con il territorio.

La grande delusione è targata Partito Democratico: “Non tutto – precisa Ferretti – perché c’è chi ha la testa sulle spalle, sulle nostro linee ci sono sindaco e vicesindaco di Ferrara”. Ma gli altri sono da “far rinsavire”. E c’è chi è ormai è irrecuperabile. “Inaffidabile perché ha sbefanato i risparmiatori ferraresi”: si fanno nomi e cognomi, e sono quelli dei consiglieri regionali Paolo Calvano e Marcella Zappaterra; ma soprattutto, il nome fra i nomi è quello del consigliere economico del governo, Lugi Marattin. “Vogliamo un progetto politico che sia economico e che sia per il territorio” tuona Ferretti, aggiungendo non senza polemica che “il viceministro Morando l’aveva accennato, e adesso questo piano dov’è? Lo ha fermato forse Marattin?”.

Ora all’orizzonte c’è Bper. “Cosa più che positiva”, fanno sapere, “noi cercheremo di portare a Ferrara tutto il possibile”. E se la banca popolare di Modena sarà il prossimo interlocutore, “noi ci andiamo coi piedi di piombo e vogliamo un rapporto alla pari”.

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