Attualità
24 Gennaio 2017
Su 12mila ferraresi che hanno eseguito un semplice test il 7% ha scoperto di essere a rischio, il 22% al limite per l'insorgenza di patologie

Malattie cardio-vascolari, Ferrara capitale nel mondo per la prevenzione

di Redazione | 3 min

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di Silvia Franzoni

Bastano dieci minuti per stimare il proprio rischio cardiovascolare, rispondendo a poche semplici domande. Dodicimila ferraresi – dipendenti dell’Università e dell’azienda ospedaliera di Cento – l’hanno già fatto.

Il risultato? Il 7% di loro è a rischio cardiovascolare, il 22% è al limite dell’insorgenza di patologie. E non lo sapevano.

Presentato ad agosto 2016 al congresso della Società Europea di Cardiologia, e già oggetto dell’interesse del Ministero della Salute, il progetto di ‘Ferrara città della prevenzione’ è nato dall’intuizione del rettore Giorgio Zauli e del direttore Cardiologia e Dipartimento di Scienze Mediche UniFe Roberto Ferrari. Si tratta della prima iniziativa al mondo con l’obiettivo di educare ai corretti stili di vita un’intera città, è già pronta a rendicontare i risultati preliminari e non tace la “grande ambizione di farsi capofila, a livello nazionale e internazionale, per battere sul tempo le malattie”, spiega il dottor Ferrari. La facoltà di ‘Medicina, Farmacia e Prevenzione’, quale è quella varata dall’Ateneo cittadino, è la prima al mondo, e ad aprile verrà avviato anche un Master per la promozione della salute: si vuole creare nuove figure professionali, quelli dei comunicatori della prevenzione, e si disegna “l’Università attorno ad un tema unificante”, spiega il Rettore, “la prevenzione, appunto”.

E il prossimo passo è sottoporre l’intera città di Ferrara carta del rischio cardiovascolare. “Ferrara ha una grande tradizione legata alla prevenzione, ed è una città piccola, con poco più di 130.000 abitanti”, evidenzia Ferrari, “un territorio ideale per passare dalle parole ai fatti”. Prima in Regione e seconda in Italia per numero di angioplastiche primarie, forte anche sulla ricerca scientifica, in città, per quanto riguarda le cure, “più di questo non possiamo fare” e la vera scommessa è ora la medicina dei sani. “Siamo fortunati, noi cardiologi, conosciamo già le cause delle patologie che colpiscono cuore e vasi sanguigni, bisogna però informare il cittadino”.

Nel nostro Paese le malattie cardiocircolatorie costituiscono la principale causa di morte (secondo i dati Istat del 2013, il 37% dei decessi; i tumori incidono per il 29%), ma i fattori di rischio per la salute sono ben noti: fumo, eccessivo consumo di alcol, sedentarietà, cattiva alimentazione e il non sottoporsi a vaccinazione. Secondo i il rapporto Osservasalute 2015, il 36,2% della popolazione adulta è in sovrappeso, il 22% è tabagista e il 15,9% della popolazione eccede nel consumo di alcol (dati Istat 2014). “La comunità medica non è stata in grado di trasmettere un messaggio semplice, bisogna cambiare rotta”, sottolinea Ferrari: iniziare dai medici per arrivare alla ‘cultura della città’.

‘Ferrara Città della Salute’ è già una app – ‘Salvacuore’, già disponibile negli store – ha un sito web (www.salvacuore.it) e presto diventerà vademecum, brochure e vetrofanie; i progetti di informazione vogliono arrivare a farmacie, piazze, scuole – “l’educazione alla prevenzione si fa fin dall’infanzia” – e centri anziani, e lo faranno attraverso social, pubblicità, incontri e corsi di cucina per diabetici, ipertesi e ipercolesterolemici – già attivi a Palazzo Turchi-Di Bagno. In cantiere c’è un vero e proprio passaporto del benessere che apra alle carte del rischio per le malattie metaboliche, reumatologiche, oncologiche e pneumologiche: “la prevenzione è l’unico strumento per la diminuzione dell’impatto sociale delle malattie”, fa sapere Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il cancro’. Da subito partner della campagna, la Fondazione ha sposato da tempo lo stesso concetto che guida il progetto ferrarese, quello della prevenzione.

Il recente aumento dell’incidenza di tumori è sensibile – “siamo ad oltre 3 milioni di malati, nel 2020 saranno 4,5 milioni” fa sapere Cognetti – ma è proprio sul campo della prevenzione che si gioca la partita più importante: “ben il 40% delle neoplasie può essere evitato adottando corretti stili di vita”. Se è vero dunque che ognuno è regista della propria salute, seguire un corretto copione può salvare la vita.

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