I numeri già ci sono, ma azienda e sindacati si sono accordati per una proroga fino al 27 gennaio e vedere se sarà possibile raggiungere nuove uscite volontarie dalla Nuova Carife prima che vada in porto definitivamente l’acquisizione da parte di Bper.
L’incontro di ieri – lunedì 23 gennaio – tra sindacati e management di Carife era uno degli step previsti dall’accordo di fine anno per verificare il numero di esuberi effettivi: minimo 300, 50 in più quelli auspicati dall’azienda. Alla chiusura dei termini del 19 gennaio si è arrivati a metà strada: 330 uscite volontarie.
“Di queste – spiega Maria Teresa Ruzza della Uilca-Uil nazionale, presente alla trattativa – 98 sono lavoratori che accederanno al fondo esuberi finanziato dagli istituti di credito (che li accompagnerà alla pensione da qui al 2022, ndr), 171 accederanno al fondo emergenziale per due anni con il riconoscimento di 40 mensilità (è l’opzione dell’esodo incentivato, ndr) mentre 61 sono quelli che prenderanno 48 mensilità secche (in cambio della mancata impugnazione dell’eventuale licenziamento collettivo, ndr)”.
Numeri già oltre il minimo stabilito dall’accordo e vicino agli obiettivi della Nuova Carife, ma si è deciso di dare ancora un po’ di tempo: “L’azienda – afferma Ruzza – ha proposto una proroga e nella trattativa abbiamo raggiunto due obiettivi: dare la possibilità di accedere al part-time per chi lo ritiene come misura per ridurre ancora i costi e concedere del tempo a chi è ancora indeciso”.
Il 31 gennaio si chiuderà tutto, con il nuovo incontro di verifica tra azienda e sindacati che dovrebbe dare il via definitivo alla cessione della Nuova Carife.
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