Lettere al Direttore
24 Gennaio 2017

La tragedia dell’Hotel Rigopiano e i piccioni viaggiatori

di Redazione | 5 min

Per riuscire a produrre la tragedia dell’Hotel Rigopiano, a Farindola, sono dovute andar male molte cose – iniziando dal personale dell’Hotel che ha offerto sconti a chi accettava di restare più a lungo, anche a dispetto della situazione di evidente pericolo, fino ad arrivare al personale della Protezione Civile che ha trascurato la prima richiesta di soccorso bollandola come “falso allarme”. Di tutte le cose andate male, però, quella che sorprende ed addolora più di ogni altra, in un mondo iperconnesso come il nostro, è il catastrofico fallimento delle comunicazioni.

Ormai è stato appurato che quando Giampiero Parete (il primo dei sopravvissuti, cioè quello che si trovava nel parcheggio al momento della valanga) ha tentato di dare l’allarme, poco dopo le 17 del 18 Gennaio, la rete telefonica cellulare non è stata in grado di fornire la connessione. Molto semplicemente, l’antenna più vicina era troppo lontana. All’interno dell’albergo le comunicazioni radio-telefoniche erano già molto difficili prima della valanga e sono diventate impossibili subito dopo. A quanto pare, anche la linea telefonica ed Internet su cavo (ADSL) dell’albergo sarebbe “saltata” diverse ore prima della valanga. In altri termini, l’Hotel Rigopiano ha sempre vissuto in uno stato di semi-isolamento radio-telefonico e si è trovato completamente isolato appena le cose hanno cominciato ad andare male. Davvero una bella dimostrazione di lungimiranza e di preparazione per un albergo che si trovava a 1200 metri di quota ed a decine di km di distanza dal primo centro abitato…

Ma questa è solo la punta dell’iceberg. A quanto pare, nè l’Hotel Rigopiano nè il Comune di Farindola hanno mai ricevuto il messaggio di allerta valanghe emesso dal Servizio Meteorologico. Come è avvenuto spesso in altre occasioni (alluvione di Genova, per esempio) anche questa volta sembra che il messaggio di allerta meteo avrebbe dovuto arrivare alla Prefettura via fax e dalla Prefettura avrebbe dovuto arrivare al Comune ed ai diretti interessati sempre via fax. Niente SMS o email. Meno che mai “notifiche real-time” o “instant messaging” sullo smartphone. Un fax… Qualcuno di voi ricorda ancora cos’è un “fax”?

Prima di scrivere questo intervento ho cercato una ipotetica “app” per Android o per iOS destinata alle “allerta meteo”. Ne esistono moltissime ma – attenzione! – nessuna di esse risulta essere l’applicazione ufficiale della protezione civile o del servizio meteorologico nazionale utilizzata per diramare allarmi rilevanti per la popolazione. Tutte queste applicazioni sono “non ufficiali”. Si tratta di applicazioni create da aziende commerciali o da volontari usando come sorgente dati le pagine web e le apposite “API” (“Application Programming Interface”) della protezione civile del servizio meteo. Quasi sempre coprono solo la zona di interesse di chi le ha scritte (una provincia od una regione), non l’intero territorio nazionale. In altri termini, nè la Protezione Civile nè il Servizio Meteorologico Nazionale risultano avere una loro “app” per questo scopo utilizzabile su tutto il territorio italiano. Addirittura, nemmeno gli operatori della Protezione Civile possono contare su una “app” dedicata alle loro esigenze di coordinamento (vabbè… loro possono contare sulle radio e sui telefoni satellitari…). (Le “meteo app” che si usano abitualmente sugli smartphone usano delle API simili a queste ma che contengono informazioni meno dettagliate e quindi sono di utilità davvero scarsa in queste situazioni.)

Quindi succede questo: il supermercato presso il quale fate la spesa ogni sabato può avvisarvi ogni giorno delle nuove offerte usando un SMS od una “notifica” di Android o di iOS sul vostro smartphone. La Protezione Civile ed il Servizio Metereologico Nazionale no: loro parlano solo con la Prefettura e lo fanno solo via fax (o, se si è fortunati, via email). Bisogna installare una dozzina di app diverse sul telefono per riuscire ad accedere a queste allerte meteo coprendo un’area decorosa e per farlo bisogna comunque contare sull’opera di questa o quella azienda o di questo o quel gruppo di volontari.

Se vi trovate nei guai, potete facilmente chiedere aiuto ad un vostro conoscente di fiducia inviando, con la sola pressione di un tasto, un SMS od un “instant message” che contiene la vostra richiesta di aiuto e la vostra posizione geografica (che può essere visualizzata sullo smartphone del ricevente su di una mappa di Google Maps). (Io uso V.ALRT per queste cose – vedi il “Play Store” di Android – ma ce ne sono molte altre.) Se invece volete inviare una richiesta di aiuto ad un qualunque servizio nazionale (112, 113, Guardia Costiera, Soccorso Alpino, etc.) dovete comporre il numero a mano, aspettare che vi rispondano, parlare con l’operatore e cercare di spiegare a parole dove vi trovate. Se non avete idea di come si chiami lo sperduto angolo di mondo in cui vi trovate… beh, il 112 può tentare di localizzarvi usando la multilaterazione della rete cellulare ma… vabbè, ci arrivate da soli… Se poi avete la sfortuna di non parlare italiano (od almeno inglese), beh… allora ve le andate proprio a cercare! (Viene da pensare che se nel caso dell’Hotel Rigopiano fossero arrivati alla Protezione Civile gli SMS dettagliati e circostanziati dei sopravvissuti, e non la telefonata di Quintino Marcella che riferiva di cose che aveva sentito da Giampiero Parete, forse le cose sarebbero andate in modo diverso).

Tutto questo nel paese che risulta terzo o quarto al mondo per numero di telefoni cellulari (oltre 120.000.000 su soli 60.000.000 di abitanti) e primo al mondo sia per numero di cellulari pro-capite (circa 2) che per traffico prodotto (circa un’ora a testa al giorno).

Che dire?

Non si può essere veramente sorpresi del fatto che un paese come il nostro, dove molti “filosofi” si ostinano a promuovere “L’utilità dell’Inutile” (vedi l’omonimo “Manifesto” di Nuccio Ordine, pubblicato da Bompiani nel 2013), continui a vivere nel medioevo. Tuttavia, credo che sia legittimo pretendere che almeno le istituzioni che devono occuparsi di sicurezza adottino strumenti un po’ meno antiquati di un piccione viaggiatore per assolvere ai loro compiti.

Dobbiamo aspettare ancora molto per avere un vero servizio di allerta meteo, disponibile gratuitamente agli utenti finali, su tutto il territorio nazionale, senza intermediari? Dobbiamo aspettare ancora un’altra tragedia prima di veder arrivare un dannato SMS di avvertimento alle persone che si trovano nell’area interessata? Dobbiamo aspettare ancora molto prima di avere un numero a cui indirizzare i nostri SMS con le nostre richieste di aiuto? Ci vuole un Sindaco laureato in ingegneria per imporre (con un’apposita ordinanza) alle strutture alberghiere che si trovano in zone sperdute del territorio di sua competenza di dotarsi di una radio (CB) o di un telefono satellitare, in modo da risultare sempre raggiungibili?

Alessandro Bottoni

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