Spettacoli
23 Gennaio 2017
L'illusionista più famoso della tv ci svela i suoi assi nella manica, dal palco alla vita quotidiana

La magia si tinge di giallo con il mago Casanova

di Elisa Fornasini | 5 min

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La magia si tinge di giallo nella città estense. Il mago Casanova chiama a raccolta i ferraresi per risolvere un divertente quanto intricato Ænigma, questo il titolo dello spettacolo che andrà in scena sabato 28 gennaio alle 21 al teatro Nuovo.

Il trucchetto della serata sarà il coinvolgimento del pubblico, ma gli assi nella manica sono tanti e ce li siamo fatti svelare direttamente dall’illusionista più famoso del piccolo schermo.

Non si contano le volte che è venuto a Ferrara. Cosa le piace di più di questa città?

Ho diversi motivi per venire a Ferrara. Il più piacevole è sicuramente il teatro, come ospite di un bellissimo festival della magia (Novembre magico, ndr), organizzato molto bene e con un’ottima risposta di pubblico. E ovviamente come inviato di Striscia la Notizia, la mia veste ufficiale, perché ci sono diverse cose in città da mettere a posto. Ricordo in particolare l’inchiesta su Cona per il ritardo nell’apertura dell’ospedale: attrezzature, medici e infermieri erano già pronti per il trasloco ma la vera apertura veniva continuamente posticipata. Credo si sia fatto un ottimo lavoro, grazie al direttore Rinaldi che ha fatto la differenza. Mi sono trovato molto bene anche con il sindaco che ha risolto diverse situazioni spinose.

Cosa differenzia Ænigma dagli altri spettacoli di magia? Come è nata l’idea di questo ‘Family Thriller Show’?

Ænigma che presenterò a Ferrara è ancora diverso da Ænigma stesso, nato tre anni fa con Lorenzo Beccati, un amico, un autore di Striscia e un grande giallista. Insieme abbiamo scritto questo spettacolo dal taglio giallistico, dove si nasconde un assassino che mi minaccia di morte e mi sfida a trovarlo tra il pubblico con diversi indizi. Il pubblico diventa quindi interattivo e invitato sul palco, non come assistente ma come vero e proprio protagonista per risolvere gli enigmi con una deduzione sherkockiana. E’ un modo per abbattere la quarta parete del teatro e interagire direttamente con gli spettatori. Per questo è uno spettacolo aperto alle famiglie e a persone di qualsiasi età, da 0 a 99 anni.

L’appuntamento ferrarese sarà quindi diverso da ciò che si aspetta da un illusionista, ma in che modo?

Il teatro di Ferrara, per la sua composizione, permette di realizzare degli effetti che non si sono mai visti in altri teatri. Come la grande apparizione dal nulla di un elicottero militare vero. O la donna segata a metà che faccio su me stesso dal vivo. E poi i ‘classici’ voli sul palco, o far sparire e riapparire persone e cose. Una girandola pirotecnica di effetti fino alla pagoda della morte (la cassa piena di acqua dove morì Houdini) dove sarò incatenato per divertirmi a uscire dalla vasca. Una bella incognita a fine spettacolo, anche per me.

La vedremo a teatro. Se è possibile fare paragoni, preferisce il mondo teatrale o quello televisivo?

Sono due cose diametralmente opposte. La tv è bellissima per il linguaggio filmico che ti permette di raccontare storie e illusioni mentre a teatro hai il contatto diretto con le persone, ti confronti con platee in un rapporto adrenalinico che ha un altro spessore rispetto a quello che puoi avere con i telespettatori. Mi sento fortunato a riuscire a far convivere questi due mondi.

Che effetto fa essere il mago più famoso del piccolo schermo?

Avere avuto certo risalto, dalle scatole di giochi di prestigio al personaggio di Papernova presente in 7 storie di Topolino, mi ha disegnato come un beniamino del piccolo schermo. So che è una responsabilità ma è arido ragionare in questi termini di popolarità, voglio solo dimostrare che le cose che faccio in televisione sono le stesse a quelle che faccio realmente, dal vivo.

Non ha paura con gli anni di incorrere nel rischio di non stupire più?

Lo stupore non è una provocazione ma una cosa che alberga dentro di noi fin dalla nascita e che perdiamo crescendo. Da bambino hai la capacità di trasformare un sasso in una navicella spaziale, non hai un limite tra la ragione e l’immaginazione. Poi cresci e il senso critico distrugge l’immaginifico, mentre io più vado avanti più so stimolarlo. L’illusionista è un mediatore culturale tra la dimensione del bambino e quella dell’adulto, serve per tirare fuori le scatole della memoria. Mi ricordo che da piccolo aspettavo la neve con mio nonno sotto Natale, oggi mi ha insegnato che si può far nevicare. Lo stupore va a prendere momenti antichi e li riporta ai tempi moderni per un’esperienza comune, come tutte le arti porta avanti un’emozione.

Ha citato un ricordo d’infanzia con suo nonno, allora era già un piccolo illusionista?

No, sono figlio di quello che non ho mai desiderato essere. Mio nonno mi ha cresciuto con mille giochi di prestigio, letteratura e musica classica sparata nelle orecchie. Lo devo ringraziare per questo. Non volevo fare l’illusionista ma ho trovato le possibilità per incantare, la vita ha disegnato la mia strada e io l’ho intrapresa.

Ha un modello di riferimento al quale ispirarsi per i suoi numeri?

Impossibile non parlare della grandezza di Houdini o della capacità di rinnovamento di Copperfiled, con cui ho tessuto un rapporto di amicizia dal 2002, che rappresenta il senso concreto di come fare l’illusionista senza fare il guascone, anche se la sfrontatezza serve nella vita. Lui è un punto di riferimento reale per come ha reinventato l’illusionismo dalla golden age a oggi. Silvan invece lo conosco da tantissimo tempo, nella biografia della sua vita mi ha citato con un senso quasi paternalistico, mi sentiva come un erede della magia. Voleva che prendessi una strada più professionale, alta e concreta, ma io credevo in un certo tipo di illusionismo e lui mi capì, è una persona di grande intelligenza oltre a essere il capostipite dell’eleganza della magia, trasformata in un vero prodotto da teatro.

In attesa dello show di sabato prossimo, ha qualche trucchetto per la vita quotidiana da svelarci?

In effetti ogni giorno viviamo mille situazioni problematiche, come la porta che si chiude quando abbiamo dimenticato le chiavi dentro o l’ultimo fiammifero rotto quando non si accende il fornello. Sto pensando di rimettere i panni di Papernova e spiegare come si usano i trucchi nella vita comune per risolvere alcune situazioni. Una sorta di manuale pronto per l’uso ma bisogna stare attenti a cosa svelare e cosa no perché insegnare ad aprire una porta blindata potrebbe essere usata da malintenzionati. Se volete scoprire il resto, venite a trovarmi a teatro.

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