Economia e Lavoro
18 Gennaio 2017
Si va al Consiglio di Stato. Palazzo Crema pensa all’aggregazione con Modena e Cento

Fondazione Carife: “Andiamo avanti”

di Marco Zavagli | 3 min

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“Andiamo avanti”. La parola d’ordine uscita dal cda della Fondazione Carife sa quasi di peana. Un’ultima spiaggia per non essere spazzata via dalla liquidazione che, seguendo alla lettera della seconda sezione del Tar del Lazio, diventa la conseguenza necessaria del rigetto del ricorso avanzato da Via Cairoli.

E invece il tribunale amministrativo ha sostenuto la legittimità del decreto Salvabanche, vanificando così le pretese risarcitorie avanzate dalla Fondazione.

Ma l’ultima parola non è ancora stata scritta, promette il presidente Riccardo Maiarelli, che annuncia l’intenzione – uscita dalla riunione di ieri – di “fare appello al Consiglio di Stato”. Questo alla luce di “determinati aspetti della sentenza che fanno riflettere”.

Aspetti che la prossima settimana il legale di Palazzo Crema metterà nero su bianco. Tante la questioni in campo, fa trapelare Maiarelli, in primo luogo “la dichiarazione di risoluzione della banca come unica soluzione, quando in realtà l’intervento del Fondo interbancario con l’iniezione dei famosi 300 milioni di euro avrebbe evitato quell’epilogo e la Carife sarebbe tornata in bonis e avrebbe potuto operare con continuità”.

Il presidente della Fondazione evoca poi “questioni curiose presenti nella sentenza”. Come “il giudice che l’ha redatta, diverso da quello che ha seguito le udienze, segno che anche all’interno del collegio giudicante non c’era molta concordia”. Vengono poi altre “piccole o grandi questioni” che ci impongono di procedere”.

Se il Consiglio di Stato questa volta darà ragione alla Fondazione, in via Cairoli potrebbe arrivare un cospicuo risarcimento. Intanto si valutano le strategie, più che di cabotaggio, di navigazione in mare aperto. L’approdo è quello dell’aggregazione con altre fondazioni bancarie. La rotta non è semplice però da tratteggiare. “Dobbiamo fare un ragionamento più ampio con i nostri probabili di cordata – avverte Maiarelli -. Ci sono fondazioni diverse dalla nostra che è su base assembleare e le valutazioni passano dagli enti locali che le governano, come nel caso di Modena”. E a ogni modo prima sono necessari dei passaggi con Ministero e Acri, l’associazione di riferimento.

Un nome non casuale quello della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che insieme a Cento potrebbe diventare il felice approdo cui tende Palazzo Crema. Non lo nega Maiarelli, che ammette come “una aggregazione ha senso se riveste un valore territoriale. E visto che ultimamente si è ricreata la terra del Ducato Estense, potrebbe avere senso guardare a questo ambito geografico”. Ferrara con Cento e Modena insomma. Ma “non vorrei fare anticipazioni, per ora sono fughe in avanti che non posso permettermi di fare senza prima sentire i pareri dei rappresentanti degli altri enti. Diciamo che l’ambito geografico potrebbe diventare un comune denominatore”.

Una cosa è certa. Ferrara non avrà più un ente capace di diffondere ricchezza sul territorio come avvenuto fino al 2009. “Come ente erogatore possiamo tranquillamente scordarci le dimensioni cui eravamo abituati – conferma Maiarelli -. La Fondazione era arrivata ad erogare fino a otto milioni di euro in un anno. Diciamo che le dimensioni delle future erogazioni sono anche figlie dell’eventuale risarcimento che ci verrà riconosciuto. Se questo si verificherà, quelle risorse potranno essere messe a disposizione del territorio”.

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