Lettere al Direttore
17 Gennaio 2017

Una scuola colorata

di Redazione | 4 min

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La delega non è soltanto un atto. È una forma di relazione, una delle più alte tra le persone, poiché sottende fiducia. Quale delega ha più peso, per un genitore, di quella con la quale si affida, condividendole, l’istruzione e l’educazione dei propri figli a un insegnante?

Si sono aperte oggi le iscrizioni alle scuole primarie, ed è naturale che i genitori cerchino per i propri figli la scuola più adatta: alle esigenze di spazio e tempo, alle aspettative educative, ai desideri di sviluppo delle competenze e delle capacità.

La scorsa settimana sono stata all’incontro organizzato dal corpo docente della scuola Mario Poledrelli, nel cuore del quartiere Giardino. Conosco bene “la Poledrelli”. È la scuola elementare che ho frequentato da bambina, entro nelle sue classi quando siamo chiamati a votare, le passo accanto tutti i giorni. Eppure rientrarci per sceglierla una seconda volta, da genitore, fa un’altra impressione. È una scuola grande, luminosa, accogliente, recentemente ristrutturata, con un incredibile giardino interno, una invidiabile palestra, le lim. Vi si tengono, in aggiunta all’attività didattica, corsi di teatro, scacchi, tornei di bocce.

La Poledrelli è anche una scuola colorata. Lo è perché colorati sono i bambini che la frequentano. La scuola Poledrelli è lo specchio della società che cambia, modificando abitudini e foto di classe, mixando culture, lingue, religioni.
Alla Poledrelli accade dentro quello che la maggior parte di noi vede da fuori. Lo vediamo da fuori e pensiamo che se c’è una scuola nella quale tutto questo succede allora è giusto che ce ne siano altre nelle quali tutto è come prima e così deve restare. Perché, in fondo, il melting pot è bello per le strade di New York, ma qui, magari tra qualche decennio…

Alla riunione mio marito arriva con cappotto e cappello. Un bambino dagli occhi neri come la pece, a fianco della mamma velata, lo apostrofa:” ehi, ma tu sei Zorro!”, poi legge come un fulmine le lettere sulla lavagna. Quel bambino, seppur non legalmente (ad oggi e non ancora, per la legge dello stato), è evidentemente italiano, al pari di mia figlia. O, invertendo i termini, è evidentemente al pari di mia figlia, seppur non italiano.

Il punto, mi si può dire, non è la provenienza dei bambini. Il punto è la garanzia del livello formativo. Potrà mia figlia apprendere quanto e come è necessario se le maestre dovranno al contempo alfabetizzare bambini che a volte nemmeno conoscono la lingua?

Conosco molte insegnanti e il tratto prevalente che le accomuna è la consapevolezza del ruolo che hanno nello sviluppo dei bambini e l’orgoglio col quale affrontano il loro complesso mestiere. Non c’è stata riforma della scuola che abbia tolto loro la determinazione di fare il meglio che possono con quello che hanno. Quello che hanno sono le supplenze, i corsi di aggiornamento, le ore di sostegno, il programma da seguire. Ma sono soprattutto loro: i bambini. La materia del loro mestiere sono i nostri figli. E ciò che mi hanno insegnato è che se dai qualcosa in più ad un bambino, arricchisci al contempo gli altri.

Le maestre e il maestro della scuola Poledrelli sanno che nelle loro classi si sperimenta il futuro delle generazioni che comporranno e vivranno la nostra cittá. Un futuro nel quale mia figlia può entrare adesso, oppure dopo. Può capire da subito che oltre a saper leggere e scrivere e far di conto è determinante la relazione: conoscere le differenze e saperle valorizzare oppure osservarle, senza giudicare. È importante che mia figlia sappia che ci sono storie diverse dalla sua, che il mondo ha confini più estesi di quanto io riesca a dirle. É importante che impari ad aspettare chi resta indietro (chi lo dice, poi, che a restare indietro non sarà lei?).

È importante che sappia che oggi fa ancora parte di una cosiddetta maggioranza di origine – che il caso ha scelto per lei -, ma che domani potrebbe ritrovarsi costretta ad emigrare in un altro paese, per cercare lavoro o per qualsiasi altro motivo, ed essere minoranza. Ed è importante che impari ad offrire quell’accoglienza che io stessa vorrei per lei altrove. Tutto ciò è importante almeno quanto il piano formativo che la Poledrelli è in grado di garantire al pari delle altre scuole primarie di Ferrara.

Ilaria Baraldi

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