Attualità
15 Gennaio 2017
Primo incontro del ciclo promosso da Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea con il testo teatrale di Piero Stefani

‘Libertà’ e il problema della parola al tempo del web

di Redazione | 2 min

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È la libertà, libera dai condizionamenti che ne dà la politica e depotenziata nella sua carica emotiva, la protagonista del ciclo di incontri pomeridiani organizzati da Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Il ciclo di 14 incontri, da gennaio a novembre 2017, è iniziato questo pomeriggio ed è stato presentato come “il punto più alto del percorso tematico che abbiamo negli anni costruito”, evidenzia Fiorenzo Baratelli, presidente Istituto Gramsci.

Le sue parole, spese per la presentazione del corposo programma, rendono da sole la complessità di un tema millenario, con implicazioni continue e settori d’interesse molteplici: “viviamo una sbornia di individualismo assoluto in cui libertà pare significare fare tutto ciò che si vuole, ma la libertà è invece un problema difficile, che deve restare aperto”. A manifestarsi, poi, però, è la volontà di chiudere “il serio problema della libertà di parola al tempo della rete”, di porre insomma fine “ai bestioni primitivi che sono sul web”, chiosa infatti Baratelli.

Una paura del “virtuale” che si ritrova anche nei saluti del sindaco Tiziano Tagliani. Il suo è un breve prologo che non tralascia i recenti tragici fatti di Pontelangorino, né la tristemente famosa notte di Goro di qualche mese fa, e tesse tutto quanto attorno ad un appello “per quelli della mia generazione, chiamati allo sforzo enorme di fronteggiare un mondo tutto nuovo”; un appello “ad essere liberi dai nostri condizionamenti per comprendere un mondo che è cambiato, perché serve un modo nuovo di interpretarli, e abbiamo visto a Pontelangorino cosa porta la mancanza di libertà”.

Il programma del pomeriggio inaugurale in Biblioteca Ariostea è poi proseguito, come da alcuni anni a questa parte, con il testo teatrale pensato e coordinato da Piero Stefani.

Tre voci, tre immaginate traduzioni di altrettanti immaginari manoscritti, tre personaggi, un dialogo in tre atti tessuto attraverso millenni e nuovi continenti: dai filosofi ellenistici al ‘Nuovo Colosso’ (la Statua della Libertà’, ndr) di Emma Lazzarus, da Cattaneo alla Marianne (la rappresentazione allegorica della libertà nell’opera ‘La libertà che guida il popolo’, ndr) di Delacroix.

Un testo ironico, e autoironico, che parla di e con la libertà, destinato ad una sala Agnelli che è restata quasi pieno fino alla fine della pièce, fino a quando il ciclo di incontri ha preso ufficialmente il via e ha lasciato la Libertà “da sola, qui, immobile, appesa al muro del Louvre”.

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