Il gup Silvia Marini ha deciso di rinviare a giudizio tutti i circa 40 imputati che secondo l’accusa sarebbero coinvolti in un giro per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nel Ferrarese.
L’udienza di mercoledì pomeriggio è servita di fatto solo per la lettura della decisione – arrivata dopo che il giudice ha esaminato tutte le numerose obiezioni presentate dalle difese nelle scorse udienze – che segue la richiesta già avanzata dal pubblico ministero Giuseppe Tittaferrante (sostituito in aula dal pm Stefano Longhi in quanto già impegnato nel caso del duplice omicidio di Pontelangorino).
Tutti di nuovo in aula, dunque, il 26 aprile, questa volta davanti al collegio.
“Ci difenderemo in giudizio con molta tranquillità, come abbiamo sempre fatto”, le uniche dichiarazioni dell’avvocato Salvatore Mirabile, difensore di una delle imputate principali, Simona Granatiero, impiegata della prefettura che secondo la procura avrebbe facilitato le pratiche ottenendo soldi e agevolazioni. Con il suo, l’altro nome più rilevante è quello dell’avvocato Silvia Baldassarre (difesa dal legale Erminia Imperio), accusata di concorso in favoreggiamento all’immigrazione clandestina per dei casi relativi a falsi certificati di residenza in alcune case di Migliarino.
Con loro avrebbero avuto un ruolo importante anche Xia Lihong, titolare del ristorante cinese di via Garibaldi a Ferrara, e Xiang Aimei del ristorante di Porto Garibaldi. Entrambe – difese dall’avvocato Carlo Bergamasco – gestiscono anche una piccola agenzia per sbrigare pratiche burocratiche e aiutare i connazionali, che secondo l’accusa avrebbero corrotto funzionari pubblici e di aver indicato false residenze per gli immigrati.
Uno degli imputati minori – un cittadino cinese che ha ottenuto il permesso di soggiorno – aveva già scelto invece la strada del giudizio abbreviato e per lui il pm aveva chiesto la condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Altri hanno chiesto il proscioglimento per mancanza dell’elemento soggettivo del reato: si sarebbero affidati a dei professionisti per le pratiche, non immaginando che questi avrebbero poi posto in essere comportamenti contrari alla legge.
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