La possibilità di usare, finalmente, i termini generici Pampepato-Pampapato rappresenta una marcia in più per quanti producono il famoso dolce tipico di Ferrara anche se non rientrano nei rigidi vincoli dei protocolli Igp. “E’ una vittoria del buon senso”: commentano così da Ascom Confcommercio Ferrara l’autorizzazione ministeriale intervenuta nei giorni scorsi con un importante (quanto attesa) precisazione in merito.
Dunque tali termini in senso generico (appunto Pampepato/Pampapato) potranno essere utilizzati per la commercializzazione a vasto raggio anche da quei produttori (e sono tantissimi), che pur non osservando il rigido disciplinare Igp, realizzano un prodotto di altissima qualità.
Ovviamente permane una precisa condizione: le dizioni protocollari “Pampapato di Ferrara–Pampepato di Ferrara” o legate all’aggettivo ferrarese rimangono invece riservate ed esclusive di quanti seguano ed osservino le procedure legate al marchio Igp. Analogo pronunciamento è arrivato contestualmente sull’uso (consentito) del termine generico cappellaccio o cappellaccio di zucca.
“Con il parere del Ministero competente, che abbiamo sollecitato come Ascom Confcommercio Ferrara a più riprese e collaborando con l’Ente Camerale, abbiamo salvaguardato la creatività e le capacità professionali di tante nostre attività della ristorazione che realizzano un ottimo prodotto artigianale legato alla nostra secolare tradizione anche se non rientrano nei protocolli. E’ un modo per rinsaldare la nostra forza ed eccellenza enogastronomica ed incentivare la proposta massiccia di un dolce tipico del nostro territorio facendone un ottimo biglietto da visita per i turisti” concludono da Ascom Confcommercio Ferrara.
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