Attualità
8 Dicembre 2016
Dura lettera di lavoratori e studenti alla vigilia dei nuovi orari: "Disastroso arretramento dei servizi"

Linea Ferrara-Codigoro, ‘supplica’ dei pendolari a Tper

di Redazione | 5 min

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00002578-originalSono esasperati i lavoratori, studenti e viaggiatori pendolari per il “disastroso arretramento dei servizi” della linea Ferrara-Codigoro, determinato dalla riduzione della velocità massima consentita a 70 km/h e dai nuovi orari che entreranno in vigore dall’11 dicembre sancendo l’allungamento dei tempi di percorrenza.

L’esasperazione, provocata dai crescenti disagi di chi utilizza quotidianamente i treni regionali, ha portato i pendolari a scrivere una lettera aperta a Tper/Fer proprio alla vigilia dell’entrata in vigore dei nuovi orari, nella speranza che la “supplica” possa essere ascoltata con conseguente “marcia indietro” su alcune decisioni.

La dura lettera dei pendolari parla di “De Profundis” di Tper/Fer segnato da una data, quella del 2 novembre, quando per linea Ferrara-Codigoro, così come su molte altre linee regionali (Bologna-Portomaggiore, Bologna-Vignola, Ferrara-Suzzara e Parma-Suzzara) è stato comunicato ufficialmente che da quel giorno, per disposizione dell’Agenzia Nazionale della Sicurezza Ferroviaria, la velocità massima consentita sulle linee non potrà superare i 70 km/h.

“Quella data – dicono gli estensori della lettera – segna così l’insuccesso di una gestione che in più di un decennio non ha saputo adeguare la sicurezza sulle linee e si trova ora costretta a disporre la riduzione della velocità massima consentita per la mancanza degli idonei dispositivi. E i conseguenti inevitabili disagi li pagano oggi ancora una volta gli utenti: ogni corsa da quel giorno accumula ritardo e i nuovi orari che entreranno in vigore dall’11 dicembre sanciscono l’allungamento dei tempi di percorrenza. Così ora per percorrere i circa 53 km della linea serviranno dai 73 agli 80 minuti (sulla carta, perché nella realtà la gestione degli scambi fa sì che il ritardo di un treno si ripercuota a cascata su tanti altri) con una velocità media oscillante tra i 40 e i 43,5 km all’ora. Mentre celebriamo quindi l’alta velocità delle frecce rosse da 300 km/h e oltre, i peones delle campagne e delle linee secondarie regionali viaggeranno in condizioni ancora peggiori”.

“A fine 2016 – prosegue la lettera – ci troviamo, dopo miliardi di euro investiti per anni nelle infrastrutture e nei treni dell’alta velocità, ad avere un servizio ferroviario locale, regionale, inadeguato, incapace di soddisfare quei requisiti di sicurezza da tempo noti e per il cui raggiungimento si dovevano programmare per tempo interventi che invece si sono limitati ai soli resi obbligatori da Rfi per consentire ai treni della Fe-Codigoro di percorrere la rete gestita da Trenitalia e che, per questo motivo, si sono limitati al breve tratto dalla stazione centrale di Ferrara alla stazioncina della Città del Ragazzo nell’immediata periferia della città (lavori effettuati nell’estate del 2014). E il resto della linea a quando? E il famoso sottopasso ferroviario annunciato con trionfalistici proclami nel 2009  e che doveva essere finito nel 2015 per decongestionare il traffico su via Bologna che fine ha fatto? L’unico risultato che ha portato è stata la chiusura “temporanea” della storica stazione di Ferrara Porta Reno, importante per i viaggiatori che dovevano recarsi per studio o lavoro nella zona sud-ovest della città (chiedete quanto sono contenti gli studenti dell’Istituto Aleotti che prima potevano scendere davanti all’istituto e che ora devono arrivare, in ritardo, in stazione centrale, per poi tornare indietro verso la scuola con altri mezzi). Per non parlare poi dei treni: carrozze vecchie (prodotte negli anni ’80), motori con milioni di km., riscaldamento non sempre funzionante, finestrini che con le vibrazioni del motore si abbassano da soli durante la marcia, porte che ogni tanto si guastano, pulizia delle carrozze che lascia a desiderare, taglio delle corse durante il periodo estivo. E che dire della nuova linea Dogato-Portomaggiore? Inaugurata quest’anno su un progetto che risale a prima del 1996 (ma intanto Portomaggiore non ha più l’Ospedale  e anche uno stabilimento importante come quello della Colombani Pomposa ha chiuso) vede la percorrenza di 4 treni all’andata e 4 al ritorno, quasi sempre vuoti, quasi mai puntuali e quindi nemmeno in grado di garantire ai pochissimi passeggeri (1 o 2) di prendere le coincidenze per Bologna o per Ravenna. Insomma un vero e proprio flop. Se l’obiettivo di una mobilità sostenibile si vuole conseguire convincendo un maggior numero di persone ad abbandonare la propria auto per servirsi dei mezzi pubblici, a noi sembra che con questo modo di gestire il trasporto locale si stia andando nella direzione opposta”.

Dure considerazioni anche in merito ai nuovi orari, che produrranno “un ulteriore arretramento”.  E’ per questa serie di motivi che i pendolari ferraresi rivolgopno alcune domande-richieste a Tper: “Avete programmato tutti gli interventi di attrezzaggio per cominciare a rendere tutta la linea sicura e quindi percorribile con tempi più accettabili e competitivi con quelli degli altri mezzi? Cosa si sta facendo per evitare questo disastroso arretramento dei servizi? E ancora: chi ha pensato i nuovi orari quale obiettivo aveva in testa? La disincentivazione ulteriore dei servizi? Pensate ad esempio al treno 6307 la cui partenza da Ferrara verrà anticipata alle 13,24 (rispetto alle 13,30 attuali). Pochi minuti di anticipo sufficienti però a far perdere la corsa a decine di studenti che riescono oggi a salire sul treno quando sta ormai partendo (e 2 anni fa ci avevano detto che l’orario delle 13,30 non sarebbe stato toccato perché concordato con i dirigenti scolastici)”.

“Facendo nostre le parole del De Profundis – conclude la lettera – ci rivolgiamo a Tper: “Ascolta la nostra voce, siano i tuoi orecchi attenti alla voce della nostra supplica””.

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