Politica
17 Novembre 2016
Il think tank ferrarese chiede l'intervento del sindaco dopo l’approvazione della risoluzione Unesco che classifica con nome arabo luoghi di culto anche ebraici

‘Palestina occupata’: Pluralismo e Dissenso denuncia l’accanimento su Israele

di Redazione | 3 min

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Il think tank Pluralismo e Dissenso dispiega in piazza Municipale la bandiera di Israele e ribadisce il proprio essere “non soltanto filoisraeliani ma proprio sionisti, perché Israele – spiega Massimo Zamorani – è la testa di ponte per la laicità nel medioriente”. L’occasione della presa di posizione è la consegna al sindaco di una duplice richiesta di intervento – si chiede un voto di condanna del Consiglio comunale e un pronunciamento di denuncia dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco – della risoluzione Unesco approvata a Parigi il 12 ottobre 2016.

Tale risoluzione – i cui temi sono entrati nell’agenda della prossima sessione sotto il nome di ‘Palestina Occupata’ – condanna, denuncia e disapprova l’atteggiamento di Israele perpetrato nella Gerusalemme Est chiedendo che sia ripristinato “lo storico status quo quale era fino al settembre 2000, sotto il quale il Dipartimento giordano Awqaf (Fondazione religiosa) esercitava autorità esclusiva sulla moschea Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif ed il cui mandato si estendeva a tutte le questioni riguardanti l’amministrazione senza impedimenti della stessa”. Il testo appella Israele come ‘potenza occupante’ – Gerusalemme Est è considerato territorio occupato secondo le leggi internazionali, ndr – e si riferisce ai luoghi sacri solo con il loro nome arabo (in particolare, Haram Al Sharif è il nome arabo del complesso religioso che è sacro per le tre religioni monoteiste: per la religione ebraica è il Monte del Tempio e per quella cristiana il Tempio di Salomone). Questo stesso testo è stato approvato con il voto favorevole di 24 paesi (Russia, Cina, Algeria, Brasile, Iran, Marocco, Nigeria e Pakistan per citarne alcuni), 6 contrari (Usa, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Estonia e Olanda) e 26 astenuti, tra i quali l’Italia: interpretando la decisione come una negazione dei legami con i luoghi sacri all’ebraismo, Israele ha deciso di sospendere tutti i rapporti con l’Unesco.

“Si tratta dell’ennesimo voto Unesco in cui si nega il legame fra l’ebraismo e i luoghi sacri di Israele – tuona Zamorani – è una vicenda assurda”. Gli fa eco Paolo Niccolò Giubelli, che denuncia “l’atteggiamento provocatorio nei confronti di Israele, si chiamano i luoghi sacri con il solo nome arabo come a dire ‘questa è una cosa solo musulmana’”. E ancora “al di là di tutte le critiche che si possono fare ad Israele, non si possono fare passi avanti cancellando la storia”. Così, da Pluralismo e Dissenso, si alza una voce: “è ora che ognuno intervenga per dire basta, e la risposta deve partire proprio partire da Ferrara, che è una città fondatrici dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Unesco e che ha dun rapporto storicamente definito con la comunità ebraica”. Proprio in ragione di questo duplice legame si chiede al Sindaco di mettere parola sulla questione: “chiediamo al sindaco che si faccia carico sia in Consiglio sia adoperandosi perché l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Unesco convochi un’assemblea per pronunciarsi in merito”. La comunità ebraica ferrarese, fa sapere Zamorani, “ha già dato sostegno formale alla proposta, e noi siamo fiduciosi che il Sindaco si attivi al più presto”.

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