“Nella gara a chi la spara più grossa il Consigliere Rendine, ancora una volta, dimostra di non essere all’altezza di Naomo Lodi”. È una risposta piccata quella che arriva dal sindaco Tagliani al consigliere di Gol Rendine, che in una interpellanza insinuava dubbi sull’autonomia decisionale dei due dirigenti (uno del Comune e uno ex Asp) in favore della cooperativa che gestisce l’accoglienza a Ferrara e provincia.
Per una replica dettagliata al dubbio di pressioni politiche, il sindaco rimanda alle conclusioni cui sono giunti procura e tribunale in merito ai “numerosi esposti rivolti alla Procura della Repubblica, alla Autorità Anticorruzione ed alla Corte dei Conti”. “A quanto consta – sostiene Tagliani – non risulta assolutamente fondata l’ipotesi di Rendine, anzi risulta comprovato il contrario: in nessuno dei responsi pervenuti all’amministrazione comunale si è mai palesata alcuna interferenza tra il mondo della politica ed il mondo degli appalti a Camelot”.
Al momento l’inchiesta della magistratura vede indagati per abuso d’ufficio l’ex direttore dell’Asp Maurizio Pesci e la dirigente del Comune di Ferrara Lucia Bergamini, che in qualità di responsabile del Servizio salute e politiche sociosanitarie ha firmato i contratti con Camelot. Uno di quegli affidamenti finì anche nel mirino dell’Anti-corruzione, costringendo il Comune alla revoca del provvedimento per virare sulla modalità del bando pubblico (vinto poi da Camelot), mentre sull’intero asse Comune-Camelot pende una indagine della Corte di conti regionale, attivata anch’essa tramite esposto (questa volta di Alan Fabbri della Lega Nord) per presunto danno erariale.
Quanto all’Anti-corruzione, recente è il documento con cui l’Anac muove ulteriori perplessità sull’utilità della revoca dell’affidamento alla cooperativa e della successiva messa a gara vinta sempre da Camelot, perplessità che suonano come un giudizio, non certo benevolo, verso la condotta del Comune dal momento che la nuova gara, oltre a comportare un “inevitabile dispendio di risorse pubbliche”, era “sostanzialmente finalizzata a legittimare, a posteriori, l’originario, illegittimo affidamento”.
Tornando alla querelle Rendine-Tagliani, la replica del sindaco si chiude con un altro affondo: “se il consigliere Rendine ritiene di farsi pubblicità in questo modo ha ancora molto da imparare”.
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