Lettere al Direttore
28 Ottobre 2016

Goro, Gorino e il capitano Achab

di Redazione | 2 min

Alla notizia della “eroica” difesa del proprio territorio da parte dei cittadini di Gorino a fronte dell’invasore rappresentato da dodici profughe esauste e disperate, la prima reazione è stata per me di grande arrabbiatura. Ma a mente fredda mi pare che questo fatto, comunque da condannare, ponga in primo luogo degli interrogativi.

Le foto dei giornali e i TG mostravano persone, maschi, con i volti solcati dalle asperità del mare e della terra ed era facile immaginare mani grandi e callose. Lì accanto l’immagine di una grigliata richiamava le certezze anche gastronomiche di una festa paesana. A prescindere dagli agitatori di professione, da evitare come la peste, specie se incarnati da politici sfascisti, solo un sentimento di ossessione può spiegare quei fatti, ossessione rivolta contro il diverso, contro l’altro da sé; intanto si trattava di donne, per di più nere, e persino, forse, musulmane. Il cardine interiorizzato di Dio, Patria e Famiglia ne risultava disturbato e questo era causa di disagio profondo: di qui ecco una reazione quasi ancestrale, un atto dettato dall’arcaismo.

Un luogo isolato e con residui istinti tribali, per altro crescenti in tutta la società, reagiva come se fosse turbato dal tentativo di profanare un immaginario muro rassicurante e di protezione con in cima “cocci aguzzi di bottiglia”, posto tutto attorno all’abitato.
Quelle donne non bisognava neppure vederle, tanto meno parlare con loro e ascoltare le sofferenze disumane dalle quali erano state sfregiate; se fosse avvenuto potevano riaffiorare o comunque manifestarsi istinti di umanità, innati in tutti coloro che appartengono alla stessa specie homo sapiens.

Ossessione che in qualche modo rimanda in altissima forma letteraria al capitano Achab, l’ossessione disperata e la paura atavica del grande Leviatano, del diverso; paura del nemico inconoscibile ma anche brama di conoscere legati in forma indissolubile. Forse soprattutto paura dei propri dèmoni profondi e nascosti e rifiuto di indagarli: in Melville la terribile balena bianca Moby Dick, a Goro povere donne indifese. Deficit di identità o identità confusa, anche.
Il sindaco di Goro, a qualche ora dai fatti, parla giustamente di reazione a caldo, ovvero di reazione immediata, prerazionale e profonda. Più che ai sociologi direi che sarebbe utile rivolgersi e interrogare quanti scavano nel profondo, antropologi e psicanalisti, non per condannare ma per cercare di capire. Per cercare di risolvere conflitti nascosti e irrisolti. Mi auguro che ci sia la possibilità di farlo.

Mario Zamorani, Pluralismo e dissenso

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