Eventi e cultura
28 Ottobre 2016
Apertura al pubblico dopo il restauro post sisma. Cambiano i colori delle pareti e l'intero percorso espositivo

Pinacoteca riapre il suo capolavoro: le sale del ‘500

di Elisa Fornasini | 3 min

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Usare il museo come il pittore usa la sua tela per creare storie e interpretazioni. E’ la metafora da cui è partito il nuovo allestimento della pinacoteca di Ferrara in occasione della riapertura delle sale del ‘500 dopo i lavori di restauro.

Sono le sale più antiche dell’intero complesso, che corrispondono all’appartamento di Virginia de’ Medici affacciato su corso Biagio Rossetti, e sono anche quelle rimaste più danneggiate dal terremoto. Ci sono voluti diversi interventi suddivisi su quattro anni per arrivare alla riapertura al pubblico che avverrà sabato 29 ottobre.

La tragedia del sisma si è quindi rivelata un’occasione per ripensare all’intero percorso espositivo dedicato all’arte sacra ferrarese, a cui è stata data una selezione cronologica ancora più rigorosa, dalla prima metà del ‘500 alla metà del ‘600. Il viaggio culmina nella sala del Polittico Costabili, capolavoro assoluto di Garofalo e Dosso Dossi, che troneggia nell’ultima stanza dove le altre pale dei due immensi artisti estensi dialogano e si confrontano lungo le pareti grigio chiaro, dopo intere stanze tinteggiate di un verde acceso.

Le scelte cromatiche forti sono una delle cose che colpiscono di più. Ma c’è un perché: il verde era il colore delle pareti dell’appartamento di Virginia de’ Medici e si è voluti rimanere fedeli alla storia, anche per esaltare le stesse opere esposte. Tra cui il dipinto Salomè presenta a Erode la testa del Battista, per la prima volta mostrato al pubblico dopo aver girato in collezioni private. Una tela controversa per i problemi di datazione e attribuzione che sicuramente faranno discutere gli addetti ai lavori, per cui è stato dedicato un appuntamento apposito a dicembre con la presentazione del nuovo catalogo.

Il lavoro che è stato fatto, però, “non è utile solo agli studiosi – spiega Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi che da febbraio include anche la pinacoteca – ma al pubblico in generale perché il museo non è una istituzione assolutista ma un luogo critico aperto a tutti”. E infatti, sempre in chiave di un’apertura e fruizione verso l’esterno, verranno inaugurati il nuovo sito web, organizzati dei programmi di didattica, posizionati dei pouff lungo le sale e installati dei tablet per avvicinarsi anche ai giovani.

Le sale, sempre in tema di contemporaneità, sono state intitolate “La pittura di Ferrara ai tempi dell’Ariosto” per “ragionare in un’ottica di marketing e rafforzare la collaborazione con palazzo dei Diamanti, considerato che il periodo cronologico coincide esattamente col Ducato di Ercole I d’Este” spiega il curatore dell’allestimento nonché responsabile Arti visive del XIV-XVI secolo delle Gallerie Estensi Marcello Toffanello.

Il tutto per valorizzare un “museo di sé stesso” dichiara Silvia Gaiba, architetto delle Gallerie Estensi ed ex soprintendente del Mibact che ha seguito i lavori di ristrutturazione, dai lavori di consolidamento strutturale di urgenza post sisma al cambio dell’impianto di riscaldamento e climatizzazione, dall’installazione di un nuovo impianto di illuminazione alla ritinteggiatura delle pareti, fino al riallestimento del percorso, per un totale di 400mila euro investiti.

Scelte “ambiziose e sfacciate”, come le ha definite l’architetto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio di Bologna Keoma Ambrogio che ha progettato e diretto i lavori, che piacciono al vicesindaco Massimo Maisto che vede la pinacoteca come “un bellissimo biglietto da visita per la nostra città”. Almeno finché non inizierà il cantiere di ristrutturazione post sisma al Diamanti che inevitabilmente impatterà sull’apertura della pinacoteca.

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