Lettere al Direttore
27 Ottobre 2016

“Voi siete razzisti”

di Redazione | 6 min

Ammazziamoli tutti.

È questo che emerge da ciò che è capitato a Gorino. Come a Gaibanella prima. E a San Bartolomeo in Bosco prima ancora. Ed a Ferrara con le ultime manifestazioni di Forza Nuova e della Lega Nord. Perché è questo che emerge dalle barricate e dai cortei.

Perché è questo che intimamente volete. Che spariscano tutti. Che non si facciano più vedere. Ed allora abbiate la dignità ed il coraggio di gridarlo. Uscite dalla retorica del “non sono razzista ma”. Perché tanto voi siete razzisti. Perché se per puro caso l’Africa e parte del Medio Oriente improvvisamente si spopolassero sareste contenti, forse perfino felici. Così non avreste più a che fare con gli altri. Con l’altro. Poco importa quali sono le condizioni di vita che noi, occidente bianco, abbiamo imposto negli anni a quelle persone.

Poco importa l’averli prima depredati e poi, in alcuni casi bombardati, in preda al delirio di esportazione della democrazia. Poco importa che nella stragrande maggioranza dei casi abbiamo chiuso gli occhi di fronte a quello che, lì, capitava. Tanto noi eravamo al sicuro nelle nostre case.

Ed allora uscite dalla retorica nella quale siamo tutti intrappolati: raccontatelo che se fosse per voi bombardereste direttamente le navi su cui queste persone viaggiano, o meglio ancora, che se fosse possibile radereste al suolo un intero continente. Tanto è questo quello che avete realmente in mente. Ecco, si dirà, è arrivato il maestrino buonista che giudica tutti dall’alto.

Già vi vedo scrivere in maniera compulsiva-ossessiva sui profili social o sui giornali on line frasi del tipo: “prenditene un po’ a casa tua”; “è facile fare il leone da tastiera”; “non c’è posto per tutti”; “questi stuprano le donne e ci rubano il lavoro”.

Non proverò a convincervi che i migranti sono un motore centrale dell’economia del nostro paese, che sono parte integrante e decisiva del nostro reddito complessivo. Ci sono studi che lo provano in maniera incontrovertibile. Non lo farò perché tanto a voi non interessa una discussione di merito rispetto alla ricchezza prodotta dal fenomeno migratorio.

Vi serve un nemico, un capro espiatorio, verso cui riversare la colpa di tutti i mali del mondo. Come spesso si è fatto nella storia. Vi dirò però che non ospito migranti e che non ho intenzione di farlo. Perché penso che sia lo Stato a dover accogliere e prendersi cura di chi è in difficoltà. Con ogni mezzo necessario. Anche espropriando temporaneamente strutture private. E dovrebbe farlo per tutti e per tutte. Anche per gli italiani.

Ma per fare questo servirebbe un sistema stato universale e solidale. Ed invece tutti gli ultimi governi hanno progressivamente tagliato le risorse destinate alla sanità, allo stato sociale, alla scuola. Di fronte a questo scempio voi, paladini della razza italica, dove eravate? Io ero in piazza a protestare. Ma voi? Ed ancora. Dove eravate, strenui difensori dei diritti della popolazione natia, quando i governi Berlusconi, Letta, Monti, Renzi (non necessariamente in quest’ordine) smantellavano le regole del mondo del lavoro creando una società sempre più frammentata dove è in atto una perenne guerra fra poveri? Io ero ancora in piazza a protestare.

Ma voi? Quanti di questi migranti lavorano in nero per ditte nostrane? Quanti di questi vengono malpagati e sfruttati sotto il perenne ricatto dell’interruzione del rapporto di lavoro? Quante cooperative – non per forza rosse – coprono in realtà lavoro irregolare, anche nel territorio dei barricaderi? Ma questo silenzio è normale. Perché prima vengono gli italiani. E quando a non essere pagati e ad essere sfruttati sono uomini e donne italiane, gli amministratori ed i politici locali e nazionali che definiscono eroi gli abitanti di Gorino dove sono? Quando a Bondeno la Cooperativa Saman non paga da 7 mesi le cinque lavoratrici rimaste in struttura, dov’è il sindaco? E quando un datore di lavoro non rispetta i CCNL dove sono le istituzioni? E quando in caso di cambio di appalto i lavoratori coinvolti in esso perdono salario e diritti, dov’è la politica? Per avere voce è necessario morire di lavoro? Ah già, a Piacenza è morto un migrante… Gli autoproclamatisi difensori dell’italianità, quanti cittadini italiani in difficoltà ospitano nelle proprie case?

Immagino nessuno. E non penso che la motivazione sia simile alla mia. Penso che nessuno di voi ospiti italiani in difficoltà perché a voi di loro, in realtà, non interessa nulla. Il centro del mondo siete voi stessi ed il vostro ombelico. Ed allora dagli al negro spacciatore, dagli al migrante portatore di malattie, dagli al clandestinofondamentalista-seguace dell’Isis.

Certo in alcuni quartieri della città esiste un problema di legalità non nascondibile. Ma è un problema politico e non di ordine pubblico. Ed è con la politica che lo si deve affrontare, non con l’esercito. Non è militarizzando una città che si risolvono le questioni dello spaccio e della prostituzione.

Vogliamo eliminarli? Bene. Siamo disposti a ragionare di legalizzazione delle droghe leggere e della prostituzione? Bisogna aprire spazi di confronto in cui si costruiscano regole condivise basate sul rispetto reciproco. Poi chi sbaglia paga. Chiunque esso sia. Così, prima dello spaccino proviamo a colpire chi allo spaccino, molto spesso un bianco, procura la merce? Così, accanto alla condanna delle violenze praticate dagli stranieri nei confronti di donne, italiane o meno ha poca importanza, cominciamo a denunciare pubblicamente che le mura domestiche della famiglia tradizionale sono il luogo nel quale si consumano, dati alla mano, il maggior numero di violenze di genere? Così, prima di lamentarci della concentrazione di migranti in alcuni quartieri andiamo a vedere chi a loro, molto spesso un bianco e molto spesso in nero, quelle case affitta? O crediamo che la ghettizzazione in alcune zone della città sia la soluzione.

Parigi non ci ha insegnato nulla? Il fatto che gli attentatori fossero francesi cresciuti nelle periferie con il miraggio della città non ci dice nulla rispetto al fallimento di una politica di integrazione a compartimenti stagni? Ma torniamo a noi. Alle barricate ed ai muri. Rimango stupito dall’ossimoro vivente che questi cristiani difensori dell’italianità incarnano. Pronti a chiudere le porte del proprio villaggio il sabato ed a varcare quelle della chiesa la domenica.

Come se Cristo stesso non fosse stato un migrante nato in terra straniera, lontano da casa. Come se il precetto cristiano di dar da bere agli assetati e da mangiare agli affamati per loro non valesse. “Ma siamo di fronte ad uno scontro di civiltà. Ad una vera e propria invasione”. Come se la cultura europea fosse un monolite unico privo di contaminazioni. Come se la civiltà araba non permeasse già in profondità la nostra società. A partire dalla numerazione. Araba appunto. Ed a proposito di numeri, penso che ricordarvi che la percentuale dei migranti sia infinitesimamente inferiore ai nati da generazioni sull’italico suolo sarebbe inutile. Perché, lo ripeto, a voi non interessa il confronto. Cercate semplicemente il nemico. “Prova tu a costruire una chiesa nei paesi islamici e poi vedi che fine fai!!!” Anche ammessa e non concessa la veridicità di questa affermazione, dovremmo comportarci così anche noi? Dovremmo sottostare alla legge del taglione secondo la quale vige la logica dell’occhio per occhio? Ma il mondo diventerebbe cieco, direbbe Ghandi…

Ed eccoci al nodo centrale di tutta la discussione: la migrazione non è un fenomeno arrestabile. Non lo è oggi come non lo è stato in passato. Quando i migranti eravamo noi. Nessun muro potrà fermare uomini e donne che scappano dal deserto che noi abbiamo contribuito a costruire. A meno che non si decida di cannoneggiarli tutti. Al momento della partenza, durante il viaggio o direttamente a casa loro. Ammazziamoli tutti, quindi. Ammazzateli tutti. Non abbiate paura di gridarlo. Dovrete però ammazzare anche me. Perché io sarò al loro fianco. E non per coraggio o eroismo.

Ma per l’umanità che ancora mi muove.

Luca Greco

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