Attualità
27 Ottobre 2016
Il paesino del delta ferrarese è ancora al centro dell'attenzione generale

Gorino tra ponti e barricate

di Redazione | 6 min

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gorino 3Nonostante siano state tolte le barricate, Gorino è ancora al centro dell’attenzione generale. E la pioggia di dichiarazioni contro e a sostegno degli abitanti ne è la prova. “A Goro è stata una minoranza impaurita a salire sulle barricate”. Ne è convinta l’europarlamentare del Pd Cécile Kyenge, secondo la quale quelle barricate “non sono espressione del sentimento della maggioranza della comunità di Goro, piuttosto di una minoranza aizzata da agitatori di popolo per fare più rumore della maggioranza silenziosa ed apparire interpreti della volontà dei più”.

La Kyenge ammette che ci sono problemi nel sistema nazione di accoglienza, “ma è altrettanto vero che il più delle volte, come in questo caso, questi problemi sono amplificati e strumentalizzati ad arte con un gioco di prestigio per nascondere la cruda verità: l’accoglienza della persona in fuga è un secolare dovere di civiltà e fratellanza umana, e quelle barricate, contro 12 donne sono contro la nostra storia di popolo italiano”.

Non possono esistere due comunità, due Italie, due fronti contrapposti, pro o contro l’accoglienza, pro o contro la sicurezza, pro o contro la legalità. Lo sostengono le associazioni cattoliche impegnate nella provincia di Ferrara, Acli, Azione Cattolica, Agesci, Ferrara Bene Comune e Masci a proposito delle barricate di Gorino.

“Ribadiamo – aggiungono – il desiderio e l’impegno ad operare per costruire ponti invece di erigere muri, per affermare il valore e la dignità della vita umana, innanzitutto dei più indifesi, dei poveri, degli oppressi, dovunque risiedano e da dovunque siano arrivati”. Prendendo spunto dalle parole della diocesi, che definiva “ripugnante per la coscienza” quanto avvenuto nel paesino del delta, le associazioni sostengono che “solo sul terreno del confronto e dell’educazione dei nostri ragazzi e ragazze possiamo gettare i semi delle nostre prossime comunità, aperte, accoglienti e capaci di essere e rendere felici”.

Quanto al caso della donna all’ottavo mese di gravidanza, arriva un “esecrabile” da parte del presidente del Movimento per la Vita Italiano, on. Gian Luigi Gigli: “la vita va difesa in tutte le sue fasi, dall’inizio alla fine, indipendentemente dalla nazionalità di chi è in pericolo. Il Movimento per la Vita italiano ribadisce la disponibilità a suo tempo comunicata al Ministero dell’Interno, pronto ad accogliere migranti in stato di gravidanza e profughe neomamme nella propria rete di 41 case di accoglienza, distribuite su tutto il territorio nazionale. Per noi – sottolinea il presidente MpV – si tratta solo di declinare nello specifico delle donne profughe la missione accoglienza che caratterizza la nostra attività”.

Anche Occhioaimedia e Cittadini del Mondo parlano di “vergogna” per una città diventata “sinonimo dell’intolleranza e della disumanità non solo in Italia ma sui siti web e social media di tutto il mondo” e si dissociano” dall’azione intrapresa da quelle persone, prendendo atto anche dell’atmosfera di odio che si è istaurata nella nostra provincia in questi mesi, dei politici di destra che giocano sulle paure della gente e dei media locali che fanno da cassa di risonanza ogni volta che aprono bocca”.

Sostegno alle istituzioni “impegnate a garantire un adeguato, dignitoso e civile livello di accoglienza” e solidarietà ai Comuni “che credono sia importante accogliere in modo non emergenziale ma strutturale, attraverso un’organizzazione seria e di sistema, in grado di affrontare e gestire i diversi ambiti che caratterizzano la convivenza tra persone con culture diverse” arrivano dalla Cgil di Ferrara e dell’Emilia-Romagna.

“Ciò che serve – secondo loro – è una progettualità di medio e lungo termine, che preveda, ad esempio, l’ampliamento dei posti Sprar o l’attivazione di percorsi formativi e di inserimento socio-lavorativo per i migranti, al pari dei cittadini autoctoni disoccupati. Ma è evidente che alimentare l’intolleranza evita anche di poter ragionare con le popolazioni locali così da non affrontare il tema fondamentale che sta nella redistribuzione della ricchezza e nella necessità di garantire giustizia sociale e solidarietà.

“Le barricate di Gorino sono un fuoco che cova sotto la cenere”, lo afferma la Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia che sottolinea come la farraginosità della gestione politica degli immigrati finisca con il soffiare sul fuoco delle paure”. “Le forze di polizia – spiega il Segretario Nazionale della Consap – vengono mandate a fare da cuscinetto fra uno Stato padrone ed una popolazione suddita, una tendenza che deve essere invertita immediatamente se non si vuole che il virus dell’intolleranza si diffonda”.

“A Gorino è successa una cosa gravissima – è il pensiero del deputato leghista Massimo Fedriga, presente ieri a Ferrara per la manifestazione del Carroccio al Palaspecchi -. Alfano sul caso di Gorino così come per quello di Verona ha dato disposizione di sequestrare le strutture. E’ una cosa che non si è mai vista. Il prossimo passaggio sarà il sequestro delle seconde case? Si stanno stupendo per una reazione giusta”. Sulla stessa lunghezza d’onda Nicola Lodi: “il prefetto Tortora ha fatto una delle più gravi azioni che un rappresentante dello Stato possa fare sequestrando le loro camere compreso l’alloggio dove dormono i gestori, nell’unica struttura che regge il turismo in un paese che ha già gravi problemi. Gorino non è razzista, stiamo deviando il discorso dalle responsabilità vere, che sono di prefetto e presidente della Provincia Tagliani. Noi non ci pentiamo di fare barricate, è lo Stato a essere razzista con noi”.

“A Gorino non ci sono fascisti, ma eroi. Tante persone per bene che hanno detto di “no” all’iniziativa del prefetto, che aveva di fatto “sequestrato” un ostello per metterci dentro donne immigrate”. Questo il commento del capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, in assemblea legislativa. Fabbri non ha accettato l’appellativo di «fascisti», utilizzato per bollare con superficialità la protesta della gente di Goro e Gorino. Il capogruppo leghista ha definito “sbagliato il sistema dell’accoglienza, finalizzato soltanto ad alimentare il business delle cooperative sociali”.

Proprio sul paragone dei goresi con gli eroi della Resistenza fatta ieri da Fabbri si scaglia l’Anpi: “che cosa avrebbero in comune le reazioni egoistiche verso donne scappati dall’inferno, con i valori della Resistenza? Nulla. Sarebbe opportuno che chi ha responsabilità pubbliche studiasse la storia del nostro Paese per rispetto soprattutto a chi ha sacrificato la propria giovinezza e la propria vita per fondare la democrazia in Italia. Ma anche per rispetto alle nuove generazioni che hanno diritto di crescere, non nella paura dell’”altro”, della diversità, ma nella educazione al governo della convivenza civile e della solidarietà con i più deboli. Purtroppo come diceva Antonio Gramsci, la storia insegna, ma gli uomini non imparano niente”.

Sull’imposizione dall’alto per giustificare le barrivate punta anche Paolo Spath di Fratelli d’Italia, che parla di “giudizi affrettati”, fatti “senza conoscere il territorio, senza conoscere le persone, senza conoscere i fatti, senza sapere nulla!”. Per Spath goresi e migranti sono “tutti vittime di un sistema di accoglienza indegno, gestito in modo pessimo, viziato dal profitto e dagli accordi economici, dipinto spesso di un’ipocrita solidarietà”.

Per l’Udi di Ferrara, invece, la sensazione di ‘spodestamento’ avvertita dalla cittadinanza è sproporzionata rispetto alle effettive conseguenze. Può davvero quella dozzina di donne – si chiede – essere una concreta minaccia per una comunità intera? E quella comunità non ha forse mostrato con quell’atto di forza una fattiva fragilità?”.

Di “sproporzionata risonanza mediatica” parla Gianni Belletti, Comunità Emmaus di Ferrara: “come voi – afferma riferendosi ai goresi, sono profondamente contrario a questo modo di “gestire” i flussi migratori, dando grandi opportunità a uomini e donne senza scrupoli, in Italia come all’estero, di lucrare sulle aspirazioni della povera gente. È fin troppo evidente che oggi i migranti sono utilizzati come un’arma per manipolarci, per distrarci da altre questioni politiche e sociali fondamentali, per orientarci verso chissà quali lidi e scelte”.

Ai cittadini di Goro Claudio Piva del Partito Comunista Italiano di Ferrara chiede invece di “fare una seria riflessione, sull’accaduto, finalizzata a ritrovare la coscienza civile, l’umana compassione, e l’accoglienza”. Il suo auspicio è “che non ci si presti a strumentazioni, non si scada in tentazioni xenofobe e si evitino guerre tra poveri”.

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