Attualità
23 Ottobre 2016
Un "viaggio della memoria" per i ragazzi del Vergani in visita in Polonia

Studenti ferraresi sulle tracce dei deportati ad Auschwitz

di Redazione | 5 min

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Un viaggio di cinque giorni sulle tracce dei deportati ferraresi di origine ebraica al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau: è la tappa conclusiva del progetto “Cammino nella memoria e nell’impegno: da Ferrara ad Auschwitz”, che ha coinvolto quaranta studenti delle classi quarte dell’Iis Vergani di Ferrara, con il coordinamento della professoressa Susanna Tasso.

Il progetto, che fa parte dei “Viaggi della memoria” finanziati dall’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia Romagna ed è frutto della collaborazione fra l’istituto superiore e l’istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, ha permesso ai ragazzi di approfondire le tematiche storiche della dittatura fascista e dell’Olocausto, ripercorrendo le vicende della propria città e dei suoi cittadini di fede ebraica in quegli anni travagliati. Obiettivi principali: il recupero e la valorizzazione della memoria storica locale e nazionale, la promozione della consapevolezza nella difesa dei diritti umani e l’educazione alla cittadinanza attiva e alla pace.

Il viaggio a Cracovia e Auschwitz che si è svolto in questi giorni arriva a conclusione di un lungo percorso di approfondimento, composto di proiezioni di film e di testimonianze, di un laboratorio di lettura e di incontri a cura dell’Istituto di Storia Contemporanea sulla storia della comunità ebraica di Ferrara, che ha calato le vicende storiche nei luoghi che gli studenti conoscono, nelle vie, nelle piazze e fra i banchi che frequentano ogni giorno. Una conoscenza affiancata dalla richiesta di riflessione e di rielaborazione personale non solo della storia e della memoria di quegli avvenimenti, ma di ciò che significa la memoria nell’esperienza di ciascuno dei ragazzi, che porterà alla produzione da parte loro di un video sul viaggio stesso.

“Ogni anno gli istituti storici della regione raccolgono e valutano i progetti delle scuole dei propri territori”, ci ha spiegato la direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara Anna Maria Quarzi. “Siamo molto fieri non solo perché per la prima volta siamo riusciti, grazie alla collaborazione con l’Iis Vergani, a far partire i ragazzi di un istituto professionale, ma anche perché abbiamo fatto approvare e finanziare tre progetti e viaggi: ad Auschwitz, nella Francia di Vichy (coinvolti i ragazzi dell’Iis Aleotti-Dossi e del liceo scientifico A. Roiti, in partenza mercoledì 19 ottobre) e a Fossoli di Carpi, dove si è recato l’istituto comprensivo di Sant’Agostino”.

“Credo che per i miei ragazzi sia stato un momento bello, importante, indimenticabile – ci ha detto la professoressa Roberta Monti, dirigente scolastica dell’Iis Orio Vergani – Hanno risposto positivamente agli stimoli che questa esperienza ha offerto, dimostrando che si può ancora sperare in un mondo migliore”. Giornata centrale del viaggio dei quaranta studenti dell’istituto Vergani è stata giovedì 13 ottobre, con la visita al quartiere ebraico di Cracovia prima e poi, nel pomeriggio, al lager di Auschwitz-Birkenau.

Come ha spiegato loro Anna, la guida, “non si può parlare della storia della Polonia senza parlare degli ebrei polacchi”: la comunità di Cracovia ha animato le strade del quartiere Kazimierz fin dal quindicesimo secolo, diventando uno dei centri culturali e spirituali dell’ebraismo polacco. I ragazzi hanno visto le sinagoghe: la sinagoga detta Alta per la collocazione della sala delle preghiere al secondo piano per evitare i rumori della strada; la sinagoga Stara, la più antica di Cracovia, costruita più in basso del livello stradale perché gli edifici di culto ebraici non dovevano sovrastare le chiese cristiane, oggi ospita il museo che racconta la storia della comunità; per finire la sinagoga Remuh, dedicata al famoso rabbino commentatore della Torah, con il cimitero annesso.

Proprio qui pregano i pochi ebrei rimasti a Cracovia dopo l’invasione nazista e la Shoah, quando il quartiere fu trasformato in un ghetto, prima che iniziassero le deportazioni. Anna li ha anche portati nelle strade dove il regista Steven Spielberg ha girato il film “Schindler’s List” e dove è cresciuto un altro famoso maestro, Roman Polanski, poi ha mostrato loro la fabbrica di Oskar Schindler, che ha salvato 1.100 ebrei: oggi è un museo sulle difficili condizioni materiali e morali della popolazione civile durante l’occupazione nazista.

Dopo aver camminato nei luoghi dove gli ebrei hanno vissuto per secoli, il pomeriggio è stato dedicato alla forte esperienza della visita alla fabbrica della morte, non solo per gli ebrei: il campo di concentramento di Auschwitz, divenuto nel tempo l’emblema del sistema concentrazionario del Terzo Reich, dal 1947 museo nazionale e dal 1979 sito Unesco. Lungo i corridoi e nelle sale dei blocchi di Auschwitz I i ragazzi hanno visto le fotografie degli internati, compresi gli esperimenti di Mengele sui gemelli, le immagini e le mappe con l’arrivo dei convogli e la selezione dei deportati, un modello che riproduce una delle camere a gas di Birkenau, sono passati sotto il cancello con la tragica scritta “Arbeit macht frei” e a fianco della forca per le impiccagioni.

Quello che li ha colpiti di più però sono state le teche con gli oggetti delle persone deportate: le valigie, le scarpe, il pentolame, ma soprattutto le due tonnellate di capelli che, come ha spiegato loro la guida, spesso venivano rivenduti. Di grande impatto anche la camera a gas del campo, la prima dove si sia sperimentata l’uccisione con lo Zyklon B, con annessi i crematori: difficile per i ragazzi capire come i corpi vi potessero essere gettati e bruciati uno dopo l’altro senza alcun rispetto. Poi la lunga camminata sui binari di Birkenau, fino al memoriale internazionale dove si svolgono ogni anno le celebrazioni del 27 gennaio, fra i resti delle camere a gas e dei crematori fatti saltare dai nazisti prima della ritirata per nascondere il proprio crimine.

Al termine della visita, nonostante il buio e il freddo, proprio qui sotto la torretta di controllo del campo di Birkenau, i ragazzi e le insegnanti che li accompagnavano hanno voluto ricordare i cittadini ferraresi deportati ad Auschwitz leggendo in cerchio, uno ciascuno, i 108 nomi delle vittime e quelli dei cinque sopravvissuti. Non un rito retorico e consolatorio, ma un momento di riflessione per costruire il futuro a partire dalle proprie radici, senza temerne gli aspetti più ambigui.

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