Indiscusso
6 Ottobre 2016

Brutto e poco! Il tempo che ci resta

di Marzia Marchi | 4 min

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Stiamo fabbricando condizioni nuove per la nostra specie! Questo il senso della relazione di Luca Mercalli al festival di Internazionale.

Si tratta di condizioni inedite anche dal punto di vista sociale. Se in passato i cambiamenti climatici si affrontavano spostandosi, ora si sposta solo una parte di popolazione, quella più povera e l’altra deve trovare condizioni per proteggere il proprio costruito. Deadline al 2050 se non si svolta a 90 °, altro che transizione lenta. “Il danno è già fatto” – dice letteralmente lo scienziato climatologo, ora possiamo solo ridurre l’impatto. Altrimenti non ci resterà che l’adattamento alle diverse condizioni climatiche, ambientali e dunque sociali. Sì perché Mercalli non gira intorno al problema, per questo gli hanno soppresso la trasmissione televisiva in cui faceva sana divulgazione scientifica! “Capitalismo e ambiente – dice infatti – sono incompatibili. Stiamo lasciando scorie disseminate sul pianeta. Da oltre un secolo procede questo trend che, nonostante gli accordi di Cop 21 a dicembre 2015, non accenna ad una inversione di rotta”.

Chi, come Mercalli, come gli ambientalisti, si affanna a rendere noti gli effetti del dissennato agire umano in termini di inquinamento ambientale viene tacciato di catastrofismo e lo scienziato si prende in carico l’accusa rovesciando il paradigma.

Né uno scienziato come me, né Papa Francesco guadagnano alcunchè a denunciare il pericolo mentre invece chi lancia accuse di catastrofismo sono le grandi società, i poteri politici che pagano scienziati di secondo ordine per manipolare i dati, i quali prevedono invece un innalzamento della temperatura globale in grado di sciogliere i ghiacciai e di mettere a rischio grande parte della vita costiera (dove peraltro si concentra la maggior parte dell’ antropizzazione).

IL Foglio, Il Giornale, Libero sono i giornali portavoce di questi interessi e sbeffeggiano chi avverte che il mare potrebbe arrivare a Piacenza, che sta a 70 metri sul livello marino e con lo scioglimento dei ghiacciai in corso, all’attuale ritmo, la previsione è che il livello delle acque si alzi appunto fino a 70 metri.

Dunque qui voi vi giocate il delta” – ammette senza indugio il metereologo e le falde acquifere, infestate dal cuneo salino che avanza inesorabilmente.

Abbiamo ancora una mentalità da uomo primitivo, di assalto all’ambiente, di raccolta, di sfruttamento della natura mentre invece abbiamo in mano strumenti tecnologici di una portata pazzesca che dilata gli effetti dell’agire umano. Per questo si commettono “enormi castronerie”- aggiunge stilando un efficace elenco della moltiplicazione della potenza umana: la forza di un uomo è paragonabile a 100watt, quella di un cavallo a 750 watt, qualsiasi cretino con una automobile ha a disposizione 50.000watt, che infatti può anche usare per fare una strage come a Nizza!

Oggi – dice con efficacia lo scienziato- qualsiasi mezzo meccanico esprime una potenza infinite volte più potente del cervello che la usa”.

Cosa occorre dunque? Occorre ricordarsi che le leggi economiche sono frutto del pensiero umano e si possono cambiare mentre la leggi della termodinamica sono un dato di fatto. Occorre cominciare a valutare le scelte economiche senza esternalità, ovvero quei costi di prevenzione, di effetti sulla salute, di danni a lungo termine che oggi non vengono mai conteggiati tra i conti di un investimento. Certo, questo potrebbe tradursi nel costo della benzina a 20 euro ma sarebbe l’unica strada per fare in modo di sviluppare l’uso di energie alternative che oggi non vengono sufficientemente praticate perché per “qualcuno” è ancora molto più conveniente l’uso delle fonti fossili, soprattutto petrolio, anche se sempre più scarso, di pessima qualità e ad alto costo di estrazione.

La green economy è possibile, ciò che non è possibile è il green capitalism, una contraddizione nei termini”. Trasuda amarezza Luca Mercalli, anche a microfoni spenti, dove ammette la rabbia di aver perso la possibilità di divulgare via tv le informazioni che ricava dai suoi studi. Amarezza anche perché solo 8.000 persone (tra cui la sottoscritta) hanno firmato la petizione per impedire la chiusura della sua trasmissione. Numeri ridicoli oggi – sottolinea – ma manca una comunità culturale- intellettuale umanista in grado di veicolare informazioni che non siano strutturali al sistema economico. Si sta perdendo la capacità di produrre “cultura della conoscenza” ed è fin troppo facile dare delle cassandre … o dei gufi… a chi , sempre più isolato cerca di fare informazione, fosse pure con una enciclica come Laudato sì.

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