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6 Ottobre 2016
Mostra a Palazzo Reale di Milano fino al 29 gennaio

Gli artisti del “Mondo Fluttuante” (ukiyoe): Hokusai, Hiroshinge e Utamaro

di Redazione | 4 min

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Gli uomini e gli animali, gli umili testimoni dell’esistenza quotidiana, la leggenda e la storia, le solennità mondane e i mestieri, tutti i paesaggi, il mare, la montagna, la foresta, il temporale, le tiepide piogge delle primavere solitarie, l’alacre vento agli angoli delle strade, la tramontana sull’aperta campagna, i volti delicati delle donne. Tutto questo, più il mondo dei sogni e il mondo del meraviglioso, sono i soggetti prediletti dei tre artisti per eccellenza del “Mondo Fluttuante” (l’ukiyoe): Hokusai, Hiroshinge e Utamaro.

Proprio ai tre artisti dell’ukiyoe è dedicata la mostra aperta fino al 29 gennaio 2017 a Palazzo Reale di Milano e che attraverso 200 silografie policrome e libri illustrati provenienti dalla prestigiosa collezione del Honolulu Museum of Art, propone un viaggio nel mondo artistico e umano dei tre maestri, che ancora oggi, come nei secoli precedenti, hanno influenzato scuole e artisti del Giappone e dell’Europa, contrapponendo all’etica del samurai il godimento del singolo momento, il piacere, il divertimento in ogni sua forma.

L’esposizione è curata dalla professoressa Rossella Menegazzo, docente di Storia dell’Arte dell’Asia Orientale dell’Università degli Studi di Milano, si inserisce all’interno delle celebrazioni del 150 ͦ Anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia, avviate con la stipula del primo Trattato di Amicizia e Commercio tra i due Paesi il 25 agosto 1866.

Attraverso 5 sezioni (Paesaggi e luoghi celebri: Hokusai e Hirodhige; Traduzione letteraria e vedute celebri: Hokusai; Rivali di “natura”: Hokusai e Hiroshige: Utamaro: bellezza e sensualità; I Manga: Hokusai insegna) la mostra mette in luce il mercato dell’immagine dell’epoca, che richiedeva di trattare soggetti precisi, luoghi e volti ben noti al pubblico, temi e personaggi alla moda. Una domanda intorno alla quale nascevano inevitabilmente rivalità, prima ancora che tra gli stessi artisti, tra gli editori che producevano le opere e si contendevano i migliori pittori, incisori e stampatori per dar vita a serie di stampe sempre diverse, verticali, orizzontali, in forma di ventaglio, in formato di libro per soddisfare un mercato dell’editoria sempre più esigente e ampio.

Il percorso di mostra pertanto, attraverso le silografie dei tre maestri, Katsushika Hokusai (1760 – 1849), Utagawa Hiroshige (1797 -1858) e Kitagawa Utamaro (1753 – 1806), mette in evidenza come fossero ricorrenti gli stessi soggetti e come gli editori fossero obbligati a inventare espedienti quali formati e inquadrature diverse.

Ma anche come ognuno di questi artisti si sia distinto con una serie tematica specifica fino a renderla un best seller obbligando gli altri a cimentarsi sullo stesso soggetto alla moda per ricavarsi il proprio spazio sul mercato. Risulta chiaro così perché alle Trentasei vedute del monte Fuji di Hokusai (1830 – 32 circa) seguirono, a distanza di quasi vent’anni, anche Trentasei vedute del monte Fuji di Hiroshige (1852 – 58) e come queste ultime comprendevano vedute simili che in qualche modo citano il maestro Hokusai (ad esempio proponendo la “Grande onda” con una simile inquadratura ma meno irruenta e drammatica).

Allo stesso modo si comprende perché la serie più famosa di Hiroshige, le Cinquantratrè stazioni del Tōkaidō, edita inizialmente nel 1833 – 34, sia stata ripetutamente proposta dallo stesso autore con editori diversi e in formati diversi, se non addirittura in collaborazione con altri artisti, e come il soggetto sia stato trattato da Hokusai in una serie di surimono (biglietti di auguri) e silografie tra il 1804 e il 1811.

Scorci di ponti, cascate, quartieri di Edo, di Kyoto e delle province più lontane, insieme ai volti, all’eleganza dei kimono e alla sensualità delle donne più belle dell’epoca dipingono il quadro di una società e accompagnano l’osservatore, di allora come di oggi, nei luoghi e nelle località frequentati dai tre maestri e dai loro contemporanei; testimoniano come l’uomo sia sempre parte attiva e integrata nella natura, anche quando i soggetti rimandano alla tradizione letteraria, poetica e teatrale; evidenziano da un punto di vista tecnico una crescente confidenza dei maestri dell’ukiyoe con quelle che furono le modalità di rappresentazione della realtà provenienti da Occidente che furono integrate poco alla volta nelle immagini del Mondo Fluttuante e soprattutto segnano da un punto di vista sociale e politico la creazione di una nuova e più omogenea identità culturale nazionale.

D’altra parte, furono queste immagini, in particolare le vedute del Giappone di Hiroshige, i 15 volumi di Manga di Hokusai, i volti delle bellezze di Utamaro a divenire punto di riferimento estetico per tutti gli artisti successivi: i fotografi giapponesi e occidentali affermatisi in giappone nella seconda metà dell’Ottocento si rifecero ai colori, alle inquadrature e ai soggetti dell’ukiyoe per i loro scatti da proporre agli stranieri, confermando quelle immagini come “l’Immagine del Giappone” oltreoceano che conquistò e sconvolse il mondo artistico europeo, in particolare nella Parigi di fine Ottocento, trasformando e rivoluzionando la modalità pittorica degli impressionisti.

Un fascino che continua a perpetuarsi ancora oggi e che ha dato e dà vita a tutta quella produzione grafica contemporanea che da quest’arte fluttuante è scaturita, dai manga agli anime, dal tatuaggio fino ai gaget più commerciali, ma anche nel continuo richiamo da parte di artisti contemporanei giapponesi e stranieri nelle loro opere di temi e qualità delle stampe dell’ukiyoe.

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