Attualità
1 Ottobre 2016

La nostra politica fa schifo, ma facciamo buone scarpe

di Redazione | 3 min

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Vigilia di Natale finita a pugni tra due fratelli

Era la vigilia di Natale dello scorso anno. Per le feste si ritrovano assieme, con le rispettive famiglie, due fratelli tra i quali, per questioni legate all'eredità paterna, negli ultimi tempi non corre buon sangue. Il più giovane dei due, classe 1976, abita nella casa di Pieve di Cento ereditata come proprietà indivisa

unnamedInnanzitutto l’amore dei britannici nei confronti dell’Italia non è una moda passeggera di una generazione, e già non è poco. E poi ci sono il bidet, la lingua sexy, la cultura, “la vostra economia fa schifo, e anche la vostra politica, ma fate buone scarpe”.

È questo ciò che viene fuori dall’incontro, avvenuto venerdì pomeriggio alla sala Estense, tra il giornalista britannico David Randall, il suo omologo italiano – ma vive a Londra anche lui – Claudio Rossi Marcelli di Internazionale e lo scrittore Marco Mancassola sul perché Londra attiri gli italiani e perché di converso, gli inglesi amino l’Italia. Incontro che a tratti diventa leggero grazie allo humour inglese di Randall e vira saltuariamente sulla conferma, e la smentita, degli stereotipi delle due nazioni.

“Quello che ammiriamo dell’Italia non è solamente il cibo, ma la cultura in generale”, racconta Randall. “Però ho fatto un giochino, ho chiamato l’ambasciata italiana a Londra chiedendo quanti ristoranti italiani ci fossero nel Regno Unito: sono 5mila e 200. Poi ho chiamato quella britannica a Roma facendo loro la stessa domanda: di ristoranti inglesi in Italia non ce n’è nemmeno uno. E poi la lingua italiana ha un suono particolarmente sexy per gli inglesi, una donna italiana che chiede a che ora apre la banca sembra dire ‘ti renderò felice per tutta la vita’; un’inglese che ti chiede di andare via per il weekend non farebbe lo stesso effetto. E una tedesca che giura amore eterno sembrerebbe l’annunciatrice di una stazione locale. Il suono di una lingua fa un grande effetto”.

“Io ho visto gente che mi ha chiesto scusa per il voto della Brexit spiegandomi che ‘non ce l’abbiamo con voi, ma con i polacchi’”, racconta poi Rossi Martelli non appena si tira fuori l’argomento della marea di italiani a Londra, tanti ma non la maggioranza come pare invece ai connazionali in trasferta. “Io insegno ogni tanto italiano ai college per adulti e rimane una nicchia di affezionati anche se molti giovani si stanno spostando verso altre lingue di Paesi del mediterraneo, come lo spagnolo. E nella lista delle lingue straniere parlate a Londra l’italiano è solo all’undicesimo-dodicesimo posto”, conferma poi Mancassola.

Sul fronte Brexit invece, Randall spiega che è parte della psicologia inglese: “Siamo entrati con riluttanza nell’Ue prendendola come organizzazione commerciale, mentre sempre più sta prendendo la direzione di un grande stato federalista, e quindi ne siamo usciti. Vogliamo essere vicini all’Europa, ma non troppo coinvolti. Io ho votato ‘leave’, e quando lo dico alcuni si arrabbiano, ma a loro rispondo: ‘pensate che James Bond avrebbe mai votato ‘remain’?”.

Randall poi mostra anche una grande ammirazione per lo stile di vita mediterraneo. “La prima volta che sono venuto in Italia, a Perugia, la sera sono uscito e in giro non c’erano ragazzi ubriachi, e nemmeno gente che voleva picchiarsi. Siamo molto diversi in questo insieme alle culture dei paesi nordici, su questo fronte siamo orribili. Io non bevo, e sembro un alcolizzato”. Ma si trasferirebbe mai in Italia un giornalista inglese? “No, ho le nipotine piccole, io e mia moglie ci siamo molto legati”. “Una motivazione molto italiana per stare fermi”, ci scherza su Marcelli.

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