Portomaggiore
29 Settembre 2016
Un 39enne era l'unico imputato per i fatti risalenti al dicembre 2014. La difesa: "Faremo appello"

Stupro di gruppo su una ragazza, otto anni per uno degli autori

di Daniele Oppo | 2 min

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indexPortomaggiore. Otto anni e 2.400 euro di multa per un giovane dell’est Europa condannato con rito abbreviato per lo stupro di gruppo ai danni di una ragazza avvenuto nel dicembre 2014.

Questa le decisione del gup Silvia Marini che ha sostanzialmente accolto le richieste di pena presentate dal Pm Ombretta Volta (8 anni e 4mila euro di multa) e che scontenta invece la difesa – sostenuta in udienza dall’avvocato Enrico Belletti, in sostituzione di Marcello Borsetti – che aveva chiesto l’assoluzione.

L’imputato – Piotr Cunitin, cittadino moldavo di 39 anni – secondo la tesi accusatoria sarebbe stato uno dei due uomini che avrebbe prelevato la ragazza – una prostituta all’epoca 26enne dell’est Europa – da Ferrara, rapinata dei soldi e del cellulare, l’avrebbe violentata in un boschetto, e poi l’avrebbe portata in un casolare di Portomaggiore dove, ad attenderli, ci sarebbero state altre cinque persone. Lì, si sarebbe consumata un’ulteriore violenza.

Cuntin – sul quale pendono tre capi d’imputazione: violenza sessuale, sequestro di persona e rapina aggravata – era già in carcere a Parma per altri reati ed è stato trasferito in Moldavia per scontare la pena.

Stupro di gruppo su una ragazza, individuato uno degli autori

Secondo la difesa mancano però i riscontri processuali al racconto della ragazza: “La nostra linea difensiva si è basata sulle lacune nelle indagini e sulla poca attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa”, spiega Belletti. Innanzitutto il riconoscimento tramite i tatuaggi dell’imputato, che per la difesa sono stati descritti in maniera differente rispetto alla realtà, poi il DNA dell’imputato trovato nel casolare (su un mozzicone di sigaretta) e su una felpa della ragazza. Quest’ultimo, spiega Belletti, “è una traccia mista di materiali biologici diversi non identificato con precisione”. Altro fattore di dubbio è l’assenza di materiale biologico nei sedili posteriori dell’auto dove sarebbero state consumate le violenze – sia nel boschetto che nel casolare -, con rapporti non protetti. Anche i traumi evidenziati dal referto medico, secondo il legale, non sono compatibili con una violenza di gruppo, né con un denudamento forzato. “Faremo sicuramente appello”, conclude l’avvocato Belletti.

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