Delle lingue e parlate locali se ne era occupato anche un genio indiscusso come Dante, nel suo “De Vulgari Eloquentia”, ma certo l’illustre padre della lingua italiana non poteva immaginare che, ad inizio del terzo millennio, quello straordinario mosaico di parlate e dialetti oggetto del suo studio sarebbe stato a rischio “sparizione”.
In Lombardia, la questione è stata presa talmente seriamente che la Regione ha inteso finanziare progetti di conservazione e divulgazione della lingua “lombarda”. Ci sono, infatti, 300mila euro a disposizione di progetti (non solo scolastici) in tal senso: come la doppia dicitura dei cartelli stradali o nei siti internet istituzionali.
E in Emilia-Romagna? “Esiste una legge (la numero 16 del 18 luglio 2014) – spiega il capogruppo della Lega Nord, Alan Fabbri – che non è più stata finanziata da allora, e che potrebbe diventare il grimaldello per inserire i vari dialetti e parlate locali in occasioni formative o, comunque, per fare rivivere queste lingue locali, che rischiano di sparire”.
La Lega, in Lombardia, ha intrapreso a tutti gli effetti la strada della difesa della cultura e delle tradizioni, mentre in Emilia la legge 14 promuove studi, ricerche, manifestazioni, ed anche esperienze e sussidi didattici per le scuole, sempre con l’intento di difendere le identità culturali e le tradizioni storiche.
“Il rischio concreto – dice Fabbri, che presenterà un’interrogazione all’assemblea legislativa sull’argomento – è quello di vedere sparire i dialetti e, con essi, una parte importante delle nostre tradizioni. La Regione finanzia continuamente nuove iniziative interculturali, valorizzando esperienze che arrivano da fuori confine. E’ incredibile che non si trovi spazio – nelle risorse assegnate alla cultura – per difendere un elemento di coesione territoriale e comunitario, come le nostre parlate tipiche. Chiediamo che la legge del 2014 venga rifinanziata, proprio per questo motivo”.
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