Politica
27 Settembre 2016
La mozione del M5S è stata bocciata con la riserva di valutare attentamente la situazione

Mense scolastiche contro cibo da casa: dibattito aperto

di Redazione | 4 min

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4472855454_3ee9d92c06La proposta di consumare a scuola il pasto portato da casa non è da bocciare in toto ma da valutare attentamente. In attesa di monitorare gli sviluppi della questione, la mozione sulle mense scolastiche presentata dal M5S è stata bocciata in consiglio comunale con 17 voti contrari (Pd e Ferrara Concreta) e 11 voti a favore (M5S, FI, Lega Nord, Gol).

Il documento è stato illustrato dal consigliere pentastellato Sergio Simeone che ha ricordato come “portare a scuola il pasto preparato a casa è un diritto per tutti gli studenti e i loro genitori, indipendentemente che sia dettato da motivazioni economiche o etiche” come stabilito dalla sentenza della Corte d’Appello di Torino del 19 aprile 2016.

Un verdetto su cui l’assessore alla Pubblica Istruzione Annalisa Felletti intende fare chiarezza. “In prima istanza il tribunale di Torino dà ragione al Miur, successivamente in Corte d’Appello riconosce le istanze delle famiglie e viene autorizzata la somministrazione del ‘pasto domestico’, il panino. Nella mozione si chiede di adeguarsi al principio della Corte che sancisce un obbligo generale per la pubblica amministrazione. Ma quella sentenza non ha validità per tutto il territorio nazionale e non è il grado definitivo di giudizio: il Miur ha già anticipato che ricorrerà in Cassazione”.

“Auspichiamo noi per primi che nei prossimi mesi la questione si dipani però è evidente che ha sollevato un interesse a un problema di ordine più generale – spiega l’assessore Felletti – perché incrocia due questioni: la giusta libertà di scelta delle famiglie che noi non mettiamo in discussione; e la nostra doverosa garanzia dei diritti, in primis il diritto alla salute di tutte le famiglie che scelgono di affidarsi al servizio pubblico in materia di refezione scolastica”.

Il Comune di Ferrara, in attesa che il Miur fornica delle linee guida sull’organizzazione del servizio mensa di fronte al dibattito sulla refezione e pasto domestico, sembra lavorare in entrambe le direzioni.

“Ci siamo attivati su un duplice versante – specifica Felletti – a partire dalle dirigenze scolastiche: abbiamo incontrato i dirigenti di tutti gli istituti comprensivi della città e abbiamo chiesto di fornirci una restituzione sulle richieste delle famiglia sul pasto domestico, da cui è emerso che ci sono stati diversi casi di famiglie che hanno chiesto possibilità di consumare il pasto domestico nei locali scolastici al momento della refezione. Poi abbiamo formulato un interpello e posto all’attenzione del dottor Giuseppe Cosenza, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica, in cui chiediamo indicazioni sulla possibilità di somministrare pasto domestico all’interno degli istituti”.

Il perimetro normativo in cui si muove è dettato dalle disposizioni del regolamento pediatrico approvato poco più di un anno fa, dove alla lettera D si cita che il “pranzo offerto dalla mensa scolastica non può essere sostituito dal pranzo delle famiglie”. “La ratio è che mentre tutto ciò che viene fornito nella refezione scolastica è sottoposto a controlli severi di qualità – conclude l’assessore -, qualora si consenta di consumare il pasto domestico, non è possibile effettuare alcun controllo di natura preventiva esponendo chiaramente tutti coloro che si trovano all’interno dei locali a rischi di contaminazioni sul piano igienico sanitario”.

“La contaminazione può avvenire anche durante la merenda” replica Simoneone che rinnova ai consiglieri “l’invito alla collaborazione perché ci sono famiglie che aspettano da anni questo momento: magari ci diamo un termine di un anno di tempo per la sperimentazione”. Che dovrà aspettare. “Il rischio è che si creino anche delle differenze tra bambini di serie A e di serie B – nota Alberto Bova (Fc) -: chi ha dei problemi economici e non può pagare i 5 euro si porta il panino da casa, consentendo a chi ne ha 5mila da spendere di andare con ostriche e champagne (analcolico)” scherza il consigliere.

“Il diritto che dobbiamo tutelare è quello di avere una mensa – rimarca Bova -. Se la Cir che si è aggiudicata una gara di appalto fornisce un cibo non consono alle aspettative dei bandi, ci sono le commissioni che hanno il compito di valutare periodicamente i pasti. Dobbiamo garantire a tutti di dare da mangiare a tutti i figli, con cibo apposito per chi ha particolare patologie, intolleranze o per motivi di religione. Non consentiamo a chiunque di portarsi quello che vuole da casa. Se il reddito non da possibilità di pagare la mensa, dobbiamo analizzare queste situazioni e aiutare le famiglie”.

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