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25 Settembre 2016
A Palazzo Strozzi di Firenze la prima retrospettiva italiana sul controverso artista-attivista

Ai Weiewei, libero a Palazzo Strozzi

di Redazione | 5 min

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Palazzo Strozzi a Firenze ospita, fino al 22 gennaio 2017, la prima grande retrospettiva italiana dedicata a uno dei più celebri e controversi artisti contemporanei, Ai Weiwei: una rassegna a cura di Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi.

Artista dissidente e icona della lotta per la libertà di espressione, Ai Weiwei è noto a livello globale per l’unione di attivismo politico e ricerca artistica attraverso opere spettacolari e provocatorie. Protagonista di mostre presso i maggiori musei del mondo. Ai Weiwei invade con la sua straordinaria libertà creativa tutti gli spazi di Palazzo Strozzi: la facciata, il cortile, il Piano Nobile e la Strozzina, con iconiche installazioni monumentali, sculture e oggetti simbolo della sua carriera, video e serie fotografiche dal forte impatto.

Per la prima volta Palazzo Strozzi viene utilizzato come un luogo espositivo unitario, creando un’esperienza totalmente inedita per i propri visitatori e permettendo all’artista cinese di confrontarsi con un contesto ricco di sollecitazioni storiche e spunti architettonici. Una nuova grande installazione dell’artista, coinvolge due facciate dell’edificio rinascimentale con ventidue grandi gommoni di salvataggio arancioni ancorati alle finestre di Palazzo Strozzi: un progetto che porta l’attenzione ai destini dei profughi che ogni giorno rischiano la vita per arrivare in Europa attraversando il mediterraneo. Il centro del cortile è invece dominato da Refraction

(Rifrazioni), una gigantesca ala metallica fatta di pannelli solari resa immobile dalle grandi dimensioni e dal peso di oltre cinque tonnellate, suggestiva metafora della costrizione e della negazione della libertà. All’interno degli spazi del Piano Nobile e della Strozzina la mostra propone un percorso attraverso opere storiche e nuove produzioni, permettendo una totale immersione nel mondo artistico e nella biografia personale di Ai Weiwei. Le opere esposte spaziano dal periodo newyorkese tra gli anni ottanta e novanta, in cui scopre l’arte dei suoi “maestri” Andy Warhol e Marcel Duchamp, alle grandi opere simboliche degli anni duemila fatte di assemblaggi di materiali e oggetti come biciclette e sgabelli, fino alle opere politiche e controverse che hanno segnato gli ultimi tempi della sua produzione, come i ritratti di dissidenti politici in LEGO o i recenti progetti sulle migrazioni nel Mediterraneo.

Simbolo della lotta per la libertà di espressione, nelle sue opere si fondono riferimenti alla storia cinese passata e presente. Una carriera culminata nel 2008 con l’inaugurazione del nuovo stadio olimpico di Pechino, da lui firmato insieme a Herzog & de Meuron. Nello stesso anno ha dato inizio a una serie di azioni e opere d’arte che denunciavano la censura del governo sul terremoto nello Sichuan, sino a pubblicare sul suo blog i nomi dei quasi seimila bambini morti sotto le macerie di scuole e ospedali. In conseguenza di ciò il blog, arrivato ad avere 17 milioni di visitatori e 100 mila contatti giornalieri, è stato oscurato nel 2009, mentre nel 2011 Ai Weiwei è stato arrestato e imprigionato per 81 giorni. Per i successivi quattro anni il suo passaporto è stato confiscato e sono state limitate le sue libertà personali, impedendogli di viaggiare e parlare con la stampa. Ciò non ha limitato la sua produzione artistica e la crescita della sua notorietà globale. L’artista ha continuato a esporre le proprie opere nei principali musei e spazi internazionali diventando una delle personalità più seguite al mondo nei social netwoark, utilizzati come strumento di diffusione della sua arte e delle sue denunce.

<<Non separo mai la mia arte dalle altre attività. C’è un impatto politico nelle mie opere e non smetto di essere artista quando mi occupo di diritti umani. Tutto è arte, tutto è politica>> ha dichiarato Ai Weiwei che nel corso degli ultimi venti anni si è imposto sulla scena internazionale come il più famoso artista cinese.

La mostra a Palazzo Strozzi diviene quindi una straordinaria occasione per scoprire il genio creativo di Ai Weiwei esaltando una delle sue peculiarità, ovvero il rapporto tra tradizione e modernità in un luogo simbolo della storia di Firenze e di un momento paradigmatico della cultura dell’Occidente quale il rinascimento. Nelle sue opere Ai Weiwei gioca infatti tra antico e contemporaneo, mostrando un rapporto ambivalente con il proprio paese, diviso tra un profondo senso d’appartenenza e un altrettanto forte senso di ribellione attraverso la manipolazione di oggetti, immagini e metafore della cultura cinese, denunciando le contraddizioni tra individuo e collettività nel mondo contemporaneo.

Essendo Ai Weiwei un eroe dei social, seguito, appunto, da milioni di fan non solo in Cina e a dispetto dei ripetuti oscuramenti dei suoi blog, la mostra abbonda di testimonianze del suo lavoro in rete e della sua frenesia di riproduzioni di sé, dai selfie fino alle immagini di proteste virali on line e ai monitor che documentano gli sviluppi della sua vita. Compresi i numerosi inseguimenti che ha dovuto subire: geniale per humour è la raffica di “foto di sorveglianza”, lungo la quale Ai Weiwei scova e ritrae i suoi aguzzini e le frotte di segugi che ha alle calcagna. Ed emana uno sprezzo esilarante e levigato il “vaffa” del suo dito medio eretto davanti a siti intoccabili come la casa Bianca o a quadri mitici come la Gioconda.

Il piano sotterraneo di Palazzo Strozzi, detto Strozzina, è ricco di opere soprattutto degli inizi. Vi si ammira tra l’altro un’ampia carrellata di studi fotografici in bianco e nero che splendono di magnetismo nella purezza dei contrasti e nella logica nobile dei rapporti formali, facendo emergere una struggente voglia di bellezza nonostante tutto.

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