Attualità
25 Settembre 2016
Parole e musica in ricordo di Federico. Moretti: "Necessario che ci troviamo ancora qui per trasmettere la memoria"

Tutti in piazza per Aldro “contro ogni tipo di violenza”

di Elisa Fornasini | 4 min

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Il concerto per Aldro che ha gremito piazza Municipale non è stata solo una affollata serata contro gli abusi in divisa ma “contro ogni tipo di violenza e razzismo“. Lo ricorda Andrea Boldrini, presidente dell’associazione Federico Aldrovandi Onlus che sabato ha organizzato l’evento a 11 anni dall’omicidio di Aldro e ha aderito al corteo “Ferrara che accoglie” perché “esiste un’unica razza ed è quella umana”.

Senza distinzione di colore della pelle. Anche se a volte fa la differenza. “Durante il processo uno dei poliziotti disse: ‘pensavamo che fosse uno straniero’ e allora mi chiedo se una pelle più chiara gli avrebbe evitato tutte queste botte – riflette Valentina Calderone, direttrice dell’associazione A Buon Diritto, invitata sul palco dalla madre Patrizia Moretti -. Agli agenti è andata male, hanno trovato di fronte l’immensa forza di Patrizia, Lino e di tutti quelli che avevano a cuore Federico. Ma il modo di pensare non è diverso da undici anni fa, lo straniero viene visto come il nemico, mentre io vi chiedo di vedere gli occhi e il viso di Federico in chi attraversa il Mediterraneo”.

Un pensiero confermato dalla stessa Patrizia Moretti che dal palco legge il manifesto sull’accoglienza, dopo aver “ringraziato la mia città che ha riempito la piazza ancora una volta; esprimete grande forza, volontà e coscienza. E’ importante e necessario che ci troviamo ancora qui per trasmettere la memoria, per sperare che non accada mai più e perché è quello che avrebbe voluto Federico”.

Il concerto si conferma così un appuntamento annuale nel calendario estense “anche se per noi amici e famigliari organizzare questo evento ogni anno è come buttare del sale sulle ferita – rivela ‘Boldro’ -. Non è certo facile ma mi sento abbracciato dal vostro calore, replicheremo questa serata fino a quando ce ne darete la possibilità perché se siete qua non è solo per la musica ma perché sostenete la nostra causa contro questi abusi inammissibili”.

E dove non arrivano le parole, arriva la musica. “Una delle tante cose che hanno tolto a Federico è non aver vissuto ‘La fine dei vent’anni‘” intona Francesco Motta, il primo dei cinque artisti a esibirsi per quattro ore di spettacolo no stop, citando il titolo del suo ultimo album. “E’ la seconda volta che vengo qui perché fa bene alla salute, è doveroso esserci per ricordare una mostruosa ingiustizia” commenta il cantante dei Criminal Jokers prima di cantare “Abbiamo vinto un’altra guerra”.

E’ solo il primo di una serie di pezzi dedicata a tutte le vittime di Stato. Non a caso un inarrestabile Giovanni Truppi propone una cover del brano “Costole rotte” scritto da Coez in ricordo di Cucchi. Il cantautore napoletano raccoglie gli applausi del pubblico anche con “Nessuno”, “Il mondo è come te lo metti in testa” e “lettera a papa Francesco”.

I Majakovich dedicano ad Aldro la “Casa” tratta dal loro ultimo album, tra i cori della curva Ovest della Spal, ancora una volta a fianco dell’associazione Aldrovandi per far sentire tutto il sostegno dei tifosi con i cori da stadio “Ovunque tu sarai un coro sentirai e Aldro vive con noi” e “Licenziamo i poliziotti che hanno ucciso Federico”.

Dopo la potenza della musica torna la forza delle parole. Quelle del padre Lino che ricorda il “figlio ucciso senza una ragione una maledetta domenica mattina da chi avrebbe dovuto portarlo a casa” e “tutti gli altri figli che a differenza di noi forse non avranno un briciolo di giustizia”. Ma per fare davvero giustizia occorre la “codificazione del reato di tortura” per evitare di vedere “gli autori della violenza reintegrati nella polizia: ciò che per alcuni pare legittimo a me appare inaccettabile, non li potrò mai considerare poliziotti“.

L’ultimo pensiero è rivolto al compleanno di Federico che il 17 luglio avrebbe compiuto 29 anni. “Non so cosa vi sia dopo la vita, ma vorrei tanto rincontrare un giorno il mio Federico da qualche parte, per riprendergli la mano, per sussurrargli ancora con un filo di voce: ‘non avere paura, sono qui vicino a te” racconta Lino Aldrovandi che invita direttamente il pubblico a “non stancarsi mai di tenere sempre attaccato al cuore il senso della vita, dell’amore per i vostri figli in un mondo disperato che ha tanto bisogno di verità, giustizia e amore”.

Il passaggio dalle emozioni alle danze porta l’inossidabile nome di Giorgio Canali che è sempre stato così vicino alla causa da organizzare quest’anno il concerto. “La storia è una merda ma che siamo qui dopo 11 anni è una figata” commenta senza mezzi termini il padrino della manifestazione che, con i suoi Rossofuoco, fa ballare tanti e giovani e meno giovani sulle note delle sue canzoni più famose.

Ultima esibizione, da gran chiusura, con gli Zen Circus che inevitabilmente non potevano partire che con i loro amati “Vent’anni” e “Andate tutti affanculo”, prima di “usare il pubblico come cavia” per provare i pezzi del loro ultimo disco, La terza guerra mondiale, e “ringraziare tutti voi che scendete in piazza ogni anno per non dimenticare questa ingiustizia“.

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