Recensioni
10 Settembre 2016
Tutti i premi assegnati per la 73^ Mostra del cinema di Venezia

I Leone d’Oro va al film The Woman Who Left di Lav Diaz

di Redazione | 3 min

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VENEZIA 73 - 08-09-2016 - Il regista KONCHALOVSKI in conf.stampa -1-7Si è appena conclusa la cerimonia di premiazione della 73a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Ancora in sala conferenze-stampa le giurie commentano i pareri dati, più o meno discussi e discutibili, come sempre, del resto.

Così, a seguire, si riportano, brevemente, i risultati dei premi principali, rimandando al sito della Biennale, per una informazione capillare. La Giuria del Concorso Internazionale, presieduta da Sam Mendes e composta da Laurie Anderson, Gemma Arterton, Giancarlo De Cataldo, Nina Hoss, Chiara Mastroianni, Joshua Oppenheimer, Lorenzo Vigas e Zhao Wei, dopo aver visionato tutti i 20 film in concorso, ha deciso di assegnare i seguenti premi:

LEONE D’ORO per il miglior film a:
ANG BABAENG HUMAYO (THE WOMAN WHO LEFT), di Lav Diaz (Filippine)

LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA a:
NOCTURNAL ANIMALS di Tom Ford (U.S.A.)

LEONE D’ARGENTO – PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA ex-aequo a:
Andrei Končalovskij per il film PARADISE (Federazione Russa, Germania)
Amat Escalante per il film LA REGIÓN SALVAJE (THE UNTAMED)
(Messico, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Svizzera)

COPPA VOLPI per la migliore attrice a:
Emma Stone per LA LA LAND di Damien Chazelle (USA)

COPPA VOLPI per il miglior attore a:
Oscar Martínez per EL CIUDADANO ILUSTRE di Mariano Cohn e Gastón Duprat
(Argentina, Spagna)

PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Noah Oppenheim per il film JACKIE di Pablo Larraín (Regno Unito)

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:
THE BAD BATCH di Ana Lily Amirpour (USA)
PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a una giovane attrice emergente a:
Paula Beer per FRANTZ di François Ozon (Francia, Germania).

Solo una piccola notazione a margine sia consentita a chi scrive: non è piaciuto l’ex-aequo del Leone d’argento, attribuito ad Amat Escalante, giovane regista e sceneggiatore messicano, sicuramente emergente, ma lontano anni luce dal grande Končalovskij, praticamente un’offesa alla sua arte in genere ed al suo film di quest’anno in particolare, Paradise, pellicola di grande intensità, di immane spessore, di tematica quanto mai sofferta.

Girato in un b/n di grande potenza e nitidezza, è tutto concentrato sul tema dell’Olocausto. Racconta le storie di un funzionario collaborazionista francese, di un’aristocratica russa arrestata per aver aiutato due bambini ebrei e di un ufficiale nazista che in passato era stato innamorato di lei e che ora la ritrova in un campo di concentramento. Una vera pièce teatrale giocata con un espediente di riconoscimento dei personaggi – un po’ le Anime morte di Gogol, un po’ Spoon River di Lee Masters – man mano che la vicenda si dipana: non la si rivelerà fino in fondo, per non sciupare il senso del plot, il cui valore è dato pure dalla magnifica interpretazione di Julia Vysotskaya (compagna nella vita, oltreché nell’arte, del regista) e Christian Clauss.

Anche il finale – che pure, per ovvi motivi, non si rivelerà – è grande poesia, un finale di speranza, alla Truffaut dei 400 colpi, un inno alla vita futura ed a coloro che la vivranno.
Per fortuna – un contentino? – l’altro giorno a Končalovskij è stato attribuito, meritatamente, il premio Bresson assegnatogli dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla «Rivista del Cinematografo» durante la Mostra di Venezia, in accordo con i Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali.
Meglio che niente…

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