Come risolvere il problema sicurezza e garantire la certezza della pena? Aumentando le pene e recriminando per l’esistenza del bicameralismo perfetto che ancora non lo ha permesso. È la soluzione prospettata da Paolo Calvano, consigliere regionale e segretario emiliano del Pd, con un post su Facebook.
“Fa arrabbiare davvero quando ti entrano in casa e minano la tua sicurezza casalinga. Fa ancora più arrabbiare se magari quel ladro viene preso e viene poi scarcerato 24 ore dopo”, premette Calvano per poi proporre il modo per “evitare che ciò avvenga”: rafforzare i presidi territoriali delle forze dell’ordine, “ma anche innalzando le pene per quei reati”.
Esattamente quanto prevede il disegno di legge sulla riforma del processo penale, approvato alla Camera e ora in attesa di essere discusso al Senato. “Perché – domanda retoricamente il segretario Pd – l’innalzamento della pena dà anche certezza alla pena stessa? Perché se il minimo di pena è più alto viene meno la possibilità di utilizzare la sospensione condizionale della pena. Settembre può essere il mese buono per arrivare all’approvazione”.
Poi la nota a margine: “Se non ci fosse più la necessità del doppio passaggio tra Camera e Senato probabilmente questa sarebbe già legge. Un motivo in più per dire Sì alla riforma costituzionale”.
L’innalzamento delle pene il ddl lo prevede per due reati in particolare, quelli forse più sentiti oggi nei centri urbani: per il furto, la cui pena minima passa da un anno a ben tre anni, e per la rapina il cui minimo edittale compierebbe uno scatto da tre a quattro anni. Inoltre il ddl “sterilizza” l’effetto delle attenuanti sulle aggravanti, prevedendo il divieto di prevalenza o di equivalenza.
Insomma, la soluzione per evitare le ‘scarcerazioni facili’ e ripristinare la certezza della pena sarebbe inasprire appunto le pene così da ‘sanare’ i problemi generati dalla norma che prevede la sospensione condizionale (articolo 163 del codice penale) che scatta – per farla breve – quando la condanna pronunciata dal giudice non è superiore ai due anni di reclusione.
Un ragionamento un po’ contorto (ad esempio, se proprio sta lì il problema della giustizia, si sarebbe potuto abbassare il limite entro cui far agire la sospensione) e anche parecchio pasticciato dato che la libertà dopo 24 ore dall’arresto ha poco a che fare con la sospensione condizionale della pena (che arriva solo dopo che c’è stato un processo) e infatti la ‘soluzione Calvano’, o almeno la sua spiegazione, non trova l’accordo di tutti.
Leonardo Fiorentini, consigliere comunale indipendente di Si, ad esempio fa notare al segretario Pd alcune cose: “Uno non viene ‘scarcerato 24 ore dopo’ perché c’è la condizionale – afferma in risposta Fiorentini -. Viene scarcerato perché mancano i presupposti per la carcerazione preventiva, in attesa del processo. Succede in uno Stato di Diritto. Paolo Calvano, la ‘certezza della pena’ si ha quando c’è una pena (ovvero un processo), a meno che voi non vogliate una ‘certezza della pena sommaria’, per cui la libertà delle persone è legata all’arbitrio degli organi dello Stato che incrociano sulla propria strada. Pensate a come accelerare i processi (e magari a disignolfare la giustizia dall’opprimente carico della legislazione sulle droghe) e poi ne riparliamo, magari anche di cosa significa ‘certezza della pena’ secondo la nostra Costituzione (per fortuna quella parte non l’avete ancora cambiata)”.
Fiorentini ironizza anche sul bicameralismo e il referendum: “valà che c’è la doppia lettura…”, scrive, ed è un commento che trova riscontri anche in quelli di altri utenti che mostrano seri dubbi: “Il problema è che si ridurranno anche i tempi per approvare le leggi pessime”, scrive uno a proposito della doppia lettura che, se passasse il sì, verrebbe levata di mezzo.
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