di Silvia Franzoni
Sono cambiati gli spazi e i tempi, ma anche quest’anno Ferrara avrà la sua Festa del Libro Ebraico. Una “edizione di svolta”, come la definisce il vicesindaco Massimo Maisto, perché l’apertura del Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah è sempre più vicina.
“Si tratta – continua – di una delle più importanti aperture museali in Europa, ce lo dicono le ambizioni e il budget stanziato: la diffidenza iniziale era comprensibile, siamo nel Paese delle grandi incompiute, ma ora è sotto gli occhi di tutti che il Meis è tutta un’altra cosa”.
Con una nuova governance – quale è stata quella rinnovata a dicembre dello scorso anno dal ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini – e la certezza della copertura integrale delle spese di cantiere promesse dal Ministero si “può parlare di prospettive a lungo termine con serenità”: così se a settembre 2017 si completeranno i lavori di restauro in via Piangipane, è il 2020 il termine ultimo per realizzare in toto il progetto che ha vinto il concorso internazionale. E presto partiranno anche i lavori di restauro della Sinagoga, parola del vicesindaco.
Intanto, i lavori nel cantiere di via Rampari di San Paolo “stanno procedendo spediti”, assicura il presidente della Fondazione Meis Dario Disegni. Vedere per credere: “non c’è niente di più ebraico e di più ferrarese – chiosa la direttrice Simonetta Della Seta – di trasformare uno spazio chiuso in uno aperto”, e così il Meis aprirà alla città le porte del suo cantiere in occasione delle visite guidate in programma per sabato 3 – alle ore 21.45 – e domenica 4.
Complici anche i lavori nel chiostro di corso Porta Reno, la festa si svolgerà quest’anno a palazzo Roverella e, quasi ad inaugurare la nuova stagione dopo la pausa estiva, andrà in scena sabato 3 e domenica 4 settembre. Ma queste non sono le sole novità dell’edizione 2016.
“Lavoriamo in totale continuità con i nostri predecessori – evidenzia la direttrice Della Seta – ma questo è un appuntamento che si rinnova, ed è legato alla ricostruzione del museo. Parlerei quasi di una festa pensata come laboratorio di pensiero, ci interroghiamo su cosa significhi parlare oggi e qui a Ferrara di cultura ebraica”.
E le tessere di questo discorso in divenire sono i tanti appuntamenti del programma: musica, libri e autori per una due giorni intensissima che inizierà alle 21 di sabato 3 con la grande inaugurazione in compagnia del jazz israelo-americano degli Avishai Cohen Quartet. Tra tavole rotonde, librerie tematiche e incontri spicca per importanza l’evento che apre Ferrara al mondo: il nascente Meis, infatti, non è soltanto partecipe di un sistema museale nazionale ma deve “inserirsi – evidenzia Daniele Ravenna, MiBac – in una rete internazionale”.
L’occasione di riflessione è data dalla tavola rotonda internazionale ‘Una memoria per il futuro: la missione dei musei ebraici’, che chiamerà in città (domenica 4 alle ore 16.30 presso il Ridotto del Teatro Comunale) i direttori di alcuni dei più importanti musei ebraici del mondo, da Parigi ad Amsterdam, da Tel Aviv a Varsavia.
L’agenda è ricchissima (e consultabile online all’indirizzo www.meisweb.it): film trasmessi in loop alla presenza degli stessi registi, mostre collaterali e incontri con autorevoli ebraisti; senza dimenticare la consegna del Premio Pardes di Cultura ebraica – assegnato quest’anno a Riccardo Calimani (saggistica), Emilio Jona (letteratura) ed Ernesto Ferrero (premio alla carriera) – o gli incontri dedicati al Talmud italiano e alla partecipazione ebraica alla Prima Guerra mondiale.
Il Meis, dunque, è ormai “un adolescente che ha bisogno dei suoi spazi”, come nota il sindaco Tiziano Tagliani, ed è simbolo “di un abbraccio culturale tra Ferrara e l’ebraismo – gli fa eco la direttrice Della Seta – che si fa sempre più intenso”. Lo ricorda il presidente della comunità ebraica Andrea Pesaro proprio alla vigilia della festa, un appuntamento “strano”, sospeso tra il passato e il futuro, tra “il ricordo dell’importanza della nostra comunità nel ferrarese e la speranza di ricostruire la nostra presenza proprio grazie al Meis”.
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