Cronaca
27 Agosto 2016
In carcere un 45enne di Berra, braccio destro del gruppo criminale. Per il suo 'collega' divieto di dimora nel Padovano

Banda delle rapine, ci sono anche due ferraresi

di Redazione | 2 min

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carabinieri vbCi sono anche due ferraresi nella banda delle rapine che nell’ultimo anno ha messo a segno diversi colpi in banche e gioiellerie tra il Veneto e il Ferrarese. Dietro le sbarre Paolo Paralovo, 45enne di Berra, braccio destro del gruppo criminale, mentre per il suo ‘collega’ Domenico Vitiello, 49enne di Ferrara, è scattato il divieto di dimora nella provincia di Padova.

L’associazione a delinquere, che oltre a furti e rapine aveva allargato il ‘campo’ anche allo spaccio di sostanze stupefacenti, è stata sgominata dai carabinieri di Cittadella coordinati dal sostituto procuratore Benedetto Roberti. Il pubblico ministero padovano ha chiuso l’inchiesta e si prepara a chiudere il processo per la banda della “doppietta”, così nominata dal loro linguaggio in codice per definire le rapine al telefono.

La mente del gruppo era Christian Visentin, detto “Panson”, 36enne di Cittadella che guidava l’organizzazione criminale e gestiva i movimenti per non essere scoperti. Al vertice, secondo le indagini degli inquirenti, anche il 45enne berrese, specializzato nelle razzie alle banche travestito da donna. I due, stando a quanto riportato da Il Gazzettino, si sono incontrati durante un periodo di detenzione alla casa circondariale di Ferrara e da lì hanno dato corpo all’operazione.

Oltre al capo Visentin e al suo numero due Paralovo, sono finiti in carcere Davide Cavazza, 41 anni, e Daris Orlando, 40 anni, entrambi residenti a Loreggia. Arresti domiciliari invece per Andrea Scalco, 38 anni, di Cittadella mentre altri quattro componenti sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nella città padovana.

L’indagine di carabinieri e procura è partita a febbraio 2015, mese del colpo nella filiale Monte dei Paschi di Siena a Cittadella. Un mese più tardi la banda aveva colpito la gioielleria “Cinzia” a Mirabello e, nei mesi successivi, una serie di furti di auto nell’alto Padovano. I guai sono cominciati con le intercettazioni telefoniche da parte degli investigatori fino alla svolta definitiva: l’installazione dei Gps nelle macchine dei banditi che, grazie al monitoraggio costante, li ha portati dritti dritti al loro arresto.

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