Politica
26 Agosto 2016
Il sindacato interviene nell'acceso scontro politico sui temi dell'immigrazione

Accoglienza, Cgil: “Sfruttare la paura non porta niente di buono”

di Redazione | 3 min

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lampedusa immigrati profughiAnche la segreteria confederale della Cgil Ferrara sembra aver raccolto l’appello del sindaco Tagliani a intervenire per “orientare l’opinione” pubblica dopo l’acceso dibattito che si è innescato sui temi dell’accoglienza a partire dalla “campagna di disobbedienza della Lega Nord”.

Un dibattito politico acceso, quello sull’immigrazione, al quale la Cgil Ferrara sta assistendo con preoccupazione, perché “ciò che sembra dominare è in primo luogo far prevalere il “tutti contro tutti”,  lo scontro tra i  partiti, le manifestazioni contro le istituzioni, le grida del “prima i nostri e via loro”, o ancora  dichiarazioni forti che minacciano e accusano di essere “traditore” chi offre ospitalità”.

Il sindacato si inserisce così nel dibattito puntando il dito contro chi sfrutta paure e insicurezze e invitando alla ragionevolezza. Proprio a partire dal concetto stesso di accoglienza: “E’ una questione di coscienza, un dovere morale, un obbligo previsto dai trattati internazionali, un principio costituzionale, oppure non lo è? In relazione alle matrici culturali, in percentuali diverse, un po’ di tutto ciò. Peccato che per racimolare voti utili per la prossima tornata elettorale, per alcuni sia più funzionale tradire questa coscienza, i principi e gli obblighi etici, morali, istituzionali, utilizzando espressioni folcloristiche per colorare il tutto. Ricordiamo che è la stessa Costituzione Italiana, a stabilire all’art.10 il diritto di asilo per le persone alle quali “è impedito nel proprio Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche””.

La Cgil Ferrara pone poi una domanda, alla quale fornisce una risposta: “È importante definire quante persone che arrivano in Italia hanno davvero diritto ad ottenere la protezione internazionale, quando arrivano da Paesi solcati da carestie, fame e governati da dittature? La risposta è piuttosto complessa e si intreccia, per esempio, con questioni proprie del  sistema legislativo, lento nel riconoscere lo status di rifugiato (o che non permette lo spostamento dei richiedenti in altri paesi dell’Ue e nemmeno il ritorno in quelli di provenienza), e una crisi senza precedenti, economica, sociale e culturale, che incrementa scontri tra identità e povertà. Certo è che se invece di  banalizzare i problemi asserendo con l’inganno che se “loro se ne andranno tutto sarà migliore”, sfruttando paure e insicurezze, si cominciasse a ragionare  e  a utilizzare meglio le risorse a disposizione per l’interesse di tutti, costruendo un patto sociale con i cittadini stranieri, forse le cose potrebbero migliorare”.

“Se una parte degli sforzi prodotti per fare propaganda – commenta il sindacato – fossero utilizzati da tutte le forze politiche per richiedere un potenziamento delle diverse attività svolte dai centri e dagli uffici preposti  alla valutazione delle domande di asilo, forse si potrebbero accorciare i tempi di attesa per diventare regolarmente soggiornanti. Tempi durante i quali i richiedenti asilo possono al massimo offrire attività volontaria in lavori socialmente utili,  ma non possono lavorare in regola o andare a cercare un lavoro più facilmente altrove, con il rischio di entrare in contatto con la criminalità organizzata, sempre pronta a intercettare persone in situazioni di estremo bisogno. Se davvero cominciassimo ad investire in percorsi ragionati e condivisi, atti ad evitare ingiustizie e scontri sociali, anche le risorse economiche utilizzate per l’accoglienza potrebbero giovarne, in termine di  integrazione solidale e di accettazione vera”.

Per la Cgil il punto politico è come si costruiscono i diritti globali: “Forse ad alcuni conviene cavalcare la paura: è certamente più “facile” e cattura più voti, ma non porta niente di buono”.

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