Attualità
26 Agosto 2016
Terremoto Centro Italia. Un volontario della Cri racconta il primo giorno nei paesi marchigiani colpiti dal sisma

Gli angeli ferraresi tra le macerie

di Daniele Oppo | 3 min

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L’allerta alle 8 del mattino di mercoledì, alle 15 tutti nella caserma della Croce di Rossa di Bologna per unirsi ai volontari delle altre province e formare la colonna regionale. Poi l’attesa, lunga una notte: bisognava prima verificare che le strade disastrate dal terremoto potessero reggere il peso di quei quattro camion carichi, della decina di mezzi tra ambulanze e pulmini, dei 40 volontari.

È iniziata così la missione di soccorso dei volontari emiliani della Cri, tra i quali ci sono cinque ferraresi e, tra loro, Michele Durelli che siamo riusciti a contattare via telefono.

“Siamo arrivati questa mattina alle 8 perché ci avevano chiesto la notte di rallentare per via della situazione critica,  non sapevano se i camion pesanti potevano passare nelle strade”, racconta Durelli. La prima tappa è Montegallo, paesino della Marche in provincia di Ascoli Piceno, per fortuna uno dei meno colpiti. “Ci siamo affiancati ad altre associazioni di volontariato: Ana, Anc e Avis. Noi come Cri siamo venuti per occuparci della parte logistica mentre la parte sanitaria spetta al 118 e all’Usl”. Montegallo è uno dei luoghi in cui è stata organizzata l’accoglienza dei terremotati: “Abbiamo allestito due campi, L’Ana in precedenza aveva già montato tende, noi ci siamo occupati dell’illuminazione, degli allestimenti interni e delle coperte. C’era la già mensa dove oggi (giovedì, ndr) abbiamo pranzato, pronta per servire circa 200 persone. Un campo è nel centro del paese, 40 posti letto perché gli spazi sono stretti essendo un piccolo borgo, l’altro è in un camping vicino dove sono stati allestiti altri 120 posti letto”.

Un arrivo tutto sommato ‘morbido’ se una situazione del genere esiste in queste occasioni, vicino eppure distante dalle macerie, dal sangue e dalla disperazione lasciata dalla furia delle sequenze sismiche partite mercoledì mattina, poco dopo le 3,30. “Al momento – afferma Durelli – non abbiamo visto situazione drammatiche, anche perché siamo stati usati come logisti e non come sanitari. Facciamo assistenza alla popolazione, il recupero è riservato giustamente ai vigili del fuoco e al 118  e Usl. A Montegallo la situazione era tranquilla, ho parlato con alcune persone del posto: tanto spavento per il rumore del terremoto e per il buio, come è successo anche da noi nel 2012”.

Ma è la tappa successiva, quella ad Arquata del Tronto dove le vittime contate sono 46 (la prefettura locale ha rivisto il dato al ribasso, le stime iniziali parlavano di 57 morti), a mostrare i profondi segni indelebili della tragedia: “Finito a Montegallo ci hanno spostati ad Arquata del Tronto”, racconta ancora Durelli, ma la colonna, al momento della conversazione con noi non era ancora entrata nel paese.

Si è solo avvicinata. Il tanto che basta: “Abbiamo visto i primi crolli, le crepe, le case devastate. Stiamo attendendo anche qui per verificare se le strade possono sopportare il peso dei camion. Anche qui le tende sono già state montate, ma abbiamo la struttura della mensa, il generatore, e il container bagno per 150-160 ospiti”.

“L’idea – spiega ancora il volontario della Cri – è che da qui in avanti saremo impiegati ad Arquata del Tronto, dormiremo qui e poi proseguiremo nella costruzione del campo: dovremo garantire 150 posti letto. Ci sono già Onlus e privati che portano beni di prima necessità”.

L’intervento dei primi volontari dovrebbe durare fino a domenica, “poi – spiega Durelli – dovrebbero partire i turni da 7 giorni. Il primo intervento è molto pesante ma probabilmente con il passare del tempo si ridurrà anche il numero dei nostri volontari impiegati”.

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