Caro Direttore,
come tutti sanno, il pane comune si ottiene impastando pochi ingredienti da cuocere in forno: farina di grano, acqua, lievito e sale. Ci sono anche le varianti di pani conditi con grassi , per i quali si usa burro, olio d’oliva o strutto. In questi pani i grassi devono essere almeno il 4,5% del contenuto secco dell’impasto.
Il dolce natalizio chiamato panettone, oltre agli ingredienti del pane (dal disciplinare del panettone milanese), contiene: zucchero, uova fresche, latte, burro di cacao e burro per il 10% del peso totale, e non meno del 20% in peso di uvetta sultanina, scorze di arance candite e cedro candito. La sua lavorazione e cottura è molto più lunga di quella del pane.
Va da sé che il panettone, prodotto industriale gravato di extra costi impensabili per il pane quotidiano quali le robuste confezioni cartonate, la pubblicità nazionale, i trasporti e magazzinaggi, debba risultare decisamente più costoso del pane. Nonostante ciò, a Ferrara, povera città perennemente in coda alle classifiche, da almeno 25 anni il panettone natalizio costa meno del pane comune, e molto meno della “ciupeta” all’olio. Parafrasando, qui i sandali costano più degli scarponi. Ma nessuno ci fa caso. Da almeno 25 anni.
Poi un giorno il Sole 24 Ore rivela in un articolo che nel prezzo del paniere medio Ferrara è la seconda città d’Italia più cara. Oibò! Che novità e questa?! Immediatamente, il politicante di ampie vedute (riesce sempre a farsi eleggere alleandosi con la maggioranza, ma è sempre molto critico nei suoi confronti) chiede di “convocare una sessione informativa in commissione consigliare per affrontare direttamente la questione a livello politico”!
Se fossero capaci di gratitudine (improbabile: è un sentimento umano), i politicanti dovrebbero baciare la terra dove i giornalisti del Sole 24 Ore posano i piedi. Oppure, per non sfiancarsi in quel quotidiano prosternarsi, far almeno erigere un monumento alla benefica istituzione informativa.
Come farebbero altrimenti, senza il Sole 24 Ore, a sapere come gira l’economia in città?
Paolo Giardini