“Con questa concezione di welfare nella sanità, di pubblico, rimangono solo le tasse dei cittadini”: non arretra di un millimetro la Uil – Fpl di Ferrara, che nonostante il recente verbale di accordo siglato tra la Regione e le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil non ha intenzione di scendere a compromessi nella battaglia per riportare in seno al comparto pubblico il servizio di emergenza/urgenza del 118. Un atteggiamento, quello mostrato dalle segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil, che secondo il comparto pubblico ferrarese della Uil rappresenta un “inchino alle coop”, dal momento che la battaglia sindacale per i 12 lavoratori Cidas che rischiano il posto potrebbe distogliere l’attenzione dal tema più generale del braccio di ferro tra pubblico e privato nella gestione dei servizi.
“Ora che la concordia è stata ritrovata – commenta il coordinatore Uil Fpl Enrico Franceschi -, non resta che dire: attenti agli scogli. Per Cgil, Cisl e Uil regionali, reiterare la spartizione dell’appetitoso mercato dell’emergenza in ambulanza (118) attraverso la cogestione con i professionisti del privato (cooperativo) e delle associazioni dei volontari, è un successo. Per i lavoratori Uil Fpl delle due aziende sanitarie ferraresi, invece, è uno sbaglio, che diviene gravissimo “anche in considerazione del fatto che il servizio di emergenza urgenza fa parte dei livelli essenziali e non è un servizio accessorio al sistema” (testuale dal Verbale dell’11 -08-2016, ndr)”.
Questo il motivo per cui i rappresentanti della Uil Fpl ribadiscono che “il servizio di emergenza urgenza dovrebbe essere garantito esclusivamente da personale sanitario pubblico. I privati accreditati -Cooperative e Volontari- dovrebbero limitarsi all’attività dei trasporti ordinari in ambulanza non in emergenza. Il privato che profondamente rispettiamo e che incoraggiamo è quello autentico che fa impresa senza la consociazione con istituzioni, sindacati e partiti politici. Altrimenti il prossimo passo della Regione Emilia Romagna sarà quello di far entrare cooperative e volontari (ovviamente accreditati) in sala operatoria e rianimazione”.
Il sindacato chiede quindi più chiarezza sia alla Regione che ai rappresentanti sindacali regionali riguardo al percorso intrapreso dalla sanità emiliano romagnola e in particolare sul ruolo che giocheranno i privati in quelli che sono definiti “servizi pubblici essenziali”: “Con questa concezione di Welfare, di pubblico, nella sanità – conclude Franceschi -, rimangono solo le tasse pagate dai cittadini. Almeno, senza ipocrisia istituzionale e sindacale, negli Stati Uniti lo dicono che la sanità è garantita dalle assicurazioni private”.
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