Economia e Lavoro
10 Agosto 2016
Vitali (Cgil) e Cannella (Cisl): "Dipendenti della sanità sulle ambulanze come volontari dopo turni massacranti: servono chiarimenti"

Caos ambulanze, i sindacati: “Scontro con i volontari? No, difesa del lavoro”

di Redazione | 3 min

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Un servizio essenziale deve essere garantito da professionisti. E un servizio pubblico deve salvaguardare più posti di lavoro possibili. Unendo questi due concetti si ottiene la posizione dei sindacati Cgil-Fp e Cisl-Fp nell’acceso dibattito sull’affidamento prioritario dei servizi di emergenza/urgenza delle ambulanze del 118 alle associazioni di volontariato della provincia. Un dibattito in cui non mancano le incomprensioni, in particolare per le iniziative dei sindacati giudicate in alcune occasioni come una ‘guerra al volontariato’. I segretari delle due sigle, Natale Vitali e Claudia Cannella, intervengono quindi proprio per smentire il presunto braccio ferro tra associazioni e cooperative e chiarire che il bersaglio delle critiche sono soprattutto altri: l’Ausl e, in generale, le aziende pubbliche che si prestano a queste modalità di affidamento.

“Abbiamo fin dal primo momento – spiegano Vitali e Cannella – ribadito che il volontariato, quello vero, quello gratuito, fatto da uomini e donne che hanno come unico obiettivo quello di arrivare dove le istituzioni non riescono a dare risposte per dare un contributo alla nostra società, è un valore aggiunto. Con la stessa forza abbiamo ribadito, e continuiamo a farlo, che è innaturale, assurdo, inverosimile pensare che in un sistema del genere ci siano soggetti ‘volontari’ che garantiscono i servizi anche per 300/350 ore mensili pro capite e magari sostengono di avere anche altri lavori o attività”. L’appunto è rivolto in particolare a chi nelle associazioni è inquadrato come volontario (quindi non la quota dei dipendenti, che può raggiungere il 49% del personale) e presta servizio sulle ambulanze prima o dopo la propria regolare occupazione. “Se dovessimo tenere conto della direttiva europea tradotta in legge già nel 2003 ci potremmo immediatamente rendere conto che non ci sono i tempi minimi previsti per il recupero psico fisico (minimo 11 ore al giorno ed almeno 35 ore consecutive ogni settimana, dice la legge). Basti pensare che un lavoratore medio con un contratto di lavoro regolare, rispettando il giorno di riposo settimanale e il riposo giornaliero riesce ad espletare il proprio lavoro per circa 170 ore mensili”.

Senza troppi giri di parole, il sospetto dei sindacati è che diversi dipendenti della sanità emiliano-romagnola si prestino a ore di volontariato sulle ambulanze nel dopo-lavoro: “Riteniamo ancora più interessante – affermano infatti Vitali e Cannella – capire come sia possibile che dipendenti di varie aziende sanitarie della regione convoglino sulla nostra provincia per espletare, dopo massacranti turni di lavoro, magari di 11 ore e magari nel servizio emergenza/urgenza 118, turni di servizio da “volontari” di altrettante ore e per più giorni di seguito. Onestamente i giri di parole e le contrapposizioni di questi giorni lasciano il tempo che trovano e speriamo si possa arrivare in tempi brevi a chiarire tutti gli aspetti della vicenda.”.

Il vero tema della protesta è quindi, secondo i sindacati, la difesa dell’occupazione sia dai rischi di possibili forme di irregolarità, sia per quanto riguarda il livello del servizio: “Tentare di mettere in contrapposizione il sistema del volontariato e i sindacati – affermano i segretari sindacali – appare un tentativo stupido e fuori dalla realtà, tanto più che il forum del volontariato ha condiviso le nostre posizioni, tant’è che durante il presidio in piazza tanti volontari sono venuti a firmare per sostenere l’azione che stiamo facendo, basta leggere la nota stampa del forum del terzo settore, che rappresenta le associazioni di volontariato, che nei fatti sostiene le ragioni della nostra azione. Ci spiace che la nostra azione abbia provocato risentimenti e sia stata mal interpretata, ma le intenzioni erano e sono quelle di tutela del lavoro e della sicurezza personale, anche di chi fa il volontario, senza periodi di riposo sufficienti a tutelare la sua salute e quella dei cittadini”.

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