Politica
28 Luglio 2016
Il segretario Slp Tagliavia: "Prendano una posizione e ci dicano cosa pensano"

Privatizzazione Poste. L’appello della Cisl ai politici ferraresi

di Redazione | 3 min

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poste italiane internoI politici ferraresi, soprattutto quelli che siedono sugli scranni del Parlamento, intervengano facendo conoscere la propria posizione sulla privatizzazione di Poste Italiane. È l’appello lanciato da Giuseppe Tagliavia, segretario provinciale della Slp-Cisl.

L’appello viene lanciato proprio mentre le commissioni permanenti di Camera e Seanto discutono lo schema del decreto del presidente del Consiglio sui criteri della privatizzazione, che prevede la dismissione di un’ulteriore quota di partecipazione pubblica (del Mef) nel capitale di Poste Italiane Spa.

“Il Governo (attraverso il MEF) assicura che manterrà, dopo questa ulteriore vendita di azioni (la prima trance è stata collocata ad ottobre dello scorso anno), comunque, il potere di controllo sull’azienda Poste attraverso la Cassa e Depositi e Prestiti (il MEF è azionista di maggioranza, il resto delle azioni di CDP sono di alcune fondazioni bancarie) a cui, qualche settimana fa, ha ‘girato’ il 35% delle azioni di Poste Italiane – sostiene Tagliavia -. Detto questo mi sembra doveroso, far notare, ai cittadini del nostro territorio che se oggi percepiscono un decadimento della qualità del servizio postale (vedi recapito a giorni alterni) ed intravedono il rischio che, a piccoli passi, Poste Italiane vada in una direzione che non è quella contenuta nel suo DNA, ossia, diventi sempre più una Banca, domani, se e quando si concretizzerà la vendita di quell’ulteriore quota di azioni di proprietà del Mef sul mercato, questi elementi cominceranno a prendere, concretamente e spiacevolmente, forma”.

“Chi ha interesse e convenienza, infatti, a recapitare la posta a Gorino piuttosto che nei paesini inerpicati sulle nostre alpi ed appennini? – si chiede il sindacalista -. Quanti di quei soggetti, che fanno parte del mondo bancario e finanziario, una volta diventati proprietari (se pur in parte) e dentro la governance di Poste tenteranno di utilizzare, come un un cavallo di Troia, il buon nome o, se preferite, il “brand” di Poste Italiane per “divulgare” determinati prodotti oggi circolanti solo nelle banche? Poste Italiane è la più grande azienda di servizi del nostro paese che, una volta assunta lo status di SpA (1998), ha continuato ad erogare il servizio universale, e tanto altro, senza pesare, minimate, sulle tasche dei cittadini. Trattandosi di un’azienda, praticamente, sana che da anni conferisce importanti utili allo Stato azionista (prima unico, poi di maggioranza) non si comprendono le ragioni della sua vendita, ovvero, della svendita. È forse un operazione fondamentale per il debito pubblico? Pensate, davvero, che poco più di 2 miliardi di euro, che si potrebbero incassare dall’ulteriore vendita di azioni, risulterebbero rilevanti di fronte all’enorme debito pubblico italiano? E quindi? Non voglio rispondere a queste domande per il rischio di essere accusato di fare fantapolitica ma dico soltanto: evitiamo di ripetere l’errore Telecom, evitiamo i disastri postali già avvenuti in altri paesi, evitiamo che Poste abbandoni il ruolo sociale che da sempre ricopre, evitiamo, in tutti i modi, questo scempio”.

Ed è sulla base di queste considerazioni che Tagliavia chiama i politici ferraresi, affinché facciano conoscere la propria posizione. “Lancio un appello a tutte le forze politiche ferraresi, specie a coloro che siedono in Parlamento, perché si esprimano, prendano posizione ufficiale e facciano sapere ai cittadini cosa ne pensano di questa privatizzazione che metterebbe la parola fine a 160 anni di storia Postale e che metterà, sicuramente, a rischio tanti posti di lavoro e tutta una serie di benefici per i cittadini stessi che, un domani, potrebbero svegliarsi con una banca in più (e non mi sembra che ce ne sia bisogno) e molti uffici postali in meno”.

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