Attualità
24 Luglio 2016
Matilde ha fatto scudo alla figlia con il proprio corpo: “non ho mai avuto così tanta paura in vita mia, è una cosa che ti devasta”

In mezzo agli spari di Monaco, la drammatica vacanza di una famiglia ferrarese

di Marco Zavagli | 4 min

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germany-munich-750x400Lei c’era, con suo marito e con sua figlia. Era il loro primo giorno di vacanza, programmato da mesi, proprio in quella Monaco di Baviera che ancora non sapeva di dover cadere di lì a poco in mezzo al terrore folle scatenato da Ali Sonboly, il 18enne tedesco-iraniano che ha compiuto la strage del McDonald’s al centro commerciale Olimpia-Einkaufszentrum, uccidendo 9 persone e ferendone 27.

Matilde, 50 anni, ferrarese, così come il coniuge, era partita il giorno stesso da Ferrara in camper con la sua famiglia alla volta di Monaco di Baviera. “Ora sto bene, grazie. Abbastanza bene”, si corregge al telefono. Mentre ci parla è ormai sulla via del ritorno. Non se l’è sentita di continuare una vacanza “in un posto dove c’è stato tanto dolore. Come fai se poco lontano da te ci sono stati nove morti e dei bambini feriti?”. Già, poco lontano da lei. Perché lei a la sua famiglia si sono trovati poco dopo le 19 vicino al centro commerciale dove il folle killer ha sparato dopo aver colpito al fast food.

Un anziano ci ha abbracciato e si è messo a piangere.

Ci ha detto tra le lacrime ‘noi vogliamo vivere liberi’

“Siamo arrivati venerdì pomeriggio in campeggio – racconta Matilde -. Poi con la metro siamo giunti nella zona pedonale, nei pressi dello shopping center. Ricordo la metropolitana. È molto bella, accogliente, non ti dà assolutamente una sensazione di chiuso o di possibile pericolo, avevamo addosso una sensazione di benessere. Appena scendiamo mi chiama un parente che vive in Germania. Aveva visto su internet che nel centro di Monaco c’era stata una sparatoria. Gli ho risposto che dove ero io era tutto tranquillo, tanto che avevo pensato a una semplice rapina; d’altronde tutto intorno era molto calmo”.

E invece? “E invece, usciti da un negozio abbiamo sentito gli elicotteri, cosa che ci ha messo in allerta. Tutto però sembrava sotto controllo. Ma mentre cercavamo un posto dove mangiare ecco che sentiamo degli spari e vediamo una folla scappare verso la nostra. D’istinto ci siamo nascosti dietro una statua insieme ad altre due persone. Le immagini trasmesse dalla televisione non rendono l’angoscia di quei secondo o di quei minuti. Subito mi sono appoggiata sopra mia figlia, di 18 anni, per proteggerla. E intanto tutti continuavano a scappare. Dal momento che lì non eravamo al sicuro ci siamo messi a correre anche noi e alla fine ci siamo riparati dietro un portone. Lì accanto c’era un locale e i gestori ci hanno chiamato dentro”.

In quel rifugio Matilde rimarrà con marito e figlia per circa due ore. “I tedeschi, i bavaresi, sono stati tanto tanto gentili e cordiali. Non mi sono mai sentita in un paese non mio. Era una bella sensazione in mezzo a quel dramma. Tutti erano affettuosi, ci consolavano. Un anziano ci ha abbracciato e si è messo a piangere. Ci ha detto tra le lacrime ‘noi vogliamo vivere liberi’. Quando siamo usciti era pieno di polizia ad ogni angolo. La metro era chiusa, la stazione evacuata, le corse dei bus soppresse e c’erano pochissimi taxi per tornare”.

“Non ho mai avuto così tanta paura. Paura anche di non sapere

cosa fare, di non saper come proteggere le persone che ami”

L’angoscia di non sapere cosa stesse accadendo è continuata per molte ore. “La polizia non sapeva nulla, non ho avuto sensazione di essere particolarmente protetta; non sapevano chi e dove guardare. La gente era chiusa nei negozi o vagava senza meta per il centro. C’erano dei bambini e degli anziani che non sapevano nemmeno come tornare a casa. Noi per fortuna abbiamo trovato finalmente un taxi all’una e mezza di notte”.

Ora, ormai tornata in Italia, Matilde ammette che “sarà difficile anche solo accantonare quello che abbiamo passato. Dico accantonare perché dimenticarlo è impossibile. Credo che adesso in qualsiasi grande città andrò, avrò il timore che possa ripetersi tutto questo. Anche noi abbiamo pensato subito ad un attentato dell’Isis. D’altronde era la prima versione rimbalzata dai media ai social. Posso dire che io non ho mai avuto così tanta paura in vita mia. Paura anche di non sapere cosa fare, di non saper come proteggere le persone che ami, è una cosa che ti devasta”.

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