Economia e Lavoro
21 Luglio 2016
L'offerta del fondo Apollo largamente inferiore alla valutazione di Nicastro. Ma se non si raggiungeranno 1,65 miliardi tutte le banche dovranno intervenire

Carife, solo un’offerta per le good banks. Il sistema verso un altro salasso

di Ruggero Veronese | 2 min

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SEDE CARIFEIl 26 aprile scorso erano 26 i potenziali acquirenti che avevano presentato le proprie manifestazioni di interesse sul tavolo di Roberto Nicastro, presidente delle good banks nate in seguito al decreto del 22 novembre. Oggi, a poche ore dal termine per la presentazione delle offerte definitive, di quei 26 ne è rimasto solo uno: il fondo americano di private equity Apollo.

Brutte notizie quindi per quanto riguarda la vendita delle quattro banche appena risanate, operazione chiave, nonché obiettivo finale, del salvataggio bancario iniziato nel novembre scorso. Le speranze dichiarate da Nicastro nei mesi scorsi, che puntava a massimizzare l’importo delle cessioni anche in virtù dei numerosi potenziali acquirenti che si profilavano all’orizzonte, sembrano infatti cadute nel vuoto: dei tre fondi di private equity interessati (oltre ad Apollo anche Apax Partners e Lone Star) solo il primo ha fatto pervenire la propria proposta di acquisto entro la mezzanotte di ieri, termine che era stato indicato come scadenza definitiva. Un’offerta che, secondo indiscrezioni di Reuters, sarebbe anche di gran lunga inferiore alle aspettative, non solo in confronto alla vecchia valutazione delle banche (2 miliardi di euro), ma anche a quella decisamente più contenuta odierna, pari a 1,4 miliardi (una svalutazione dovuta agli oneri di ristrutturazione che ne hanno diminuito la potenziale redditività).

Come mai una trattativa partita con tanti potenziali acquirenti rischia di trasformarsi in una sorta di offerta al saldo per l’unico realmente interessato? Reuters raccoglie la testimonianza di un manager di uno dei fondi di private equity ora fuori dai giochi, secondo cui “fare banca retail in Italia è più che difficile, è praticamente impossibile”. Insomma: oltre alla peculiare situazione delle quattro banche è il sistema economico e bancario italiano nel suo complesso a tenere alla larga la maggior parte degli acquirenti. Secondo fonti vicine a Nicastro, alla scadenza dei termini saranno comunque presenti altre offerte oltre a quella di Apollo, che non si troverà quindi nella facile condizione di chi presenta una proposta da ‘prendere o lasciare’.

Forse proprio nella speranza di recuperare eventuali ‘ritardatari’, ieri i vertici delle good banks hanno concesso 18 ore di proroga: le offerte potranno quindi arrivare entro questa sera, giovedì 21 luglio. Ma non è escluso che il termine, vista l’importanza dell’operazione, possa essere ulteriormente posticipato. Tutto il sistema bancario, d’altra parte, spera in una felice e redditizia conclusione della compravendita: nel dicembre scorso il presidente di Abi, Antonio Patuelli, ha infatti dichiarato che se la cifra raccolta dovesse essere inferiore a 1,65 miliardi (come nell’ipotesi di cessione ad Apollo), tutte le banche italiane dovranno versare un conguaglio per raggiungere quella cifra.

 

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