Comacchio
15 Luglio 2016
Bocciato il rinnovo automatico fino al 2020. La legge italiana "impedisce una selezione imparziale e trasparente dei candidati"

Per la Corte Ue le concessioni sulle spiagge vanno messe a gara

di Redazione | 6 min

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Comacchio. Niente più rinnovi automatici delle concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari: serve sempre una selezione pubblica, “imparziale” e “trasparente” degli operatori. A stabilirlo è la tanto attesa sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

La sentenza. L’Italia ha infatti previsto una proroga automatica e generalizzata delle concessioni, rinviando la scadenza al 31 dicembre 2020. Ma la Corte Ue, sulla base dell’articolo 12 della direttiva europea sui servizi, la “direttiva Bolkestein”, ha ribadito che il rilascio delle autorizzazioni deve essere soggetto a una procedura di selezione tra gli interessati, tramite una gara pubblica.

La sentenza della Corte Ue avrà un impatto sicuro anche per gli operatori turistici dei Lidi di Comacchio, ma prima lo Stato dovrà trovare un modo per adeguarsi alla normativa, cercando di salvaguardare gli investimenti già effettuati in base alle proprie disposizioni, rivelatesi contrarie a quanto stabilisce l’Ue con la direttiva del 2006, entrata in vigore da noi già 6 anni fa.

La Bolkenstein, secondo i giudici europei, deve essere interpretata “nel senso che osta a una misura nazionale […] che prevede la proroga automatica delle autorizzazioni demaniali marittime e lacuali in essere per attività turistico‑ricreative, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati”.

In sostanza: non essendoci stata a monte una gara pubblica, imparziale e trasparente di selezione tra gli interessati allo sfruttamento turistico delle spiagge, non può esserci a valle una proroga generalizzata delle concessioni già in atto.

Inoltre la Corte precisa che, anche se la direttiva non fosse applicabile e qualora una concessione siffatta presenti un interesse transfrontaliero certo, la proroga automatica della sua assegnazione a un’impresa con sede in uno Stato membro costituirebbe comunque una disparità di trattamento a danno delle imprese con sede negli altri Stati membri e potenzialmente interessate a tali concessioni, disparità di trattamento che è, in linea di principio, contraria alla libertà di stabilimento.

Secondo i giudici europei, infine, il principio della certezza del diritto, che mira a consentire ai concessionari di ammortizzare i loro investimenti, non può essere invocato per giustificare una siffatta disparità di trattamento, dal momento che le concessioni sono state attribuite quando già era stato stabilito che tale tipo di contratto (che presenta un interesse transfrontaliero certo) doveva essere soggetto a un obbligo di trasparenza.

Le reazioni. Sul pronunciamento ha preso immediatamente posizione Cna che, attraverso una dichiarazione del direttore provinciale Diego Benatti, sottolinea come esso rappresenti un colpo durissimo per l’intero sistema turistico provinciale, oltre che nazionale. “Tocca adesso al Governo – sollecita Benatti – trovare gli strumenti che consentano alle imprese balneari del nostro Paese di proseguire la propria attività, garantendo gli investimenti realizzati, i livelli di occupazione e il lavoro di una vita”.

La scelta della Corte – riferita a una decisione del Tar della Lombardia di prorogare al 2020 una concessione nel comprensorio bresciano dei laghi di Garda e di Idro – non ha tenuto conto degli importanti rilievi mossi in giudizio dai legali, incaricati da Cna Balneatori di rappresentare le ragioni delle imprese del turismo balneare italiano, eccependo in particolare la non applicabilità, al caso specifico, della Direttiva servizi dell’Ue. Sulla non limitatezza della «risorsa spiaggia», un altro dei motivi centrali della difesa dei balneari, la Corte ha sottolineato che spetta la giudice nazionale verificare, ai fini dell’applicazione della direttiva, se le concessioni italiane debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazioni. Su questo aspetto, quindi, Cna aprirà un confronto con il Governo per far ripartire un negoziato che preveda la continuità aziendale per le attuali imprese balneari.

Mentre parte la mobilitazione dei balneatori associati alla Cna, l’Associazione sollecita al Governo la predisposizione urgente di un decreto-legge, contenente misure che permettano alle imprese di poter esercitare, in piena legittimità, la loro attività nelle attuali concessioni, tenendo presente, tra l’altro, che il pronunciamento cade nel pieno della stagione turistica estiva. Inoltre, è indispensabile – ad avviso di Cna – l’avvio di un negoziato con gli organismi comunitari, che permetta a migliaia di imprese di contare su un lungo periodo di certezza nell’esercizio della propria attività.

Giuseppe Carli referente del Sib Confcommercio provinciale esprime un misto di preoccupazione e determinazione dopo le notizie apparse sulla stampa: “Ora il Governo centrale deve uscire rapidamente allo scoperto e difendere il lavoro delle nostre imprese. Non si può più giocare a nascondino. Bisogna produrre immediatamente un decreto che vada a sanare la situazione attuale causata da una classe politica che in un decennio non è stata all’altezza di trovare una soluzione. Altrove (ad esempio Francia, Spagna, Portogallo) invece hanno trovato facilmente una soluzione. Qui in Italia è in discussione il futuro di 30mila imprese familiari e centinaia di migliaia di dipendenti stagionali. Chiediamo il rispetto assoluto del nostro lavoro, dei nostri dipendenti, dei nostri investimenti e di tutte le autorizzazioni regolarmente concesse” conclude Carli. Preoccupazione espressa anche da Gianfranco Vitali, presidente di Ascom Comacchio: “Ora è davvero il momento di lavorare fianco a fianco per il bene delle imprese in sinergia tra le Istituzioni (comunali, regionali, nazionali) e le Associazioni. Questo stato di profonda incertezza non fa certo bene al turismo”.

L’attenzione ora si sposta all’incontro in previsione a Roma per la prossima settimana con il ministro Costa e le associazioni del settore per fare il punto. Un tavolo di confronto dal quale dovrebbero scaturire, finalmente, i contenuti di un apposito provvedimento per la salvaguardia delle concessioni balneari in essere, in attesa di un’ organica riforma del settore da realizzarsi con una Legge delega. Sib-Confcommercio ribadirà i punti cardine a salvaguardia degli operatori balneari: periodo transitorio di almeno 30 anni sulle attuali concessioni, riconoscimento del valore commerciale delle imprese, valorizzazione della professionalità. E non è nemmeno esclusa come in passato una clamorosa iniziativa (anche a livello regionale) coinvolgendo anche i bagnanti sulle spiagge, per tenere alta l’attenzione sul tema.

Una vicenda che coinvolge centinaia migliaia di operatori in tutto il Belpaese: basterà ricordare che solo sul litorale di Comacchio “si contano quasi 150 stabilimenti balneari – ricordano dal Sib – ed oltre 1500 gli addetti ai lavori”.

La politica. “Il Partito Democratico dell’Emilia-Romagna è al fianco della Giunta regionale e dell’Assessore Andrea Corsini rispetto alla richiesta rivolta al Governo di procedere in tempi rapidi ad una nuova legge che regolamenti la concessione delle spiagge – afferma Paolo Calvano, consigliere e segretario regionale del Pd -.  Nel frattempo, a seguito della bocciatura da parte della Corte Europea della precedente proroga, bisogna mettere in campo una disciplina transitoria che garantisca le attuali concessioni fino alla fine del 2017. Occorre poi usare questi mesi per costruire un percorso che porti ad una legge innovativa che tuteli gli investimenti fatti, i posti di lavoro e le imprese”.

Sulla questione interviene anche il deputato di Si Giovanni Paglia: “Siamo sempre stati contrari alla politica della proroga delle concessioni balneari, perché convinti che avrebbe semplicemente rimandato un problema senza offrire una soluzione. Puntuale interviene la sentenza della Corte di Giustizia a confermare quanto pensavamo. Sia chiaro che ci opponiamo da un decennio alla direttiva Bolkestein e riteniamo che uno Stato democratico dovrebbe poter decidere come utilizzare un bene comune importante e inalienabile come le spiagge. Resta tuttavia il fatto che se non si ha la forza di modificare una norma europea, ci si deve adattare per tempo a rispettarla, pensando anche a come approfittare di questo momento per garantire per il futuro canoni adeguati, pieno rispetto dei contratti di lavoro, massima accessibilità alle spiagge. Gli attuali concessionari devono essere assolutamente messi nelle condizioni di rientrare a spese di chi subentri fino all’ultimo centesimo degli investimenti effettuati e si deve pensare a soluzioni che favoriscano la continuità delle gestioni migliori e più innovative. Ma basta con le furbate – conclude Paglia – che non portano da nessuna parte e massima attenzione alla piena tutela dell’interesse comune e di una buona e sana economia turistica”.

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