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27 Giugno 2016
In pinacoteca una mostra dedicata al pittore fiorentino tra i più rappresentativi e prolifici del Quattrocento italiano

Benozzo Gozzoli a San Gimignano

di Redazione | 4 min

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di Maria Paola Forlani

Si è aperta nella Pinacoteca di San Gimignano una mostra dedicata al pittore fiorentino Benozzo Gozzoli (Firenze 1420-21 – Pistoia 1497), artista tra i più rappresentativi e prolifici del Quattrocento italiano.

La mostra Benozzo Gozzoli a San Gimignano intende celebrare, per la prima volta e in modo esaustivo, il quadriennio sangimignanese del maestro, uno dei periodi più intensi e fecondi nella sua lunga attività. Curata da Gerardo de Simone e Cristina Borgioli (catalogo Giunti) è promossa dal Comune di San Gimignano e dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio della Provincia di Siena, Grosseto e Arezzo in collaborazione con l’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa, Montalcino e la Fondazione Musei di Siena.

Protagonista di questo progetto espositivo è la tavola di Benozzo Gozzoli con la Madonna col bambino e angeli tra i santi Giovanni Battista, Maria Maddalena, Agostino e Marta, per l’occasione, l’opera è stata ricomposta per la prima volta nella sua interezza grazie ai prestiti internazionali e prestigiosi del Musée du Petit Palais di Avignone, del Museo Thyssen-Bornemza di Madrid e della Pinacoteca di Brera. La pala, come rileva Gerardo de Simone, “esalta il felice connubio, caratteristico dell’autore, tra la moderna misura rinascimentale appresa dall’Angelico e il profuso decorativismo che esalta la ricchezza e la preziosità dei materiali dal filone tardogotico di Gentile da Fabriano […]”.

Benozzo di Lese detto Gozzoli dal Vasari, è discepolo e collaboratore dell’Angelico, partecipe perciò della novità della rinascita. Nel corso della sua attività, lunga e feconda, apprezzata più in piccoli centri che in grandi città, traduce in termini provinciali l’umanesimo fiorentino.

In Umbria, dove già era stato nel 1447 per iniziare con l’Angelico la decorazione della Cappella San Brizio nel Duomo di Orvieto, lascia varie opere una tavola con la Madonnaa e quattro santi (Perugia, Galleria Nazionale) su fondo oro; una bella Annunciazione (Narni, Pinacoteca comunale); uno Sposalizio di santa Caterina (1466); sono opere aggraziate, deliziose, le cui figure tentano di impostarsi spazialmente e, soprattutto nell’ultima, di acquistare una solida volumetria, restando però indefinite, prive di concretezza umana.

Ma l’opera più importante del Gozzoli in Umbria è la decorazione delle chiese di San Fortunato e di San Francesco a Bevagna nei pressi di Foligno (1450-52). In quest’ultima chiesa dipinge Storie del santo di Assisi, nelle quali ripete, in tono sommesso, la solenne narrazione giottesca tradotta in un linguaggio corrente, facile, piacevole.

Il Gozzoli è un abile illustratore, privo di sintesi e di ispirazione, ma attento all’ambientazione, al dettaglio, alla ricchezza decorativa. Lo dimostra la magnificenza esteriore della celebre Cavalcata dei Magi dipinta per la Cappella di Palazzo Medici a Firenze (l’unica opera commissionatagli per una grande città), nella quale tenta di modernizzare la precedente, raffinata, cavalcata di Gentile da Fabriano, con una straordinaria cura di ogni singolo particolare e con lo splendore cromatico.  Dal 1464 al 1467 si trasferì a san Gimignano, per insediarsi nel 1468 a Pisa, prescelto dall’opera del duomo per l’ambitissimo ciclo con Storie dell’Antico Testamento in Camposanto: vi rimase per ben cinque lustri, lavorando anche a Volterra, Legoli, Castelfiorentino. A seguito della discesa di Carlo VIII in Italia, Benozzo lasciò Pisa e trascorse i suoi ultimi anni di vita tra Firenze e Pistoia, dove morì nel 1497.

Nella città delle torri il Gozzoli realizzò affreschi e pale d’altare: ad affresco, nel coro di Sant’Agostino, Benozzo eseguì il ciclo più importante mai dedicato al Padre della Chiesa e una straordinaria raffigurazione di San Sebastiano, protettore delle epidemie, con indosso una lunga veste azzurra e con il mantello aperto dagli angeli a proteggere il popolo dalle frecce, realizzato come ex voto per la fine della peste del 1464. Benozzo, a San Gemignano, realizza anche due Crocefissioni, una per l’Ordine benedettino Olivetano, tuttora presso l’Abbazia di Monteoliveto, l’altra per il Palazzo Comunale (oggi al Museo di arte sacra), dove il pittore restaurò nel 1466 l’immagine più rappresentativa della comunità civica, la Maestà di Lippo Memmi.

Su tavola Benozzo dipinse due pale d’altare, per le chiese di Sant’Andrea e di Santa Maria Maddalena, entrambe conservate al Museo Civico e di formato “quadrato” secondo la moderna tipologia rinascimentale inaugurata dall’Angelico.

La mostra ambisce a ricostruire con completezza l’insieme ricco e variegato della produzione artistica benozzesca a San Gimignano, frutto della sua efficiente organizzazione di bottega . Da un lato si possono ammirare opere in Pinacoteca, e in parte al Museo d’Arte Sacra, tutte le opere note degli anni sangimignanesi: oltre a quelle citate, la pregevole anconetta di Terni (1466), il frammento di Madonna della Misericordia già in collezione Bardini (oggi in collezione privata) e l’icona di Madonna col bambino di Calci che documenta, invece il lungo periodo pisano che seguirà; poi  il visitatore potrà procedere verso lo splendido itinerario dei cicli di affreschi nel Duomo, nella chiesa di Sant’Agostino e nella Collegiata con la cappella di San Sebastiano.

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