Politica
26 Maggio 2016
Critico Anselmi: "Responsabilità dei commissari mai sfiorate, la banca poteva essere salvata"

Il Governo risponde a Forza Italia su Carife

di Redazione | 3 min

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parlamento_italianoIl Governo – per bocca del sottosegretario Pierpaolo Baretta – ha risposto all’interpellanza presentata da Elio Massimo Palmizio e Renato Brunetta in Parlamento sulla questione Carife.

Baretta si è limitato a ripercorrere la vicenda che ha portato prima al controllo, poi al commissariamento e poi ancora alla risoluzione della banca senza però accontentare i due deputati di Forza Italia che spingevano su chiarimenti in merito alla responsabilità di Bankitalia nel controllo della gestione.

“Non si capisce e nessuno ha spiegato per quale motivo per un anno si è andati avanti facendo credere di poter usare il Fondo (interbancario di tutela dei depositi, Fitd, ndr) quando già dal 2014 Bankitalia e Ministero sapevano che la Commissione europea era contraria. Questo era il succo della domanda e la risposta non è arrivata”, ha replicato Palmizio.

Insoddisfazione mostrata anche dal consigliere comunale Vittorio Anselmi, soprattutto per quanto riguarda la responsabilità della gestione commissariale, culminata – nonostante, come ha risposto il sottosegretario, abbiano “provveduto alla razionalizzazione della struttura del gruppo, all’adozione di misure di contenimento dei costi, al rafforzamento della funzione di controllo dei rischi e alla revisione del processo del credito del portafoglio impieghi del gruppo” – con la risoluzione.

“È lecito a questo punto riproporre la domanda che si sono fatta in molti, dagli ex amministratori della Carife, al presidente della Fondazione ed anche al sindaco – afferma Anselmi -: ma se dopo due anni di attività dei commissari, chiamati a “correggere i profili di inefficienza” la banca da uno stato di crisi è piombata nell’abisso della risoluzione, di chi è la responsabilità? A chi va addossata la responsabilità della bancarotta?”

Dubbi anche sullo scostamento nella ricostruzione del patrimonio: per Bankitalia c’erano 60 milioni di deficit, per l’amministrazione di allora della banca c’era un attivo da oltre 90 milioni. Baretta ha spiegato che i 90 milioni segnalati da Carife non erano altro che “componenti di natura straordinaria non ripetibili connesse all’operatività in titoli e di natura fiscale e non teneva conto delle perdite rilevate in sede ispettiva ma non ancora recepite dall’azienda nonché dei rilevanti contenziosi in corso”, e per questo non ritenuti sufficienti “a garantire condizioni di adeguatezza patrimoniale del gruppo”.

Anselmi critica anche la gestione dell’intervento del Fitd – “In realtà si capisce che proprio su questa vicenda si sono intrecciate diverse e contrapposte interpretazioni, non sempre portate a definitivo chiarimento” – e il mancato esame da parte del ministero dell’interessamento di un fondo di investimento estero presentato dalla Fondazione, arrivato però solo a ottobre 2015.

“Noi insistiamo a dire che la Carife poteva essere salvata – afferma il consigliere comunale -. Per questo ribadiamo la necessità che si faccia luce sulla gestione commissariale (le cui responsabilità non sono mai nemmeno state sfiorate), si proceda ad una restituzione integrale dei risparmi degli obbligazionisti e si trovino forme per recuperare le somme perdute dagli azionisti. Il Decreto Salva Banche va quindi profondamente modificato e migliorato, e soprattutto occorre individuare i meccanismi per i quali gli utili che deriveranno dalla cessione dei crediti deteriorati e dalle azioni di Bankitalia in proprietà Carife possano contribuire a far recuperare ciò che migliaia di ferraresi hanno perso, con la crisi della loro Banca”.

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