Lettere al Direttore
25 Maggio 2016

La strumentalizzazione dell’immigrazione

di Redazione | 7 min

Chi l’avrebbe creduto che nel 2016 la strumentalizzazione dell’immigrazione sia la tematica principale che occupa il dibatto pubblico nel Paese che è stato capitale dell’umanità e una fonte giuridica visto che il diritto romano ha dato radice ai vari tipi di diritti come ad esempio il diritto anglosassone, tedesco, dell’Europa Continentale, ecc…

Quello che è straordinario è che la strumentalizzazione sia fatta in modo diretto senza che la società civile, i sostenitori di un Stato di Diritto o i legalisti reagiscano tramite i canali ufficiali o ufficiosi o producano articoli per denunciare o indignarsi contro alcuni atti di terrorismo intellettuale. Questa operazione che distrugge i principi fondamentali della Repubblica si fa attraverso i mass media come Mediaset, la Rai, ecc…per citare solo quelli più seguiti e che offrono loro piattaforme ai pseudo-intellettuali, populisti primari, ai venditori d’illusioni, mercenari dello spettacolo, ai risponditori automatici, ai moralisti scaduti, ecc…che eccellono quasi tutti navigando sulle paure, psicosi, misere, ignoranza, sofferenze, e differenze linguistiche, etniche, socio-culturali, razziali e religiose per fare tranquillamente l’apologia dell’odio razziale, etnica e religioso senza che questo smuova le coscienze di coloro che sono incaricati di vigilare al rispetto delle norme nel tenore del dibattito pubblico; nel circo mediatico la società civile e le organizzazioni dei diritti dell’Uomo al posto di regolare o comportarsi in riformatori di coscienza sono sempre assenti, inerti e afoni.

Questa strumentalizzazione dell’immigrazione può essere vista sotto diversi angoli e incita un certo numero d’interrogazioni come: che succederebbe a certi settori economici senza i migranti? Come le appartenenze etniche e razziali possono partecipare alla dinamica delle ineguaglianze sociali? Quali sono i meccanismi specifici che esistono per queste forme di inegualità? Quali sono i concetti e i mezzi mobilitati per la ricerca e per studiarli e quali sono i principali insegnamenti? Quali sono i tipi di strumentalizzazione dell’immigrazione conosciuti?

Questa serie di domande indica la vacuità delle problematiche dell’immigrazione. L’immigrazione e diventata un campo fertile per mobilitare, fare propaganda, manipolare, moltiplicare confusioni, amalgami, ecc..nell’ottica di raccogliere voti. Visto che il loro passaggio successivo al governo non ha avuto nessuna incidenza sul vissuto degli immigrati e questi porta voce non esistano a presentare l’immigrazione come una minaccia della sicurezza pubblica, e l’identità nazionale o territoriale occultano che gli immigrati incidono per 8,8 % del PIL pari a 123 miliardi di euro e che 5,5 miliardi sono trasferiti verso i loro famigliari, pari al 4,4% della ricchezza prodotta. Questi dati sono sempre occultati degli pseudo – analisti che inquinano lo spazio pubblico.

Sarebbe utile ricordare che l’istituzione di una società anche moderna, non si riduce sempre al legale il che vuol dire ad una costruzione o ad una codificazione essenzialmente giuridica del vivere insieme contenuto nella capacità legislativa dello Stato. Le norme societali, che regolano quotidianamente le interazioni umane, sono in gran parte implicite e “sociali” o infra-legali. Simmetricamente, le trasgressioni delle norme, tanto sia nella sfera pubblica che privata, non necessitano un intervento delle forze dell’ordine, ancor meno penale.

Davanti alle vacuità, alle defezioni, al lassismo cronico e ai disfunzionamenti di molteplici istituzioni, le forze dell’ordine apportano in effetti la sola risposta (quella che sia efficacia e legittimità) immediata per gestire i conflitti ma bisogna dire che il sistema ha fallito se guardiamo alla proliferazione della criminalità, della delinquenza, del traffico di droga, lo sfruttamento della prostituzione, ecc…in tutte le zone urbane. Le forze dell’ordine hanno una parte di responsabilità non minore visto che hanno il compito di vigilare sulla sicurezza dei beni e delle persone in qualsiasi luogo e sopratutto nello spazio pubblico. Niente di sorprendente se la Mafia, la Camorra, la Ndrangheta, la SCU, ecc…coesistano al vissuto e al saputo di tutto il mondo e sono diventate in Italia la seconda repubblica e in certi casi c’è una perfetta sinergia o sincretismo Stato/Organizzazione criminale.

Questa assenza o passività delle istituzioni sul territorio, anche la giustizia e la carenza dei progetti politici e sociali, incoraggiano lo sfruttamento degli immigrati, in situazione regolari o irregolari e sono fonte di conflitti sociali.

La strumentalizzazione dell’immigrazione si è tradotta anche tramite la legge attraverso una legislazione discriminante e dissuasiva che ha introdotto il pagamento di un diritto per ottenere o rinnovare un permesso di soggiorno, delle regole assurde per essere naturalizzato italiano. Mentre in alcune democrazie maggiori bastano solo 5 anni di residenza per essere naturalizzato. In Italia il pregiudizio razziale è uno strumento ideologico rilevante perché favorisce le risposte e gli approcci sbagliati «al problema » degli immigrati e contribuisce ad accentuare le divisioni e classificazioni sociali come cittadino di seconda zona.

Per mettere un termine a questa povertà culturale e dei diritti universali della maggioranza degli italiani occorre un educazione alla multiculturalità per favorire l’eguaglianza, la libertà ed il rispetto dei diritti.

Per combattere in modo efficace la criminalità bisognerebbe rendere più dura la legge ed evitare che dei mercenari dello spettacolo o venditori d’illusioni sfruttino la situazione o cerchino di sostituirsi alle forze dell’ordine o indirizzino i discorsi relativi dell’integrazione sui binari sbagliati.

L’integrazione può essere monitorata solo attraverso una vera politica pubblica che non si riassuma solo nell’apprendimento della lingua italiana o nell’aiuto per la ricerca di un impiego professionale, per capirlo meglio bisogna analizzare i mezzi e le strategie messi in moto in alcuni paesi d’Europa come la FinlandIa, la Svezia, la Norvegia. In Italia, invece, si ha la tendenza a ridurre le questioni integrazioniste ad una banale politica « culturalista » che impone delle referenze al modello repubblicano e impone da maniera particolarmente esplicite, la necessità di aderire ai valori alle norme della Repubblica. Questo approccio obbliga agli stranieri di acculturarsi per integrarsi, l’azione politica si trova davanti l’obbligo di definire un contenuto culturale di riferimento, una sorta di benchmark. Dal Nord al Sud e dall’Est all’Ovest, per arrivare agli avvenimenti di Milano, di Rosario, Castel Volturno, Rosarno, Foggia, San Vittore, etc…l’esclusione sociale, la ghettizzazione degli immigrati, la mancanza di un progetto d’integrazione effettivo e credibile, provocano dei problemi tra etnie e fanno salire le tensioni.

La strumentalizzazione politica della laicità nelle questioni integrazioniste degli immigrati rivela il processo di costruzione sociale del confine etno-razziale e dimostra a quale punto la categoria dominante è anche costruita quanto le categorie minoritarie. Il fatto di ridurre l’integrazione a una perfetta padronanza della lingua italiana spiega la condizionalità linguistica per l’ottenimento della carta di soggiorno o la naturalizzazione, riducendo in questo modo la lingua a un fattore normativo culturale. Non si tratta di dire che la padronanza della lingua italiana non è utile ma di constatare che la ridefinizione del quadro delle politiche d’integrazione degli anni 2000 conferisce così alla lingua una dimensione di marcatore etno-razziale ciò che non era prima.

Questa strumentalizzazione della politica della laicità si nota quotidianamente attraverso i mass media che attaccano in modo subdolo o dipingono l’Islam su un quadra totalmente errato. Come può un Paese che esalta la laicità disporre soltanto di 4 moschee ufficiali? Perché ci si sono varie richieste di autorizzazione alla costruzione delle moschee respinte senza nessun motivo oggettivo  ma che nascondono il pretesto che l’Italia sia di radice cristiana? Perché non si insegna anche l’Islam durante l’ora di religione? Perché gli imam sono sempre presentati come i responsabili della comunità musulmana, quando il loro compito è soltanto quello di dirigere la preghiera? Perché la stragrande maggioranza dei giornalisti e dei politici ignorano i fondamenti dell’Islam e spesso insultano e offendono la religione islamica facendo una equipollenza che ha di criminale: quella di associare il terrorismo ad una religione che promuove la pace, l’eguaglianza, la carità e l’amore?

La strumentalizzazione dei rifugiati politici e umanitari è un’altra strozzatura del dibattito pubblico che si riassume in una questione di assistenzialismo o parassitismo occultando che 94% delle risorse giornaliere assegnate ai rifugiati ritornano agli italiani tramite le cooperative, le strutture alberghiere, i corso di lingua italiana.

Questa strumentalizzazione si vede anche se si fa una analisi che non si basa su nessun argomento scientifico, statistico e giuridico, ma su una semplice rassegna di slogan, concetti e frase fatti spesso vuote, che hanno il solo scopo di raccogliere i voti. Questo fa sì che alla vigilia di ogni elezione parlamentare, senatoriale, amministrativa, alcuni temi come la giustizia sociale, l’integrazione, l’immigrazione, la sicurezza pubblica, ritornino al cuore dei programmi e delle politiche locali e i populisti primari usano l’immigrazione in modo ideologico a fini elettorali.

In fine sarebbe opportuno organizzare gli stati generali o le Sedute Nazionali dell’immigrazione per potere fare una diagnosi corretta, per identificare le soluzioni opportune ed evitare di cadere nei discorsi di odio, di generalizzazione, di semplificazione per un mondo molto complesso come l’immigrazione.

Tall Mbaye

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