Politica
23 Maggio 2016
Il deputato pentastellato in un'ispezione a sorpresa aveva cercato di fotografare le condizioni di detenzione di Rachid Assarag

Ferraresi (M5S) documenta la cella dell’orrore e il carcere lo denuncia

di Redazione | 5 min

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Vittorio Ferraresi

Vittorio Ferraresi

La direzione del carcere di Piacenza ha denunciato il deputato del M5s Vittorio Ferraresi per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e e inosservanza di ordine dell’Autorità.

La denuncia nasce dall’ispezione in carcere a sorpresa compiuta da Ferraresi la mattina del 19 maggio proprio nel carcere di Piacenza per verificare le condizioni del detenuto Rachid Assarag – che tra il 2010 e il 2011 con alcune registrazioni in carcere ha documentato le presunte violenze subite nel carcere di Parma da parte degli agenti di Polizia penitenziaria -, dopo aver raccolto l’appello della moglie di Rachid su altre violenze subite, questa volte nel casa di detenzione piacentina. Ferraresi – componente della II Commissione Giustizia alla Camera – come deputato può compiere ispezioni a sorpresa nelle carceri. Ad accompagnarlo, ma non durante l’ispezione, è stato l’avvocato ferrarese Fabio Anselmo, legale di Assarag, su richiesta dello stesso deputato.

Secondo quanto raccontato su Facebook (anche con un video) e ai giornali da Ferraresi, la detenzione di Assarag – che sta scontando una pena di 9 anni e 4 mesi per violenza sessuale – sarebbe ben al di sotto dei limiti di tollerabilità e civiltà. “L’ispezione – racconta il deputato M5S – ha rivelato una situazione raccapricciante, terribile, con le feci nel wc che non si poteva pulire, un odore nauseabondo, il lavandino non aveva l’acqua corrente, per terra c’era una chiazza di sangue, il sangue era anche sul materasso, completamente bagnato, e la finestra chiusa con un lucchetto. Il detenuto aveva i pantaloni strappati, due grossi ematomi sulle gambe e un occhio pesto. Ha denunciato di essere stato picchiato con la stampella e ha denunciato anche la vicedirettrice che si fosse riferita a lui, cercando di avere delle ripercussioni nei suoi confronti, per le denunce che aveva fatto nel carcere di Parma, da dove la stessa proveniva all’epoca dei fatti”.

Questa la situazione descritta dal parlamentare che avrebbe fatto scattare in lui l’esigenza di documentare quanto davanti ai suoi occhi: “Ho cercato di documentare perché non ce la facevo, non credevo ai miei occhi, non credevo di vedere una cella in quelle condizioni, un detenuto, che ha anche difficoltà di deambulazione, in quelle condizioni, visto che lui ha denunciato la violenza non solo verso di lui ma anche verso i suoi colleghi detenuti, sempre della stessa sezione, che avevano cercato di aiutarlo e di denunciare”.

Ferraresi ha cercato di usare il proprio telefono cellulare per scattare delle fotografie: “Dopo che ho cercato di documentare il fatto – prosegue il deputato – sono stato portato fuori di forza dalla cella e sono stato anche offeso. Secondo me non è un bell’atteggiamento nei confronti di un parlamentare che sta svolgendo le sue funzioni di ispezione riconosciute dalla legge. Dopo il detenuto ha denunciato le ulteriori violenze che sono accadute all’avvocato Fabio Anselmo, che è venuto con me ed entrato successivamente. La mi ispezione si è interrotta contro la mia volontà, l’ennesimo fatto grave. La vicedirettrice e il personale di polizia hanno smentito tutto ed è per questo che ho cercato di documentare, perché alla fine portare fuori dei fatti importanti dalle carceri è molto difficile, è difficile provarli, provare le violenze, le minacce. Lui c’è riuscito con le registrazioni ma molto altri non ci riescono ecco perché è un discorso di sistema di tutti i detenuti”.

Diversa la posizione del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, che subito dopo il racconto di Ferraresi ha rilasciato un comunicato, spiegando che la direzione del carcere avrebbe evidenziato che “all’onorevole Ferraresi, all’ingresso in istituto, è stato chiesto di consegnare il telefono cellulare, come previsto dal regolamento, ed è stato accompagnato, su sua richiesta, nella camera detentiva di Rachid Assarag. Sembrerebbe, per implicita ammissione dello stesso onorevole Ferraresi, alla stregua di quanto riportato dai giornali, che il medesimo, in palese violazione di quanto prescritto, avrebbe tentato di utilizzare altro telefonino”. Questo avrebbe portato al “legittimo” intervento degli operatori “per impedire il protrarsi di tale comportamento, ma sulla vicenda la versione dell’onorevole Ferraresi diverge da quella delle altre persone presenti”. Per questo il Dap ha deciso di avviare “accurate indagini” e, al contempo, denunciare Ferraresi.

“Posso dire di averlo visto fortemente scosso – racconta a Estense.com l’avvocato Anselmo -. Non tanto per quello che aveva subito ma per quello che ha visto. Il tentativo di fotografare tradisce lo shock davanti a quella situazione. È stato un atto di necessità: fotografare quanto aveva davanti agli occhi, occhi qualificati di un deputato che in quel momento era anche pubblico ufficiale. Credo che non la denuncia non fermeranno la sua attività”.

E così sembra: “Non saranno certo le denunce che mi indurranno a tacere, non saranno certo le minacce e le intimidazioni che mi faranno ricredere – commenta il deputato pentastellato -. Il mio tentativo disperato di usare un cellulare, bloccato con la forza e la violenza, per documentare – ai soli fini di denuncia – quanto era sotto i miei occhi, è la piena prova della estrema drammaticità delle condizioni di detenzione in cui si trovava Rachid e che, devo dire, da tempo lui stesso, il suo avvocato e sua moglie invano denunciano. Su di me è stata usata violenza, sono stato insultato pesantemente, ma non credo che sia solo questo il problema. Il problema riguarda il rispetto della legge nelle condizioni di detenzione che deve essere garantito a tutta la popolazione carceraria, che non può essere sottoposta a trattamenti neppure assomiglianti a quelli di cui sono stato personalmente testimone”.

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