Economia e Lavoro
19 Maggio 2016
Venerdì 20 maggio presidio davanti alla Prefettura di Ferrara con docenti e personale Ata

La scuola in sciopero per il contratto e contro la legge 107

di Redazione | 2 min

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00009034-originalSono molti i motivi, dal rinnovo del contratto al sovraccarico di incombenze e responsabilità, che porteranno anche i docenti e il personale Ata di Ferrara e provincia a partecipare venerdì 20 maggio allo sciopero nazionale della scuola proclamato da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal.

Gli stessi sindacati hanno organizzato a Ferrara un presidio dei lavoratori del comparto alle ore 10 davanti alla Prefettura in corso Ercole I d’Este, con un incontro col prefetto previsto attorno alle 10.30.

Fra le motivazioni dello sciopero assume particolare rilevanza il mancato rinnovo del contratto, che i lavoratori della scuola attendono da sette anni e rispetto al quale “la Corte costituzionale e una successiva pronuncia del Tribunale di Roma hanno sentenziato l’illegittimità di ulteriori rinvii”. Inaccettabile per i sindacati, inoltre, il trattamento riservato al personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata) “ignorato dalla 107 (“Buona Scuola”) ma oggetto di attenzioni inaccettabili dalle varie leggi di Stabilità che tagliano l’organico, riducono la possibilità di sostituire il personale assente”. Per il personale Ata si chiedono quindi assunzioni, concorsi per i Dsga (Direttori dei Servizi Generali ed Amministrativi), incremento dell’organico, semplificazione amministrativa.

Una battaglia per ottenere anche “la scomparsa completa e definitiva del lavoro precario attraverso il riconoscimento pieno di chi ha maturato diritti all’impiego per aver prestato servizio per almeno 36 mesi (limite imposto dalla Corte di Giustizia europea) da supplente e per aver acquisito titoli validi alla stabilizzazione”. Ma anche per una “valorizzazione della professione docente, centrata – diversamente da quanto prevede la legge 107 – sulla valutazione del lavoro collegiale e sull’impegno individuale, attraverso l’introduzione di meccanismi oggettivi di progressione della carriera da definirsi in ambito contrattuale. Il salario va ricondotto all’accordo fra le parti e sottratto all’arbitrio di un organo monocratico”.

Con lo sciopero si intende inoltre rivendicare “la libertà d’insegnamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione, incompatibili con la “chiamata diretta” dei docenti da parte del dirigente scolastico”. “Solo dei meccanismi oggettivi, non discrezionali, di assegnazione dei docenti alle scuole – sostengono i sindacati – garantiscono la libertà d’insegnamento, l’uguale accesso al diritto all’apprendimento e scongiurano il rischio insito nella legge 107 di una più grave divaricazione tra scuole e tra zone avvantaggiate e svantaggiate”.

“Per i dirigenti scolastici non è più accettabile la sperequazione con la dirigenza pubblica – aggiungono le organizzazioni sindacali di categoria –  né il sovraccarico di incombenze e responsabilità cui fa riscontro un calo delle retribuzioni percepite. Si profila inoltre una modalità di valutazione ingiusta e offensiva”. Fra le richieste, infine, “investimenti nell’istruzione che colmi il gap con la media degli investimenti dei paesi Ocse (5,9%) incrementandoli di un punto di Pil”.

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