Cronaca
30 Aprile 2016
Galletti è accusato di aver danneggiato il condominio per mettere in cattiva luce i titolari dell'attività

Bar sulla terrazza ‘stalkerizzato’: il processo entra nel vivo

di Redazione | 3 min

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Una delle registrazioni della squadra mobile negli atti del processo

Un fotogramma di una registrazione della squadra mobile negli atti del processo

Pochi avrebbero immaginato, quando per la prima volta ci occupammo della vicenda, che meno di due anni dopo i suoi protagonisti si sarebbero addirittura fronteggiati in un processo penale per stalking. Ma è ciò a cui si è assistito ieri mattina nel tribunale di Ferrara, dove il 75enne Fernando Galletti è stato chiamato a rispondere per atti persecutori nei confronti di Maria Grazia Bego, titolare dell’hotel Torre dell’Orologio che si affaccia su piazza Trento Trieste.

La storia, per chi ha seguito le puntate precedenti, è nota e riguarda una feroce diatriba condominiale degenerata, secondo la procura, in liti, boicottaggi e danneggiamenti a danno dell’attività alberghiera. La pietra della discordia fu l’apertura al pubblico del bar sulla terrazza al terzo piano, che collega il Palazzo della Ragione alla torre dell’orologio: Galletti, uno degli inquilini storici del palazzo, cominciò a lamentare la presenza di clienti del bar nelle parti comuni del condominio, oltre a rumori e odori molesti che ne compromettevano la tranquillità. Ne scaturì una diatriba legale e burocratica con Galletti che attraverso tre diverse cause civili chiese la chiusura del locale, ma senza raggiungere il proprio obiettivo.

Nel frattempo anche il Comune scese in campo, ritirando la licenza di somministrazione al bar in quanto mancavano i requisiti di sorvegliabilità: in sostanza un locale pubblico ha bisogno di un ingresso indipendente sulla strada in modo da evitare ‘commistioni’ con le parti comuni del condominio. Per superare il problema, il bar aveva fatto richiesta di affiliazione all’Arci che, però, è stata negata perché non sussistevano le condizioni adeguate per diventare circolo.

Ma nel frattempo anche la squadra mobile della polizia di Stato si era interessata alla vicenda e aveva piazzato una serie di telecamere nelle aree comuni del palazzo per capire chi fosse il responsabile dei continui danneggiamenti che venivano denunciati. Che, se per Galletti erano la prova dell’inciviltà dei clienti del bar, secondo la Bego erano da imputare proprio al condomino ‘nemico’ che puntava alla chiusura dell’attività. Le registrazioni diedero ragione alla Bego, ‘pizzicando’ il 75enne mentre disegnava scritte oscene sullo specchio dell’ascensore, copriva le fotocellule delle porte con il nastro adesivo e danneggiava alcuni infissi facendo sì che i passaggi tra albergo e parti comuni (che devono essere sempre inaccessibili ai clienti) restassero aperti.

Episodi confermati in tribunale anche da un investigatore della squadra mobile, che ha ripercorso il lavoro svolto nelle indagini che ha portato all’imputazione di Galletti, ora difeso dall’avvocato Ugo Ferroni. Sul banco dei testimoni è salita anche la stessa titolare dell’albergo, assistita dagli avvocati Paolo Scaglianti e Stefania Gradara, che ha riferito di altre situazioni in cui si sentì vittima di atti persecutori: dai cartelli ‘ingannatori’ affissi da Galletti sulla porta a piano terra (che annunciavano la chiusura del locale) a quando vide il 75enne fotografarla in lontananza.

Tra i testimoni anche altri protagonisti delle vicende condominiali, primo tra tutti l’amministratore che ha confermato al pm Giuseppe Tittaferrante di aver consegnato le chiavi di una cassetta dell’impianto elettrico – che a volte veniva disattivata da mano ignota – al solo Galletti. La compagna dell’imputato ha invece riferito di essere stata presente e di aver aiutato il 75enne a coprire con il nastro adesivo le fotocellule di una porta, ma solo per creare corrente e far uscire alcuni odori sgradevoli. Una spiegazione che solleva le perplessità dell’avvocato Gradara, che fa notare come la coppia avrebbe  “fatto mancare requisito di sorvegliabilità del locale manomettendo la fotocellula” proprio nel periodo in cui Galletti sollevava i problemi burocratici del bar sulla terrazza.

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