Politica
5 Aprile 2016
L'unico dichiaratamente per l'astensione è Tagliani, Maisto e Baraldi voteranno sì

Il Pd e le trivelle

di Daniele Oppo | 6 min

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No. È ciò che sceglieranno – ma non senza eccezioni – gli esponenti del Partito Democratico di Ferrara – segretari, consiglieri comunali, parlamentari e sindaci – che abbiamo interpellato in merito al referendum del 17 aprile sulle concessioni entro le 12 miglia marine dalla costa (che per lo più riguardano l’estrazione di gas naturale, ndr).

C’è poco da stupirsi. Dalla direzione nazionale del partito il messaggio è stato chiaro, orientato verso il no quando non proprio per l’astensione – e non privo di usuali polemiche interne – e, d’altronde, sarebbe strano il contrario: il referendum cancellerebbe una modifica portata al “Codice dell’ambiente” dalla legge di Stabilità 2016, di cui il Pd non può che essere padre, anche se è pur vero che il referendum è stato proposto da Regioni in cui è sempre il Pd a governare.

“Parto dal presupposto che debba essere un voto in cui tutti sanno su cosa si vota: concessioni già esistenti e sul fatto che possano arrivare o meno a esaurimento del giacimento – afferma Paolo Calvano, consigliere in via Aldo Moro e segretario regionale del Pd -. Non è un referendum sulle trivellazioni, che sono già vietate entro le 12 miglia e nelle aree protette”. Per Calvano c’è poi l’altro argomento importante, quello del lavoro: “L’unico effetto di una vittoria dei sì sarà quello di perdere l’attuale livello occupazionale che, tra lavoratori diretti e indiretti, in Emilia Romagna, significa decine di migliaia di lavoratori, 6mila solo nel ravennate”. Calvano chiarisce anche un punto sul quale nel suo partito si è creata una vera e propria polemica, quello sulle indicazioni all’astensione: “C’era da prendere una decisione sugli spazi da occupare per la propaganda e la direzione si è riservata per il no e per l’astensione. Ma la decisione politica verrà presa in direzione nazionale”.

Su quella linea comunque poggia la decisione del sindaco e presidente della Provincia di Ferrara, Tiziano Tagliani: “Non vado a votare, condivido l’orientamento espresso dal presidente del Consiglio”. La pensa al contrario il suo vice in Municipio, Massimo Maisto: “Vado a votare e sono più propenso per il sì”. Sull’astensione è molto netto: “Credo che andare a votare sia sempre un’occasione di esercizio democratico, non sono d’accordo sugli appelli all’astensione: c’è già un enorme problema di partecipazione”.

No, ma barrando la crocetta sulla scheda, per Marcella Zappaterra, ex presidente della provincia e ora consigliera regionale: “Andrò a votare, l’ho sempre fatto da quando avevo 18 anni, nonostante il referendum sia stato caricato di populismo, ideologia e conseguenze che non si concretizzeranno. Voterò no perché credo che qualunque sia il risultato non sarà così drammatico come viene detto con drammatizzazioni più che altro politiche. Si cavalca la sindrome Nimby e si lascia che le produzioni vengano fatte all’estero per essere poi trasportate qui, non mi sembra un atteggiamento pragmatico. Votare no – conclude – non significa però rinunciare alle rinnovabili: anzi, le risorse che si potrebbero avere in più aumentando i costi per le concessioni potrebbero essere destinati proprio al loro sviluppo”.

Tra i polemici sull’astensionismo c’era anche il sindaco di Ostellato, Andrea Marchi, che aveva criticato la scelta di fare campagna per l’astensione anziché per un voto informato: “Io vado a votare e voterò no. Non è un referendum sulle trivelle ma su altro, penso però che si debba andare a votare”.

Sulla stessa linea di voto anche Barbara Paron, sindaco di Vigarano Mainarda e membro della direzione nazionale del Pd: “Mi sono documentata bene su quale sarebbe l’esito e per me, fatto così, il referendum non risolve il problema della strategia energetica nazionale, ma non porta a nulla neppure a livello ambientale ed economico. Si tratta di uno spreco di denaro – aggiunge – ma credo che la posizione del Pd mostri coerenza, anche se va contro il proprio interesse”.

“È chiaro che il Paese debba fare un serio ragionamento sulle politiche energetiche – afferma Luigi Vitellio, capogruppo in consiglio comunale e segretario provinciale del Pd -, ma sicuramente il quesito referendario non porterà al cambiamento”. Sulla materia astensionismo Vitellio è chiaro: “Noi non invitiamo le persone a non andare a votare, anche se in questo caso, trattandosi di un referendum, se uno non va non lo redarguisco. Dobbiamo fare un grande lavoro di informazione e non lasciare campo al populismo: le trivelle non c’entrano, entro le 12 miglia sono già vietate. Inoltre – aggiunge – mettiamo a rischio 10mila lavoratori”.

Sull’argomento si era già espresso nei giorni scorsi con una nota anche il deputato ferrarese Alessandro Bratti, presidente degli “eco-dem”. “Il lavoro fatto dal Pd nell’ultima legge di stabilità per ripristinare lo sfruttamento dei giacimenti fuori dalle dodici miglia e il coinvolgimento degli enti territoriali per il rilascio dei permessi è un passo – aveva dichiarato – così come è stato positivo il recepimento della Direttiva europea 2013/30 sugli Incidenti gravi nelle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi che introduce criteri molto rigidi riguardo alla sicurezza. Oggi in Italia grazie al lavoro dei parlamentari del Partito Democratico abbiamo la normativa più severa d’Europa. Riguardo al referendum – sottolineava Bratti – va ricordato che i quesiti posti dalle Regioni erano sei. Di questi ne è rimasto soltanto uno che riguarda la durata delle concessioni in essere per quegli impianti dentro le 12 miglia che il quesito, una volta scadute le autorizzazioni, in caso di vittoria del sì prevede di non rinnovare, mentre oggi andrebbero fino ad esaurimento del giacimento. Come Ecologisti democratici – la conclusione di Bratti – però non sottovalutiamo anche il valore simbolico del referendum. Pur ritenendo il quesito referendario non congruo e di fatto inefficace rispetto agli obiettivi del fermare le trivelle nel nostro Paese, invitiamo a recarsi alle urne il 17 aprile e a sostenere le iniziative dei circoli territoriali”.

Altra voce dissenziente, dopo Maisto, è quella di Ilaria Baraldi, consigliera comunale a Ferrara: “Voterò sì, convintamente”. Un dissenso che però non alza barricate se non su un punto, cruciale, l’invito all’astensione: “È detestabile che un partito che sia chiama democratico inviti all’astensione. È controproducente e sconcertante: in un momento in cui la democrazia trova uno dei suoi apici, invitare all’astensione è molto controproducente, così ci si disabitua a usare gli strumenti della democrazia”. Forse anche per questo comunque il Pd ferrarese qualcosa ha intenzione di farla: “Ci saranno due iniziative il 5 e il 7 aprile nella sede di via Frizzi e al circolo Lambertini in cui cercheremo di fare chiarezza e informazione sulle ragioni del sì e quelle del no, perché anche chi va a votare sì spesso lo fa muovendosi più per ragioni ideologiche che per altro, mentre è importante fare della buona informazione perché sono questioni complesse e bisogna fare in modo che le persone innanzitutto sappiano che il 17 aprile ci sarà un referendum e su cosa si andrà a votare”.

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