Attualità
12 Febbraio 2016
Le associazioni si scagliano contro le "lobby agricole": "La nutria non è un pericolo, la colpa è dell'agricoltura irresponsabile"

Caccia alle nutrie, gli animalisti: “Una strage a scopo di lucro”

di Redazione | 4 min

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nutria1Una strage a scopo di lucro. È con queste parole che le associazioni animaliste definiscono la caccia alla nutria perpetuata in questi mesi a Ferrara e provincia.

Il documento – firmato da Enpa di Ferrara, Cento e Sant’Agostino, Animal Liberation, Oipa, Lav, Lega del Cane, Oasifeline Pieve di Cento, Animal Defenders, Associazione Zoe, Animaliamo Bondeno, A Coda Alta, Fare Ambiente, Gata e Avedev – si scaglia contro i giornalisti per la “campagna di disinformazione” e contro gli enti che hanno creato “questo allarmismo e fatto partire questa campagna di abbattimento”.

“E’ una vera e propria campagna di disinformazione, condotta senza tregue e con un fine ben preciso – legittimare violenze e stragi a scopi di lucro – quella che si sta svolgendo sui quotidiani locali di Rovigo e Ferrara in questi giorni, riguardo gli impatti e la pericolosità della nutria” scrivono gli animalisti, secondo cui “non è difficile risalire a chi sta dietro questi attacchi ed ai suoi interessi; la cosa patetica tuttavia è che, nel cercare il proprio tornaconto, si sta letteralmente dando la zappa sui piedi”.

“Le associazioni di categoria agricole, quelle venatorie e i Consorzi di Bonifica vogliono far credere che la nutria sia una specie di mostro che si riproduce a dismisura, uccide gli uomini a morsi ed è portatrice di ogni sorta di pestilenza, ed invocano una chiamata alle armi per spazzare via questa specie dal territorio” attaccano gli animalisti che contestano fermamente questa pratica perché “eradicare la nutria è impossibile”.

Lo dice, perentoria, la dottoressa Cristina Marchetti della Facoltà di Veterinaria di Parma: “Gli abbattimenti non faranno altro che incentivarne una maggiore proliferazione, come constatato anche da studi scientifici riportati negli stessi rapporti dell’Ispra e ‘stranamente’ in contrasto con ciò che questo ente va poi consigliando. Inoltre sostenere la pericolosità delle nutrie come portatrici di malattie è un atto grave in quanto non supportato da evidenze scientifiche; la nutria, infatti, non è diffusore di alcun agente patogeno così come più volte affermato dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali”.

Ugualmente indignati la dottoressa Barbara Faccini e il professor Marco Bondesan, del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara: “Assurdo continuare a fare del pressapochismo, mentre i numeri ufficiali rilevati dalla Provincia di Ferrara anche nell’ambito di studi congiunti con Unife parlano di una densità media massima di 0,3 nutrie per ettaro, troppo bassa per costituire un pericolo per la sicurezza idraulica, considerando anche che la lunghezza delle tane in genere non supera i 3 metri. E’ criminale impaurire la gente senza motivo riguardo la sicurezza idraulica, perché non è vero che tutti gli argini dei canali della bassa Pianura Padana sono pensili (come si otterrebbe la funzione di scolo, se lo fossero?), e le nutrie tendono a non colonizzare i corsi d’acqua principali. Non ci stancheremo mai di ripeterlo – insistono i due geologi – sono ben altri i problemi che affliggono l’idrografia della bassa Pianura, tutti riconducibili alle attività antropiche”.

“Ma se non volete credere agli scienziati – incalzano gli animalisti – basta osservare i risultati: da oltre 40 anni si ammazzano le nutrie con ogni mezzo, ma il numero di capi abbattuti annualmente non cala (come testimoniano i dati provinciali sugli abbattimenti), segno che questa strage non è utile a nessuno se non a chi trae lucro e godimento dallo sparare ad animali inermi e a chi li ha scelti come capro espiatorio di una gestione territoriale tutta da rivedere. Inoltre nessun caso di contagio o aggressione, né inondazioni riconducibili alla nutria, si sono mai verificati. Le associazioni di categoria lamentano che i danni causati dalle nutrie ai raccolti raggiungano cifre da capogiro. E invece i dati ufficiali dicono ben altro. Ad esempio quelli pubblicati sul sito della Regione Emilia-Romagna ammontano ad un totale di 1.514.176 euro in 10 anni per la Provincia di Ferrara, che in rapporto alla Sau (214.726 ettari, fonte Regione ER) si traducono in una spesa media di 0,7 euro all’ettaro, cifra decisamente esigua”.

Le associazioni animaliste, per il controllo numerico di questa specie, propongono “metodi incruenti ed ecologici” come “l’uso integrato della sterilizzazione chimica, della rinaturalizzazione dei canali, di dissuasori olfattivi e di reti arginali che è la combinazione vincente sul lungo periodo. Queste strategie, èerò, richiederebbero alle lobby agricole di fare un passo indietro per espandere gli spazi naturali a scapito di campi coltivati ed iper-sfruttati. Qualcosa che l’avidità del sistema non vuole prendere in considerazione – sottolineano le associazioni animaliste – e allora ecco la disinformazione e la violenza, tutto al fine di distogliere l’attenzione della popolazione dai reali problemi e trovare un facile quanto improbabile colpevole di tutti i mali di questa agricoltura irresponsabile, tenuta in scacco da assurde logiche di mercato”.

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