Carlo Vulpio
Carlo Vulpio, giornalista antimafia, scrittore di libri d’inchiesta, inviato del Corriere della Sera “e incensurato” – come tiene a specificare lui stesso – è sotto processo a Ferrara per il reato di diffamazione a mezza stampa. Deve rispondere di un articolo uscito nel dicembre del 2008 nel quale attacca Giuseppe Cascini, segretario nazionale dell’Anm (Associazione nazionale magistrati).
L’articolo incriminato, pubblicato sul blog del giornalista, “si inserisce in un periodo di forti polemiche tra le procure di Salerno a Catanzaro, con la prima chiamata a indagare sulla seconda in merito alle indagini su Poseidone e Why not? Condotte dall’allora procuratore Luigi De Magistris. A me premeva fotografare la cosiddetta guerra tra procure e il silenzio sulla vicenda da parte del segretario nazionale dell’Anm. Mi rivolgevo alla carica, al ruolo che Cascini ricopriva, non alla persona. Credo che il diritto di critica sia ancora garantito dalla Costituzione”.
Quanto al contenuto delle critiche scritte da Vulpio, le motivazioni della V sezione penale della Cassazione, depositate il 21 luglio 2015, raccontano che nell’articolo “si attribuivano falsamente al Cascini fatti determinati, atti a screditarne l’immagine pubblica. In particolare, si affermava: – che il Cascini, quale segretario dell’Anm, non aveva preso posizione sulla vicenda relativa al Dott. Luigi de Magistris, in quanto indotto a tacere dalla circostanza che il de Magistris aveva indagato sulla “casa di cura Cascini”, gestita da un parente abbastanza stretto del magistrato; – che il Cascini aveva fatto il suo voto di silenzio in dipendenza di incarichi in ruoli di vertice, conferiti a sé ed al proprio fratello dal ministro della giustizia”.
Per quelle frasi Cascini ha querelato Vulpio. In fase preliminare si è discusso del luogo adatto in cui celebrare il processo. Anche perché la fase della pubblicazione è stata compiuta da un amico che cura il blog di Vulpio, impossibilitato in quel momento a farlo di persona. Il server è a Torino. Vulpio ha la residenza ad Altamura, in provincia di Bari. È nella sua città che si incardina il procedimento. Il cronista viene condannato dal giudice monocratico in primo grado a due mesi di carcere e tremila euro di provvisionale. In appello la Corte toglie la pena detentiva e commina 25mila euro di multa. “Quella è la vera condanna, lo sfregio – lamenta il diretto interessato -. Inizio a pagare chi mi ha querelato 600 euro al mese”.
Si arriva al terzo grado. La Cassazione, con la sentenza n. 31677 del 19 maggio 2015, accoglie l’eccezione di incompetenza territoriale sostenuta fin dall’inizio dalla difesa e annulla senza rinvio la sentenza impugnata e quella di primo grado e dispone la trasmissione degli atti alla procura di Ferrara. “Si sarebbero potuti risparmiare tanti soldi dei contribuenti se ci avessero ascoltato all’inizio”, è il commento che Vulpio affida a Estense.com.
La Cassazione non accoglie però l’ipotesi, sostenuta dalla difesa, di Torino come foro per il processo. E destina le parti a Ferrara, dove avrebbe avuto luogo una parte della condotta contestata. Nel capoluogo estense risiede infatti l’amico – considerato dai giudici una longa manus dell’autore – che ha materialmente inserito il pezzo in rete.
Siamo a fine maggio 2015 e il processo deve ripartire da capo. Le motivazioni escono a fine luglio. Il processo sta correndo verso il binario morto della prescrizione. A luglio infatti decorrono i termini perentori previsti dalla procedura penale. “Già ai primi di settembre il pm titolare del fascicolo mi fa notificare l’avviso di fine indagini. Chiedo di essere interrogato, vengo a Ferrara e vengo sentito dai carabinieri”.
Parte il processo, che ha già passato l’udienza filtro. La prossima udienza è stata fissata ad aprile per sentire i testi (“non ci hanno ammesso tutti i testimoni che avevamo chiesto di sentire”). E intanto una causa che va avanti da ormai sette anni: “ne ho avute tante di querele – è lo sfogo di Vulpio -, da parte di politici, mafiosi, camorristi, ma questa è davvero difficile”.
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